Cambiare e salvarsi dalla catastrofe climatica? Tre passi concreti e immediati

Ormai di cambiamento parlano tutti, dai politici alle imprese, e per i pubblicitari è la parola d’ordine da associare quasi sempre ai concetti di "ambiente" e "salviamo il mondo", così da vendere meglio i loro prodotti. Ma non è tutto oro quello che luccica...

Cambiare e salvarsi dalla catastrofe climatica? Tre passi concreti e immediati

 Ormai di cambiamento parlano tutti, dai politici alle imprese, e per i pubblicitari è la parola d’ordine da associare quasi sempre ai concetti di "ambiente" e "salviamo il mondo", così da vendere meglio i loro prodotti e dare loro la riverniciatina di verde che oggi va tanto di moda.

Andando oltre al maquillage, in merito alla catastrofe climatica, la prima cosa che viene naturale e spontanea pensare è di rivolgersi a coloro che sono stati politicamente eletti (in teoria) anche per salvaguardare la vita delle persone. Si ragiona in questo modo o per lavarsene le mani, dicendo che se sono stati eletti ci devono pensare loro, o perché si crede veramente che possano fare qualcosa. I politici, avendo in mano le leve del potere, potrebbero fare molto e ci sono di sicuro anche persone motivate e che compiono azioni positive, ma i tempi di azione della politica sono estremamente lenti, assolutamente inadeguati se paragonati all’emergenza attuale.

Inoltre spesso la politica è ostaggio o complice di interessi  che non hanno nessuna intenzione di cambiare nulla, a meno che non ci sia da guadagnarci. Prendiamo come esempio anche solo le industrie petrolifere o automobilistiche. Come possono cambiare dall’oggi al domani, così come l’urgenza richiede, facendo in modo che i loro guadagni rimangano invariati o meglio crescano (dato che siamo ostaggio della credenza mistica che bisogna crescere sempre)? Semplicemente impossibile; ecco perchè devono prima assicurarsi che qualsiasi cambiamento dia loro la sicurezza del guadagno. Poi, semmai, si procede...

Ma se prima di tutto viene il guadagno, è scontato che non cambieranno mai in tempo, ammesso che lo vogliano fare. Quanto tempo ci metterebbe una multinazionale del petrolio a riconvertire tutta la sua produzione, ad esempio in fonti rinnovabili, senza perderci un centesimo, anzi guadagnandoci? Se va bene, qualche secolo? Quanto tempo ci metterebbe un politico a convincersi che una politica ambientalista è vincente se sa che al suo elettorato dell’ambiente interessa poco e nulla? Se va bene qualche millennio? Quindi politica e imprese, responsabili dei disastri, difficilmente cambieranno e se lo faranno sarà  troppo tardi.

Nel frattempo, la situazione si aggrava sempre di più e in maniera velocissima. I consumi energetici aumentano, la produzione di merci per lo più superflue aumenta a ritmi pazzeschi e di conseguenza la produzione di rifiuti, che non si sa più dove mettere; la produzione di carne aumenta con la conseguente devastazione ambientale, l’inquinamento è alle stelle, i mari sono enormi discariche e ogni giorno che passa siamo più vicini al baratro.

Siamo spacciati quindi? Forse no. Si sottovaluta spesso il potere enorme che ha ognuno di noi e Greta Thunberg ce lo dimostra. Il potere innanzitutto come consumatori, che però non si può limitare ai mille spesso folcloristici decaloghi per salvare il pianeta che stanno uscendo da tutte le parti e su tutti i media. Decaloghi di piccoli gesti che sono senz’altro meritori e da seguire, ma che non spostano di certo la situazione in maniera efficace e urgente così come si dovrebbe.

Le azioni realmente efficaci e che spostano da subito e pesantemente la situazione sono tre.

1) Levare i propri soldi, tanti o pochi che siano, dalle banche tradizionali e metterli nelle banche etiche o ecologiche, così come nelle cooperative finanziare etiche ad esempio il circuito delle MAG - Mutua Auto Gestione. Al limite, optare anche per il circuito del Credito Cooperativo che agisce sul territorio, che non sia coinvolto in ruberie, finanziamenti di armi o atti nocivi per le persone e l’ambiente. Non farsi abbindolare dai vari conti verdi ed eco delle banche tradizionali che sono solo specchietti per le allodole e servono ad incamerare altri soldi. Se l’ambiente fosse il principale obiettivo di questa banche, sarebbero ben altri i loro investimenti principali e ben altre le loro politiche aziendali, che invece sono l’impalcatura principale dei devastatori ambientali e che senza la linfa di queste banche crollerebbero velocemente.

2) Organizzare e realizzare progetti ecologici o sociali che diano lavoro alle persone e chiedere alle stesse banche etiche ed ecologiche di finanziarli, così che si ricostruisca attraverso la finanza la vera economia fatta di persone, lavoro e salvaguardia ambientale.

3) Ripopolare le campagne e i tantissimi luoghi abbandonati o che si stanno spopolando ovunque in Italia che sono di rara bellezza e danno la possibilità di realizzare più facilmente la rinascita della comunità, che è il vero stato sociale, l’indipendenza energetica e alimentare. Tutto ciò è utile anche per diminuire i costi e gli sprechi e per resistere all’inevitabile collasso del sistema attuale che ci sarà nel prossimo futuro.

Questi sono tre atti concreti, immediati che non hanno bisogno di aspettare niente e nessuno e sono ad altissimo impatto di cambiamento, quello reale non delle chiacchiere. Sembrano atti irrealizzabili, utopistici, troppo radicali? Sono quanto di più realistico, fattibile, efficace e sensato si possa fare e quando tutto inizierà a crollare, forse la si penserà diversamente, ammesso che si abbia il tempo di rendersene conto.

Questi concetti e proposte di intervento, oltre ad altre tematiche, verranno sviluppate nel corso Cambiare vita e lavoro che si terrà al Parco Energie Rinnovabili in Umbria il 12 e 13 ottobre, in una versione arricchita e ancora più completa ed efficace.

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