Ricostruiamo la sede al museo!

Il Museo degli Automata nel Reatino non ha più una sede, resa inagibile dal terremoto. E ora Guido Accascina chiede aiuto e lancia un appello.

Ricostruiamo la sede al museo!

The Museum of Modern Automata di Montopoli Sabina (RI) non ha più una sede a causa dei danni provocati dal terremoto dell'ottobre 2016 alla struttura che lo ospitava. E' difficile adesso trovare uno spazio adeguato nonostante gli sforzi e le richieste inoltrate a enti e istituzioni. Tuttavia, il problema della mancanza di spazi in Sabina non riguarda soltanto questo piccolo e prezioso museo millenario ma coinvolge tutto il settore della cultura: dalle biblioteche ai teatri, dagli artisti agli artigiani locali che spesso non hanno la possibilità di esporre le proprie opere o far conoscere e tramandare il proprio lavoro. La Rete Cultura in Sabina (Cins) nasce all'inizio del 2016 per offrire un’opportunità di incontro, conoscenza e dialogo tra le persone che vivono in questa splendida terra e che si occupano di cultura.

Ne parliamo con Guido Accascina che vive in Sabina dal 1987 ed è laureato in ingegneria urbanistica e pianificazione territoriale. E', inoltre, curatore del Modern Automata Museum e autore de “L’economia del piccolo cerchio” scaricabile dal web all’indirizzo www.piccolocerchio.it

Il museo degli automata non ha più una sede. Che cosa è successo?

La sede del Modern Automata Museum (1) era un posto magnifico, con più di mille anni di storia sulle spalle, che ha retto con alcune ferite alle scosse del 26 e del 30 ottobre 2016, ma che non dà la garanzia che ci siano per il futuro le condizioni di sicurezza necessarie per gli ospiti del Museo e per noi: abbiamo deciso di lasciarlo.

E adesso?

Adesso il Museo è chiuso e abbiamo trasferito le collezioni in una casa a Castelnuovo di Farfa, chiuse negli scatoloni. In questi mesi abbiamo provato a chiedere aiuto per trovare una nuova sistemazione con l’idea, che oggi è attuata con successo in varie parti del mondo, di una collaborazione tra spazi pubblici e collezioni private.

Come vi siete mossi?

Ho avuto vari incontri con sindaci e assessori alla cultura della zona: alcuni erano ben disponibili ma non disponevano di spazi adeguati, altri avevano gli spazi ma erano meno disponibili. Ho scritto anche al Ministero dei beni Culturali, visto che loro stessi hanno indicato il Museo come uno dei tre “luoghi della cultura italiani” (2) della provincia di Rieti, ma non hanno mai risposto. Stessa cosa con la Regione Lazio, che ha inserito il Museo nell’organizzazione museale regionale (OMR), premiandolo per la “migliore gestione” e per le “buone pratiche”: purtroppo nessun tipo di attenzione, neanche l’offerta di un banale colloquio informale per capire come stanno le cose e come ricollocare il patrimonio museale.

Che cos’è la Rete Sabina?

Si chiama Cins (Cultura in Sabina) (3) ed è un coordinamento che per ora si riunisce circa una volta al mese. L’idea è quella di offrire un’opportunità di base essenziale: la possibilità di conoscersi e dialogare su vari temi alle decine di persone che si occupano di cultura e vivono nella nostra zona. In questo senso è preziosa la presentazione che si svolge all’inizio di ogni riunione e che permette a tutti di dare ed avere informazioni sugli interessi e la formazione dei partecipanti. All’interno del Cins stanno nascendo diversi sottogruppi tra persone interessate a vari argomenti, e che prima della nascita del Cins non si conoscevano. La Rete serve anche perché alcuni paesi nel nostro territorio mancano di strutture minime: la biblioteca, il teatro, uno o più luoghi di formazione permanente. Spesso le iniziative delle amministrazioni cercano al massimo di attrarre turisti, ma la vera sfida delle "zone interne" dell'Italia è mantenere e attrarre residenti. E per far restare le persone a vivere in queste zone occorrono lavoro, servizi, formazione e informazione.

La rete Cultura in Sabina ha già prodotto dei risultati?

