Bracconaggio Connection: settemila specie minacciate

In Asia e Africa è ancora un'ecatombe, ma anche in Italia i numeri sono tutt'altro che tranquillizzanti. Il bracconaggio resta una piaga che sta favorendo la cancellazione della biodiversità.

Bracconaggio Connection: settemila specie minacciate

Sono almeno 7000 le specie minacciate dal bracconaggio e dal commercio illegale nel mondo. I criminali di natura perseguitano elefanti, trichechi e persino ippopotami (cacciati per i loro denti) e li ‘trasformano’ in avorio da commerciare (ogni giorno 55 elefanti uccisi, 20.000 ogni anno), massacrano rinoceronti per vendere sul mercato nero il loro corno a ‘peso d’oro’ (66.000 dollari al chilo, più di oro e platino), riducono in minutaglie per commerciarle sotto forma di carne, scaglie e pelle i pangolini (in 10 anni uccisi 1 milione di esemplari tra Africa e Asia, in Cina è quasi estinto). Bracconieri incalliti con fucili e trappole che decimano le tigri (oggi appena 3890 in tutta l’Asia),  per rivenderle a chi utilizza tutte le parti del corpo, dalla carne agli artigli: un chilo di ossa di tigre può essere pagato nel mercato ‘nero’ asiatico fino a 3.000 dollari.    
La fotografia della piaga peggiore per la biodiversità è quella del nuovo Report WWF “Bracconaggio Connection” che evidenzia l’urgenza della lotta a questo fenomeno.

I 10 ‘PECCATI ORIGINALI’ DEL BRACCONAGGIO

Il duro colpo alla biodiversità dato dai criminali di natura ha origine ben precise: il WWF ha identificato le 10 ‘cause’ la cui miscela diventa esplosiva per un fenomeno mondiale e che colpisce duramente anche l’Italia, vera e propria area ‘trappola’ per specie migratrici, lupi e orsi. Ad alimentare l’escalation del bracconaggio globale c’è sicuramente il bisogno di facili guadagni da parte di popolazioni povere spinte anche dalla domanda di ‘natura’ proveniente da paesi ricchi, ma sotto forma di prodotti illegali: è il benessere dei paesi più ricchi, soprattutto Asia, ad ‘armare’ i bracconieri e alimentare un crimine illegale che si pone al 4’ posto dopo quello di droga, beni contraffatti e traffico esseri umani. Se un tempo il bracconaggio veniva praticato in forma ridotta, negli ultimi anni questo si è trasformato in un business globale che si avvale di reti criminali organizzate e che in parallelo svolgono altri business illegali, come armi e droga. Il mercato nero viaggia anche sul web: questo nuovo strumento di commercio ha visto crescere del 70% i prodotti di fauna selvatica venduti illegalmente su internet. I crimini di natura si associano spesso ad altri gravissimi, tra cui delinquenza, attività terroristiche, immigrazione illegale. Il report del WWF mostra anche una mappa sulla Natura Connection, ovvero, le connessioni tra crimini di natura e gruppi armati finanziati dal traffico illegale di specie, da Boko Haram in Nigeria ai narcotrafficanti in Sudamerica. Sfruttando il valore delle specie bersaglio, i criminali locali e internazionali si muniscono di nuove armi che vengono usate sia per catturare altri animali sia per azioni terroristiche, un circolo vizioso che produce territori sempre più armati e habitat sempre più svuotati di specie di valore. Purtroppo le pene contro questi crimini sono ancora troppo deboli: l’impegno del WWF spesso è quello di spingere le indagini  affinché i casi di bracconaggio arrivino nelle aule di giustizia e i responsabili siano chiamati a pagare una pena adeguata. Alti profitti e bassi rischi in questo mercato sono tra l’altro nell’occhio degli investigatori: il commercio criminale di wildlife rientra secondo le analisi delle nazioni Unite nella ‘threat finance’ che mina la sicurezza nazionale e finanziaria mondiale.     


