Settimana d'azione per il clima: meglio non aspettarsi troppo dalla politica

Tornano le manifestazioni e gli scioperi di giovani (e non solo) per il clima e l'emergenza ambientale. Eppure la politica sembra ancora girata dall'altra parte, con qualche piccolo e irritato accenno di ascolto. Inazione colpevole?

Settimana d'azione per il clima: meglio non aspettarsi troppo dalla politica

Tornano le manifestazioni e gli scioperi degli studenti (e non solo) nell’ambito della settimana d'azione per il clima promossa a livello mondiale dai gruppi di giovani nati dalla protesta di Greta Thunberg. Si prevede che la pressione sui politici sarà significativa, vista anche ormai la enorme popolarità della candidata al premio Nobel per la pace. E la stessa Greta Thunberg continua il suo confronto con i politici ai quali non risparmia dure e giustissime critiche.

In Italia su proposta dei gruppi FFF italiani, sono state stilate varie dichiarazioni di emergenza climatica da parte dei Comuni, ma analizziamo meglio questo avvenimento. Una emergenza è qualcosa, come dice la parola stessa, che spinge ad agire immediatamente; eppure, nonostante le varie adesioni, sembra che ciò non stia accadendo, non come un'emergenza richiederebbe.

Non solo non si sta agendo, ma c’è il concreto rischio che queste dichiarazioni si trasformino in un boomerang per l’ambiente. Sappiamo bene come i Comuni e la politica in generale piuttosto che agire e cambiare lo status quo si farebbero tagliare le mani, quindi per molti di loro una dichiarazione d’emergenza con tanti bei proponimenti diventa l’inizio e la fine del percorso. Con la differenza rispetto a prima che fanno una bella figura nei confronti dei giovani e l’opinione pubblica. Una specie di green washing come quello delle imprese ma che in questo caso è delle amministrazioni pubbliche. 

Prevederanno qualche blanda iniziativa, bandiranno le cannucce di plastica monouso, metteranno qualche pannello fotovoltaico sui tetti, organizzeranno assieme a qualche organizzazione ambientalista la raccolta di rifiuti nelle spiagge e così l’emergenza sarà affrontata.  

Ma tutto ciò non significa ovviamente affrontare un'emergenza che in quanto tale presuppone un totale ripensamento di tutto, come se fossimo in guerra, visto che proprio di guerra si tratta, di noi contro la natura, cioè contro noi stessi.

A questo punto sorge legittima la domanda: la politica può e vuole davvero impegnarsi per fare qualcosa? In teoria potrebbe fare tanto, in pratica fa assai poco e lo testimoniano tutti gli interventi che Greta ha fatto ovunque rivolgendosi ai politici, criticando fortemente l’inazione della politica stessa. Si parla tanto di Green new deal ma se ne parlava anche quando era al governo Obama e quella amministrazione non ha fatto praticamente niente in quel senso. Intanto sono passati vari anni, la situazione è peggiorata e ora ci si trova addirittura con l’Attila Trump che non solo non fa nulla per l’ambiente morente ma praticamente infierisce con una logica pervicacemente dannosa pure su quel poco di intatto e sano che rimane. Ma a pensarci bene cosa e chi glielo fa fare a un politico di impegnarsi sul serio, dato che farlo forse significherebbe più lavoro, più impegno e magari anche la perdita di qualche interesse da parte di finanziatori e lobby inquinanti varie che da sempre ungono e foraggiano interi eserciti di politici?

Sperando che la politica agisca per davvero in emergenza come le varie risoluzioni richiederebbero, la strada principale da percorre è un'altra ed è in teoria potentissima e avrebbe anche l’effetto di fare agire la politica, se non altro per paura di perdere potere e consenso.

Dato che si stanno mobilitando milioni di persone in Italia e nel mondo e sono persone che poi hanno influenza su parenti, amici, conoscenti, basterebbe che prendessero pochi ma chiari e netti provvedimenti per far valere molto più pesantemente la loro voce.  Alcune semplici azioni efficaci alla portata di tutti. Ritirare o fare ritirare tutti i soldi che ci sono nelle banche tradizionali e depositarli in banche etiche o locali, che comunque non abbiano progetti o finanzino progetti di nessun tipo contro l’ambiente e le persone. Iniziare a formarsi e organizzare un lavoro che non sia nocivo per persone e ambiente e convincere parenti, conoscenti e amici a farlo anche loro. Costruire comunità in città o fuori città dove organizzare la maggiore autosufficienza alimentare ed energetica possibile, anche ripopolando assieme ad amici o persone affini, luoghi periferici o abbandonati dove creare una alternativa, seria, concreta di società ecologicamente sostenibile e socialmente giusta ed egualitaria. Siamo sicuri che se si agisse in questo modo e quindi si avesse un impatto profondo nei tre aspetti fondamentali della finanza, economia e lavoro, declinati attraverso una coscienza ambientalista, si avrebbe un impatto così forte che anche i politici sarebbero costretti a cambiare e finalmente assecondare richieste sacrosante.  Fino a quel momento e cioè fino a quando i cambiamenti saranno concreti, seri, efficaci e duraturi, il rischio che succeda poco e che quel poco sia assolutamente insufficiente, è assai alto.

Pensare di manifestare senza costruire un mondo diverso, aspettando che ci pensino i politici, oltre che essere ingenuo, è la strada più veloce per la disfatta totale.

 

Pensare come le MontagneVoto medio su 6 recensioni: Buono
Valentina Libera Tutti
Insieme per Salvare il Mondo

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