Elon Musk lavora 120 ore a settimana. Ma la tecnologia non doveva farci lavorare meno?

Da quanto tempo è che ci sentiamo dire che con il progresso si lavorerà tutti meno? E chi di voi lo ha visto accadere? È proprio vero o si tratta di un grosso trabocchetto?

Elon Musk lavora 120 ore a settimana. Ma la tecnologia non doveva farci lavorare meno?

Alla fine degli anni venti del novecento Keynes, uno dei più grandi economisti dell’era moderna, diceva che con il sempre maggior ricorso alle macchine nella produzione, in futuro avremmo lavorato tre ore al giorno e per il resto ci saremmo goduti la vita. Più o meno la stessa cosa si dice adesso, pensando che le macchine e il progresso tecnologico ci faranno lavorare poco e niente. Ci sono vari motivi per affermare che ciò non si verificherà, nonostante tutti gli esperti dicano il contrario e nonostante le macchine applicate alla produzione aumentino la loro diffusione.

Qui ci concentriamo su di un personaggio fra i più all’avanguardia nel mondo e che incarna il mito di un futuro super tecnologico, Elon Musk. Produce automobili elettriche e fra i vari progetti ha l’obiettivo di farci andare su Marte quando la terra sarà invivibile.

Seguendo la logica degli odierni futuristi del lavoro, dovrebbe lavorare forse cinque minuti al giorno. Invece il nostro eroe del futuro in un intervista al New York Times ha dichiarato che lavora 120 ore alla settimana! Alla faccia del progresso tecnologico. Significa che lavora 17 ore al giorno, sabato e domenica compresi, nemmeno ai tempi delle prime miniere di carbone si lavorava così tanto. E ammesso che abbia esagerato, anche fossero 14 o 15 ore al giorno, sono una follia.

Ma non solo: ci dice che non prende una settimana di stacco dal lavoro dal 2001, ovviamente trascura famiglia e amici e in un’altra intervista in passato chiese all’intervistatore secondo lui quanto tempo avrebbe dovuto dedicare a una compagna eventuale.

Altro che godersi la vita, come profetizzava Keynes! Musk una vita non ce l’ha nemmeno più.  Proseguendo in questo modo più che su Marte, sarà fortunato se arriva con le sue gambe in una clinica per farsi curare. E noi dovremmo prendere simili persone come modello, come esempio da seguire, fra quelli che ci condurranno verso una nuova era? Così come dobbiamo credere a chi dice che il progresso tecnologico non ci farà lavorare praticamente più? E’ poi emblematico notare come Musk sia drammaticamente solo. Il che è un po’ il segno dei nostri tempi: tutti tecnologicamente con migliaia di amici virtuali, tutti connessi con il mondo intero ma poi ci sono solitudine e disperazione dilaganti.

Ma come è possibile pensare che le macchine ci sostituiranno e ci faranno lavorare meno se sta succedendo esattamente il contrario? Proprio a causa delle macchine e soprattutto alle tecnologie informatiche, lavoriamo molto più di prima perché costantemente connessi e rintracciabili. Nella società poi dove ognuno sempre più deve diventare imprenditore di se stesso, ogni secondo perso è un secondo regalato alla concorrenza. Quindi non esistono domeniche, ferie, pause e difatti i casi di burn out cioè di esaurimento da stress lavorativo, si moltiplicano.

La domanda e il tema da porsi non è se in futuro si lavorerà più o meno ma come e che tipo di lavoro si farà. Una terra in preda agli sconvolgenti cambiamenti climatici, all’esaurimento delle risorse, con inquinamento alle stelle, sarà una terra dove ogni parametro odierno, di chi non calcola questi aspetti, non avrà alcun senso. Chi parla di un futuro in cui si lavorerà poco o nulla, sta facendo i conti senza l’oste e sta ragionando come la gran parte degli economisti che non tengono presente le regole e limiti della terra in cui vivono e che non hanno nulla a che vedere con le loro sciocchezze sulla ricchezza monetaria, crescita infinita e produzione.

 

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Commenti

Ottimo articolo,molte volte Paolo Ermani può figurare molto duro ma coglie nel segno almeno il 95% delle volte.Aggiungo una cosa: non solo si lavorerà di più,ma i lavori saranno drammaticamente più complessi come conoscenze e aggiornamento,si rischia di dover fare 10 ore di lavoro e 3 di aggiornamento professionale al giorno.Un lavoro a caso,il farmacista(tra le cose che noto):un tempo si dedicava solo a darti i farmaci ,ora è un manager aziendale della farmacia a tutti gli effetti,si occupa di contabilità,management e altro.Anche il medico di base un tempo visitava.Oggi è più tempo sul pc che con lo stetoscopio in mano.Perchè non serve più solo sapere quello per cui hai studiato,ma devi avere anche doti "gestionali",ovviamente in super-aggiornamento 24 h su 24 365 giorni all' anno.A tutto ciò ho detto basta 2 anni fa,mi sono licenziato dalla azienda dove lavoravo,senza nulla in mano.Oggi vivo di lavoretti,ho qualche soldo in meno ma molta felicità in più.
Simone Torresani, 27-08-2018 05:27

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