Il paradosso è che paesi “ricchi di natura” diventano sempre più poveri, svuotati costantemente dei loro beni. In Sud Africa nel 2016 nel solo Parco del Kruger sono entrati 7.500 bracconieri. In tutto il Sud Africa il bracconaggio al rinoceronte è aumentato in 10 anni del 9.000% e i ranger spesso sono poco preparati per far fronte a questa escalation. La lunga filiera del bracconaggio poggia su una fitta rete globale di collegamento che a sua volta viene favorita anche dalla corruzione di funzionari pubblici che omettono controlli e facilitano il passaggio di merci illegali. Altri fattori che alimentano il bracconaggio sono i conflitti tra le popolazioni locali e la presenza di animali che a loro volta vengono spinti verso gli allevamenti e le coltivazioni perché i bracconieri feriscono o indeboliscono le specie selvatiche.

ITALIA, UN PAESE TRAPPOLA PER UCCELLI MIGRATORI, LUPI E ALTRE SPECIE

L’Italia è un paese ad alto tasso di illegalità e criminalità ambientale e allo stesso tempo è anche la nazione in Europa con la maggiore ricchezza di biodiversità. Nel Report WWF la mappa dei crimini contro la fauna punta l’occhio, tra le tante trappole per le specie selvatiche, su 4 aree particolarmente ‘calde: le valli bresciane e bergamasche, un buco nero per i piccoli uccelli e rapaci. Testimoni di questa pressione sulla fauna sono le decine di animali (come la punta di un iceberg) ricoverati ogni anno nei Centri di recupero WWF della Lombardia, Vanzago e Valpredina. Altra area calda è  il Delta del Po, un inferno per uccelli acquatici e specie di acqua dolce dove si usano perfino le bombe per pescare; esiste poi un ‘triangolo della morte’ per il lupo tra Toscana, Marche e Romagna dove il percorso di conciliazione tra attività umane e presenTa di questo importante predatore è ancora molto lungo; infine i monti della Sicilia, una culla ma al tempo stesso una trappola per rapaci rarissimi come l’aquila di Bonelli, il falco lanario e il capovaccaio, i cui piccoli o uova vengono rubati e rivenduti sul mercato nero (soprattutto arabo) per diverse migliaia di euro. In queste aree il WWF vuol rafforzare sia gli interventi di controllo e sorveglianza sul territorio munendo le guardie volontarie di attrezzature sempre più all’altezza dell’evoluzione tecnologica dei bracconieri; ma vuole svolgere anche un’attività di sensibilizzazione e educazione consentendo, in alcune aree di ‘conflitto’, a specie simbolo come orsi e lupi di convivere pacificamente con le attività umane. Il nodo comunque resta quello dell’impunità relativa che ancora persiste in Italia in caso di bracconaggio: la richiesta del WWF è quella di riformare il sistema sanzionatorio penale e introdurre il DELITTO DI UCCISIONE DI SPECIE PROTETTA quando si tratta di uccisione, catture illegali, commercio illecito di animali appartenenti a specie protette dalle leggi italiane, europee o internazionali.
Donatella Bianchi presidente WWF Italia ha affermato: “Una delle peggiori forme di crimini di natura, il bracconaggio, si è insinuato come un virus nel mondo, Italia compresa. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti per offrire ai nostri ranger le dotazioni necessarie per fermare i bracconieri e smantellare le reti criminali che spesso abbinano al traffico illegale di specie animali anche altri gravi forme di delinquenza, dal terrorismo al riciclaggio. Nel nostro Paese il successo di progetti di conservazione Made in Italy come quello che ha riportato, finalmente, la nidificazione del falco pescatore anche nell’Oasi WWF di Orbetello rappresenta una grandissima iniezione di energia oltre che la migliore risposta a bracconieri e a chi distrugge la natura: è, finalmente, la vittoria di chi ha dedicato la vita, con sacrifici e competenza, a proteggere un patrimonio, fragile, delicato ma bellissimo e che appartiene a tutti noi”.

 

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