Alleanza per l’autoproduzione: 350 sindaci hanno già aderito

È nata Alleanza per l’autoproduzione, con l’adesione da parte di oltre 350 sindaci al manifesto promosso da Legambiente. Lo scopo: incentivare, partendo anche dal basso, l’autoproduzione di energia pulita in Italia, integrandola profondamente nel territorio.

Alleanza per l’autoproduzione: 350 sindaci hanno già aderito

Alleanza per l’autoproduzione ha un suo manifesto che potete scaricare QUI.

Il problema qual è? Partiamo da alcuni esempi: oggi in Italia una raffineria e un impianto solare pagano la stessa tassa sull’autoconsumo; all’interno di un edificio è vietato distribuire energia elettrica autoprodotta da fonti rinnovabili; è vietato persino distribuire energia elettrica pulita autoprodotta tra più imprese di uno stesso distretto industriale.

«L’autoproduzione e la distribuzione locale di energia da fonti rinnovabili sono oggi al centro dell'interesse in tutto il mondo per le opportunità che si stanno aprendo con l’innovazione nella gestione energetica, grazie all'efficienza e alla riduzione dei costi delle tecnologie e delle reti – spiega Legambiente - Anche in Italia questa prospettiva avrebbe grandi potenzialità perché, in questa forma, le fonti rinnovabili anche senza incentivi diretti, potrebbero offrire una adeguata risposta alla domanda di elettricità e calore negli edifici e nei territori, creando valore e nuova occupazione».

«Abbiamo lanciato un’alleanza per l’autoproduzione da fonti rinnovabili - ha dichiarato il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini – per aprire a un cambiamento del modello energetico che deve avere al centro le energie pulite e le opportunità per i territori e le comunità. Crediamo sia arrivato il momento di aprire un confronto pubblico e trasparente su queste sfide, sia a livello italiano che europeo, per eliminare le barriere che oggi fermano una prospettiva che è nell’interesse delle famiglie e delle imprese».

Per Legambiente un cambiamento radicale del modello energetico come è quello dell’autoproduzione, distribuito e con molteplici protagonisti (i prosumer, ossia soggetti al contempo produttori e consumatori di energia elettrica), «può portare vantaggi per un Paese come l’Italia, in termini di riduzione dei consumi, importazioni di fonti fossili, emissioni inquinanti e climalteranti». Ma occorre anche agire sul quadro normativo, oggi complicato e contradditorio, addirittura penalizzante dopo la riforma delle tariffe elettriche, tanto da arrivare a vietare la distribuzione locale di energia da fonti rinnovabili.

L’allenza coinvolge associazioni di imprese, di cittadini e di consumatori, insieme agli enti locali «per rendere possibili investimenti come quelli realizzati nei Comuni delle Alpi dove, con una legge nata per le cooperative legate alle centrali idroelettriche, è possibile distribuire l’energia pulita localmente. Una opportunità che ha aperto a innovazioni nella gestione delle reti e nella produzione da fonti rinnovabili, di grandissimo interesse e con conseguente riduzione dei costi in bolletta».

«L’autoproduzione è un tassello fondamentale di una politica energetica che finalmente faccia ripartire gli investimenti nelle fonti rinnovabili, dopo il calo degli ultimi anni (300MW installati di solare fotovoltaico nel 2015 contro 9mila nel 2011) – prosegue Legambiente - Ma soprattutto, attraverso la spinta all’innovazione, proprio questa prospettiva può essere la risposta ai problemi di oscillazioni nella produzione da rinnovabili. Perché aprendo all’autoproduzione negli edifici, nei distretti produttivi, nello scambio tra aziende, si può creare una gestione integrata di impianti di produzione e di accumulo, sistemi efficienti in grado di offrire un efficiente servizio di bilanciamento e dispacciamento rispetto alla rete, e capace di programmare immissioni e prelievi. La seconda sfida riguarda gli oneri di sistema che si pagano in bolletta, perché in una prospettiva di questo tipo si ridurrebbe la platea di chi partecipa alla spesa. Per questo serve trasparenza e un cambiamento delle regole, in modo da prevedere una partecipazione agli oneri di sistema legata al tipo di fonte utilizzata (è assurdo che paghino allo stesso modo l’autoconsumo di una raffineria e quello di un impianto solare) e un controllo dell’evoluzione di questi oneri, in modo da poter effettuare eventuali interventi correttivi».

«Il referendum del 17 aprile – ha dichiarato la presidente di Legambiente Rossella Muroni – ha messo in evidenza quanto l’Italia abbia bisogno di una strategia energetica per uscire dalle fonti fossili. Per questo chiediamo al Governo di eliminare barriere e tasse nei confronti dell’autoproduzione e aprire a processo di innovazione che, oltre ad essere nell’interesse generale, è oramai riconosciuto come competitivo anche dalla Commissione Europea».

«Oggi disponiamo di tutte le competenze per rispondere agli allarmi lanciati dall’Autorità per l’energia sulla sicurezza del sistema, ma anche sulla riduzione delle risorse per gli oneri di sistema. Sono questioni facilmente risolvibili all’interno di uno scenario davvero nuovo, nel quale si spostano i consumi verso il vettore elettrico, e dove si può (finalmente) ripensare la tassazione in funzione delle emissioni e dell’inquinamento prodotti. Attraverso l’autoproduzione possiamo dare risposta ai problemi storici di dipendenza energetica dall’estero dell’Italia attraverso un processo davvero innovativo e conveniente, grazie alla riduzione dei costi degli impianti da fonti rinnovabili, delle batterie di accumulo, delle tecnologie di gestione. Di sicuro, si dovranno introdurre regole nuove per accompagnare questa prospettiva e si dovranno nel tempo verificare i risultati, per accompagnare sviluppo e investimenti. Ma è arrivato il momento di aprire a una innovazione energetica che guarda al futuro del Pianeta e che crea opportunità nei territori».

Le proposte di Legambiente:

1) All'interno degli edifici deve essere consentita la distribuzione di energia elettrica autoprodotta da fonti rinnovabili attraverso reti private.

In questo modo si apre ad innovazioni nella gestione elettrica e del riscaldamento nei condomini, negli edifici per uffici e commerciali.

2) Tra aziende limitrofe deve essere consentito lo scambio di energia elettrica prodotta da impianti da fonti rinnovabili o in cogenerazione ad alto rendimento attraverso reti private.

In modo da aprire ad innovazioni nei distretti industriali e nello scambio di elettricità da fonti rinnovabili tra aziende limitrofe.

3) Le amministrazioni pubbliche devono poter utilizzare la rete elettrica per lo scambio di energia prodotta da impianti da fonti rinnovabili tra edifici di proprietà.

Per dare la possibilità ai Comuni di investire nelle fonti rinnovabili e di scambiare energia tra i diversi edifici pubblici.

4) Le utenze domestiche devono poter beneficiare di vantaggi fiscali e semplificazioni nell’autoproduzione da fonti rinnovabili.

In questo modo si aiutano le famiglie a installare impianti solari sui tetti direttamente per i consumi di illuminazione, riscaldamento, raffrescamento.

5) L'autoproduzione di energia elettrica da fonti rinnovabili deve beneficiare di vantaggi sugli oneri parafiscali in bolletta per i vantaggi ambientali che determina.

In questo modo si rendono vantaggiosi gli investimenti nell’autoproduzione, distinguendo nella tassazione tra impianti da fonti rinnovabili e invece da fonti fossili.

Dossier completo QUI

 

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