Oltre alle iniziative comuni della rete (una giornata di studio sugli ecomusei, un evento culturale e di spettacolo per una giornata intera a Poggio Mirteto), sono già nate delle collaborazioni preziose tra alcuni dei partecipanti. Faccio tre esempi: il primo, un gruppo di artigiani Sabini ha cominciato ad aprire le proprie botteghe il primo sabato di ogni mese, per "mostrare il mestiere" e magari trovare persone interessate a intraprenderlo, e la rete ha amplificato l’evento, con un buon successo. Il secondo: in un paese abbandonato, Montasola, si è partiti riaprendo la biblioteca e formando poi una compagnia teatrale composta dagli abitanti. Un primo esercizio commerciale è stato riaperto, la prospettiva di ripopolare il paese ora è meno remota. Infine, in una zona dove la popolazione è rarefatta e i luoghi sono piccoli, la collaborazione tra le diverse realtà sta consentendo di far circolare una mostra che un artista austriaco (Heribert Wagner) ha prodotto sui temi del terremoto in una residenza artistica a Casaprota, rendendola accessibile a tante persone nel corso di alcuni mesi."(8)

Quanti artisti e realtà artigianali sono presenti nella Rete Sabina?

E’ difficile dare dei numeri, perché la rete è in crescita veloce e molti dei partecipanti rappresentano associazioni culturali con vari associati. Alle riunioni partecipano generalmente decine di persone e c'è sempre qualcuno che viene per la prima volta. La mia sensazione è che, sia direttamente che indirettamente, Cins stia diventando un luogo d’incontro realmente efficace per tutti quei sabini che desiderano collaborare per una migliore conoscenza e vivibilità del territorio in senso lato.

Ci parli dell'ex campo di concentramento presente in Sabina?

L’ex campo di concentramento (4) è un luogo che pochi conoscono, anche se è al centro della sabina, nella piana tra Montopoli, Bocchignano, Castelnuovo, l’Abbazia di Farfa e Fara Sabina. Ha grandi capannoni, diverse strutture abitative e vari spazi all’aperto. Il campo è del Ministero dell’Interno che, per quel che ne so, lo utilizza come deposito di vecchie attrezzature della polizia di stato che lo considera un luogo “strategico”.

Cosa potrebbe diventare?

In Sabina ci sono varie iniziative, culturali e non, alcune giovanili, che non riescono a decollare per mancanza di spazi gratuiti. Altre sono diventate troppo grandi per gli spazi di cui dispongono: penso, naturalmente, al nostro Museo ma sicuramente anche a Lib(e)ri sulla Carta (5), che ha un grandissimo successo di pubblico ma soffre per la mancanza di spazi liberi e adeguati, dove potrebbe espandersi e diventare un volano di idee come succede ad altri festival della letteratura o della scienza in Italia e all’estero, che mettono in contatto diretto le migliori menti del pianeta con le menti giovani dei luoghi dove si svolgono, o al fatto che in tutta la Sabina non c’è neanche uno spazio pubblico dove poter fare continuativamente e liberamente teatro o cinema o poesia o danza o lettura o anche soltanto un’assemblea pubblica se non pagando o chiedendo un permesso a varie autorità. E non è soltanto il lato culturale e artistico della Sabina che soffre per mancanza di spazi liberi: anche le attività produttive avrebbero bisogno di spazi gratuiti dove organizzare libere occasioni di scambio.

Puoi farci un esempio?

Basta immaginare una serie di incontri pubblici sull’olivicoltura dove partecipino i produttori, i responsabili mensa delle scuole romane, e i vari direttori dei consorzi e dei musei dell’olio italiani e le conseguenze economiche di iniziative di questo tipo. La circolazione dell’informazione è essenziale per qualsiasi attività e nel nostro territorio questo non succede abbastanza. Per esempio, un produttore sabino ha vinto l’anno passato la Golden Medal alla Los Angeles International Olive Oil Competition. E’ uno dei massimi riconoscimenti mondiali, ma quanti sanno in Sabina chi è il produttore e quali metodi di coltivazione sono stati usati? O, ancora, basterebbe pensare a tutte le iniziative che sono legate alla produzione artigianale in generale o alle fonti energetiche rinnovabili che si potrebbero realizzare se ci fossero spazi adeguati liberi.

Cosa intendi per spazi adeguati?

Intendo un spazio gratuito che non sia soltanto il luogo fisico dove realizzare un incontro, ma sia anche un luogo dove ci sia stabilmente qualcuno, una persona fisica o più persone fisiche che tengano memoria di quello che succede qui da noi e abbiano uno sguardo attento su cosa succede nel mondo e diano la possibilità di mettere in rete contatti e relazioni tra le persone e tra le idee, dando la possibilità di realizzare iniziative a chi lo richiede, fornendo tutta la struttura logistica necessaria.

