Nasce 'Parte in Causa', Associazione Radicale Antispecista

“L'antispecismo vuole dare voce a chi non ce l'ha ed eliminare ogni forma di sfruttamento”. Il 2 novembre nel corso dell'XI Congresso del movimento dei Radicali Italiani è stata costituita l'Associazione Radicale Antispecista 'Parte in Causa'. Da Andrea Romeo, un resoconto dell'incontro in cui è stata presentata la neo-associazione.

Nasce 'Parte in Causa', Associazione Radicale Antispecista
Tra l'1 e il 4 Novembre 2012, all'Hotel Ergife di Roma, si è tenuto l'XI Congresso del movimento Radicali Italiani. Durante il congresso, il 2 Novembre, nella sala Orange dell'Hotel, si costituisce l'Associazione Radicale Antispecista 'Parte in Causa'. Scopo dell’associazione è la promozione di iniziative volte a: a) Sostenere in tutte le sedi competenti la promulgazione e l’approvazione di leggi atte a favorire l'abolizione di ogni impiego di animali non umani a scopo scientifico, ludico ed economico (allevamenti, alimentazione, caccia, pesca, pellame e pellicce, sperimentazione animale, cosmesi, circhi, zoo, acquari, ecc.), nonché il riconoscimento del diritto fondamentale di ogni essere senziente, senza distinzione di specie, a non subire sopraffazione e violenza da parte della specie umana. b) Sensibilizzare l’opinione pubblica in merito all’affermazione della non-violenza in senso capitiniano, intesa come rispetto per tutte le forme di vita, piena valorizzazione di ogni essere senziente e tutela delle risorse ambientali in un’ottica non più antropocentrica ma biocentrica c) collaborare con gli enti preposti dalle norme vigenti alla protezione degli animali ed alla difesa del patrimonio faunistico e dell'ambiente. Durato circa cinque ore, l'incontro viene inaugurato dal discorso di Francesco Pullia, giornalista e scrittore, che introduce il tema ai presenti in aula. Egli esordisce affermando che “non molti sanno, perché lo si è sempre sottaciuto, che l'antispecismo appartiene all'antifascismo come componente tutt'altro che irrilevante, e innerva la tradizione nonviolenta del radicalismo italiano.” Il Pullia cita dunque alcuni importanti filosofi italiani che sono stati vegetariani e antispecisti ante litteram, come Aldo Capitini ad esempio, che infatti diventò vegetariano proprio durante la guerra e sotto la violenza del regime fascista, perché pensava che “[...] se si imparava a risparmiare l'uccisione di animali, allora con maggiore ragione si sarebbe risparmiata l'uccisione di uomini”, decisione che costò al Capitini la cacciata per volontà di Giovanni Gentile dalla Normale di Pisa. Pullia cita dunque Edmondo Marcucci che nel 1952 costituisce la società italiana vegetariana, e Piero Martinetti, uno dei dodici docenti italiani, tra i mille e duecento, che si rifiutarono di giurare fedeltà al fascismo, il quale anche fu un antispecista e vegetariano convinto ante litteram. “Cinquant'anni prima della nascita dei primi movimenti antispecisti Martinetti andava contro ogni forma di sfruttamento animale, e negava la visione antropocentrista dominante. Usando le parole del Pullia “[...] Martinetti, Capitini e Marcucci sono, che ci piaccia o no, parte della nostra storia nonviolenta e radicale” e “[...] noi non siamo l'anomalia, semmai il contrario”. Francesco Pullia mette dunque in evidenza come gli allevamenti siano causa di fame nel mondo, creano grossi squilibri economici dove una parte del mondo è obesa attraverso lo sfruttamento di quella parte che patisce la fame. Non sarebbe più saggio ripensare nuovi modelli economici e culturali? Se non ci fossero gli allevamenti intensivi la fame nel mondo finirebbe. Guarda caso i paesi più poveri, che avrebbero potenzialmente quantità enormi di cibo, sono quelli che destinano le loro risorse agli allevamenti destinati a loro volta al mondo ricco occidentale, in quanto un animale richiede per dare 1 kg di carne ben 10 kg di cereali. “Vegetali che potrebbero essere usati per gli esseri umani sono destinati agli animali: olocausto animale e olocausto umano sono facce della stessa medaglia”. Pullia non risparmia nessuno. Ci descrive le urla degli animali nei macelli, ma anche quelle dei laboratori della vivisezione per la 'non-scienza' come egli la definisce, che arricchisce i baroni delle università alla mercé delle multinazionali dei farmaci. Un modello economico senza senso dunque, controproducente, che porta questi esseri al patibolo senza motivo. Al discorso introduttivo di Francesco Pullia segue Maria