Gioia e giubilo: la Apple vende meno I-Phone

Incredibile: l’azienda che realizza i sogni (o gli incubi) dell’umanità, e che ha venduto a caro prezzo tecnologie apparentemente strabilianti, inizia a dare segni di cedimento. Dopo anni di crescite strepitose e guadagni inimmaginabili, gli ultimi risultati di vendite della Apple sono inferiori alle attese e hanno allarmato gli azionisti.

Gioia e giubilo: la Apple vende meno I-Phone

Ma cosa c’è dietro a questa crisi di vendite?  Non sarà che comprare un cellulare da 1000 euro e oltre inizia a essere percepito per quello che è, cioè un'autentica follia? Non sarà che guardando a cassetti pieni di cellulari funzionanti ma leggermente meno performanti di quelli successivi, ci si chiede che senso abbia continuare a collezionarli? Non sarà che i mercati e quindi i consumatori che devono costantemente essere aggrediti, fanno ormai fatica a recepire l’assalto dei mega venditori?

E comunque, per quante fantasticherie si possano continuare a inventare alla Apple e aziende simili, anche la persona più appassionata di  innovazioni tecnologiche forse comincia a sentire un certo senso di nausea e appagamento. Infatti quante nuove funzioni e diavolerie varie può sopportare il nostro cervello, bombardato a tappeto da milioni di stimoli, da app, ipp, epp, upp di ogni genere, forma e contenuto? 

Fino a quando il nostro cervello sarà esclusivamente umano è inevitabile che si arrivi a un livello di saturazione e anche di rigetto. Poi quando anche il nostro cervello sarà brevettato e costruito dalla Apple, allora probabilmente avrà la funzione di assorbimento infinito di stupidaggini e accessori superflui.

Come si fa poi a credere che l’i–Phone, o chi per esso, stia facendo progredire l’umanità come ci viene raccontato dai presunti geni dell’informatica che lo vendono? Ormai miliardi di persone ce l'hanno ma la situazione non sta cambiando di certo in meglio e ci dibattiamo con gli stessi drammi, se non peggiori, di quelli che avevamo prima.

Il cellulare infatti è una merce attraverso la quale siamo sommersi di pubblicità e con cui scambiamo informazioni e immagini in gran parte banali e superflue che in passato, senza l’esistenza di questo merce, nemmeno per sogno ci sarebbe passato in mente di condividere. E se i venditori di questi aggeggi sono benefattori dell’umanità, perché non usano i loro immensi guadagni per risolvere alla radice problemi come miseria e fame? Potrebbero farlo con un battito di mani eppure niente di questo accade.

Si percepisce poi un diffuso disagio determinato dalla percezione di essere ormai controllati e governati dal cellulare. Meraviglioso, fantastico, una scoperta eccezionale, ma serpeggia la sensazione che sia una specie di droga che ci tiene in ostaggio catturando al suo interno tutta la nostra vita. Il cellulare come un cordone ombelicale che non si recide mai, come un ciuccio perennemente in bocca. Ormai sono tanti i casi di persone che si devono disintossicare, come fosse l’eroina.

Ma la crisi della Apple fa ben sperare, un piccolo segnale di buon auspicio che conferma che ci sarà la parola fine prima o poi, sia perché si arriva alla saturazione del mercato e del cervello, sia perché le materie prime necessarie per costruire un cellulare si esauriranno in un tempo non lunghissimo. E quando arriverà quel momento, superata l’ecatombe di suicidi dovuti alla mancanza da smartphone, ci si accorgerà di avere di nuovo un sacco di tempo per se stessi, gli altri e le attività interessanti e si ritornerà a usare il telefono (probabilmente quello con il disco che ruotava) per l’unico vero motivo utile per cui è stato inventato e cioè per comunicare.

 

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