Che cosa significa ragionare usando il modello della rete?

Ragionare per reti significa usare un modello completamente diverso dal modello gerarchico a cui siamo abituati, che prevede una stazione centrale di controllo e una serie di organi specializzati che eseguono le varie operazioni. Il nostro corpo, ma anche i nostri computer, la nostra società, la nostra scuola e le nostre aziende sono organizzate così. Il modello opposto è quello della rete, un modello simile a quello dei vegetali, su cui è stato modellato per esempio il web, ma anche wikipedia, che grazie all’essere una rete ha raggiunto in poco tempo vari milioni di lemmi e che si è dimostrata essere più accurata delle migliori enciclopedie esistenti. E’ il nuovo modo di concepire molte attività ed è il modo in cui sta funzionando anche Cins.

Quindi è questa l’idea per l’ex campo di concentramento?

Direi intanto che anche per noi Sabini quel luogo, grande, ben attrezzato e al centro della Sabina, è un luogo strategico. Sarebbe veramente importante che al centro della Sabina ci fosse un luogo pubblico e fruibile, invece che un ex campo di concentramento. L’ex campo di concentramento, se il Ministero degli Interni lo cedesse alla comunità che lo ha ospitato per anni, e che potremmo ribattezzare con un nome più allegro, è uno dei luoghi/rete che potrebbero diventare preziosi per tutti noi, dai giovani agli anziani.

Quali sono gli altri spazi che in Sabina potrebbero essere usati?

Ce ne sono alcuni in buono stato come il convento di Santa Maria degli Angeli di Montopoli (6) e altri in stato di abbandono, come la Croce Rossa di Fara Sabina (7). Sono luoghi grandi, che corrispondono alle grandi necessità di una vita sociale e culturale che in Sabina attualmente offre veramente poco e anche quel poco che c’è è legato spesso all’energia di singoli individui, mentre attività così importanti sarebbe il caso che diventassero patrimonio della comunità. Per dare un’idea di quel che potrebbero diventare, proviamo a immaginare un calendario di appuntamenti annuali creato dalle realtà culturali e produttive della Sabina in un grande posto, con spazi coperti e scoperti, che abbia anche la possibilità di ospitare gli ospiti legati agli incontri. Ne verrebbe un calendario fantastico, ricchissimo di occasioni di incontro e di crescita culturale, sociale ed economica, e questo cambierebbe la vita a molti di noi, soprattutto ai più giovani, su tutti i temi più importanti, dal lavoro alla cultura, dalla socialità alla cura dell’ambiente. Un luogo di questo genere offrirebbe naturalmente anche varie opportunità di occupazione a persone che resterebbero in zona invece di gravitare su Roma, e attirerebbe sulla nostra area l’attenzione di visitatori dalle città vicine, dando vita a una catena di sinergie positive facilmente prevedibile. Un luogo di questo genere offrirebbe anche l’opportunità di distribuire in rete una serie di prodotti artigianali e alimentari sabini a chilometro zero. Un altro esempio di come si possono vedere le cose in modo innovativo è la sostituzione del concetto di turismo con quello di accoglienza, un’idea di Sabin’arte, una delle associazioni che partecipano a Cins.

Le prossime iniziative?

Il mese prossimo il Museo inizierà una serie di corsi presso alcune scuole delle provincie di Roma, Rieti e Viterbo nell’ambito del progetto “Fuoriclasse”. Durante i corsi, attraverso la costruzione di automi, in modo divertente, passeremo ai ragazzi competenze artistiche, meccaniche storiche e letterarie. Con un gruppo interno al Cins inizieremo un censimento delle realtà sabine che si occupano di cultura, ambiente, società e territorio per verificare se è possibile una convergenza di interessi su alcuni obiettivi, come quello del grande spazio pubblico di cui si è parlato prima.

1)     www.modernautomatamuseum.com

2)     http://www.beniculturali.it/mibac/opencms/MiBAC/sito-MiBAC/Luogo/MibacUnif/Luoghi-della-Cultura/visualizza_asset.html?id=152756&pagename=57

3)     CINS rete Cultura in Sabina

4)     Il campo di concentramento su google maps https://www.google.it/maps/@42.2283311,12.7096368,425m/data=!3m1!1e3

5)     www.liberisullacarta.it

6)     Il convento di Santa Maria degli Angeli di Montopoli di Sabina

7)     La croce rossa di Fara Sabina

8)     Mostra di Heribert Wagner

 

 

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