Giovanna Devetag, docente di Economia all'Università Luiss Guido Carli di Roma, nonché redattrice della rivista accademica Animal Studies e del blog di antispecismo Asinus Novus, che racconta come è nata l'associazione. Ci dice che, quando il caso di Green Hill è stato portato in parlamento, notando che i radicali italiani si erano divisi sulla questione, è stato deciso di riunire tutte le forze del movimento radicale che la pensassero allo stesso modo. L'Associazione nasce grazie ai social network, e nello specifico Facebook. Quindi, da una serie di eventi intrecciatisi per caso (come l'incontro tra la Devetag e il Pullia in Umbria), nasce questo progetto, un progetto che forse in fondo era una necessità del partito stesso. Questa necessità verrà evidenziata anche da altri presenti, come da Gianfranco Spadaccia il quale sosterrà che la nascita dell'associazione costituente è un dato di crescita positivo per i radicali poiché non si possono trattare degli esseri senzienti come oggetti alla nostra mercé, o Bruno Mellano il quale evidenzia le battaglie dei radicali in ambito ecologico da sempre. Inoltre la filosofia e la politica su cui si basa il movimento dei radicali è la nonviolenza gandhiana, che fa pensare a un legame quasi naturale con l'antispecismo. Durante l'incontro vengono dunque trattati diversi temi che toccano i vari punti dello statuto dell'associazione costituenda, analizzati anche da specialisti provenienti da diverse aree scientifiche. In generale si respira un'aria propositiva verso la costituenda. Elisabetta Zamparutti, deputata radicale iscritta al gruppo parlamentare del Partito Democratico e da sempre sensibile alle tematiche ambientaliste e animaliste, focalizza il suo discorso sulla sperimentazione animale, osservando come questa sia per l'appunto una falsa scienza poiché non tiene conto delle differenze di specie, nonché una pratica che segue più che altro una logica di consumo non più sostenibile. La Zamparutti parla anche del consumo di carne il quale andrebbe tassato, oltre che del fatto che bisognerebbe diffondere maggiormente le informazioni riguardo al consumo di questo alimento. Infine, ricollegandosi al discorso di Pullia, la Zamparutti afferma che il non mangiare carne è un dovere parlando di abolizione (“le vie dell'animalismo sono infinite” sostiene). Renè Andreani, un vegetariano storico 'discepolo' di Armando D'Elia evidenzierà, nel suo discorso, i benefici della dieta vegetariana nell'uomo citando anche Ippocrate, il digiunismo, e come il cibo possa avere effetti positivi sulla salute. Seguono gli interventi del senatore Marco Perduca che appoggia pienamente l'associazione essendo lui stesso un nonviolento vegetariano, pur avendo dei dubbi sulla sperimentazione animale a cui risponde subito dopo Bruno Fedi, famoso attivista per i diritti animali italiano, coordinatore del movimento antispecista nato a Milano circa 15 anni fa, e vicepresidente del LIMA (Lega Internazionale dei Medici Anti-Vivisezionisti). Egli è inoltre tra coloro che hanno creato l'anti-vivisezionismo scientifico. Il Fedi ci parla dei progressi della scienza senza meta ed etica, sottolineando più volte come la sperimentazione animale non abbia niente di scientifico in quanto gli animali sono diversi dall'uomo, quindi i farmaci reagiscono in modo differente nelle diverse specie. Sostiene inoltre: “abbiamo l’occasione di una svolta storica per un nuovo umanesimo che superi l'antropocentrismo e lo specismo. L'antispecismo rifiuta ogni forma di violenza, non solo quella intraspecie, ma ogni forma di violenza a prescindere [...] Pensare che gli animali debbano essere sfruttati, torturati e uccisi non è un'etica, è l'etica cattolica”. Secondo Fedi i cattolici credono che gli animali non abbiano anima, mente e linguaggio e per questo li sfruttano, nonostante questa credenza sia stata confutata dall'etologia e dalla scienza e nonostante gli allevamenti siano causa di fame e distruzione. Afferma “Quella attuale è una società che crea distruzione ma che finge di essere produttivista. Una società pagana che finge di essere cattolica. Una società di ladri e manipolatori di notizie che si fingono democratici. Dobbiamo creare una società di pacifisti, di gente che ha fame di giustizia, una vera e propria evoluzione dell'uomo”. Essere vegetariani è certamente conditio sine qua non affinché possa accadere tale rivoluzione innanzitutto culturale. Usando le parole di Fedi “La storia umana è stata un tentativo di sfuggire alla sofferenza e alla morte, bisogna includere in questo progetto anche gli altri animali.” Maria Gigliola inviterà, nel suo intervento, a considerare gli animali in quanto 'soggetti' “non solo gli animali sanno esprimere i loro bisogni e hanno un'anima - 'le povere anime mute” le chiamava Platone - ma non sono nemmeno tanto mute perché sanno far sentire le proprie ragioni, provano dolore, si esprimono a modo loro” e aggiungerei che è l'uomo che non li vuole sentire, tappandosi le orecchie. Sempre a proposito di vivisezione Vladimiro Lembo, anche lui vegetariano storico e antispecista, toccherà il tema dei vaccini citando il caso di Giorgio Tremante, sostenendo anch'egli la pericolosità e la dannosità di questa pratica. Mariano Giustino parlerà di etica come base dei radicali, e porrà come obiettivo politico l'abolizione della sperimentazione animale. Vengono affrontati anche i temi legati all'ecologia, da molti definiti 'indiretti', che provocheranno anche alcune polemiche poiché 'secondari' rispetto alla questione animale che è l'obiettivo dell'associazione costituenda a prescindere. Sergio d'Elia, segretario dell’associazione radicale Nessuno Tocchi Caino, parla di 'carbon-tax' sulle emissioni di CO2, di fonti di energia rinnovabili. E quindi una fortissima tassa anche sul consumo della carne per motivazioni di tipo ecologico. Cita lo spreco dell'acqua al fine di alimentare una logica perversa e fallimentare, ovvero l'allevamento, a scapito dell'alimentazione umana. L'aumento della produttività per bisogni che diventano sempre più esigenti (l'alimentazione per l'appunto) a causa della mentalità consumistica legata perfino alla 'farmacia pesante'. Sempre in ambito ecologista Stefano Bilotti, segretario dell’associazione radicale Rientro Dolce che si occupa di problemi legati alla sovrappopolazione, sostiene “inutile negarlo, la riduzione del consumo di carne sarà una necessità imminente per i forti consumi e a causa del numero di persone, a prescindere se si è animalisti o meno e a meno che non si decida di ucciderci gli uni con gli altri”. Interessante il discorso di Carlo Consiglio, presidente della LAC (Lega Abolizione della Caccia) e ex docente di zoologia alla Sapienza di Roma. Consiglio sostiene che “la scienza lo sa benissimo che lo specismo è sbagliato, se si perpetua è perché la gente è ignorante”. Da un punto di vista evoluzionista il concetto stesso che l'uomo sia una specie superiore delle altre non ha senso. Non esistono specie superiori alle altre, ci sono caratteri diversi. “Nella scienza non ci sono scimmie, ci sono primati. Scimpanzé, orangutan e uomo insieme formano la famiglia degli ominidi, insieme e noi il genere 'homo'. La nostra specie è homo sapiens ma ce ne sono state altre, almeno cinque, soltanto venti mila anni fa: quelle specie come verrebbero chiamate, uomini o animali, da un punto di vista 'specista'?” Anche Consiglio sostiene che “[...] il vegetarianismo dovrebbe essere 'obbligatorio' non solo per compassione, ma perché gli uomini, per nutrirsi, hanno bisogno di cereali, non di carne: in un pianeta dove la popolazione aumenta, dove anche i cinesi adesso consumano la carne in quanto simbolo d'opulenza - ci chiede il Consiglio giustamente - a chi li dobbiamo dare i cereali, agli uomini o agli animali?” Anche Yuri Guaiana, direttore dell'associazione radicale Certi Diritti, 'pescetariano' da dodici anni seguendo la filosofia di Gandhi, sostiene l'ecocentrismo piuttosto che il biocentrismo. Egli afferma di essersi avvicinato all'ideologia vegetariana non per motivi etici nei confronti degli animali, quanto per un'attenzione all'ambiente e all'uomo in quanto la carne è alimento non sostenibile, pur sostenendo il rispetto delle altre specie. La sfida dei radicali, nel pensiero di Guaiana, è quella di tendere verso una libertà che includa, in una prospettiva critica, tematiche di natura ovviamente economica, ma anche ambientalista ed etica. È quindi il turno di Leonardo Caffo, filosofo dell’Università di Torino e attivista per i diritti animali, il quale fa giustamente osservare che l'associazione costituenda è antispecista e non ecologista, quindi espone ai partecipanti al congresso il significato del termine proprio con l'intento di 'dare onore al nome'. Caffo descrive la visione antispecista attraverso una serie di sillogismi partendo innanzitutto dal concetto di 'realismo', ovvero 'fare i conti con la realtà'. La realtà in cui si trovano gli animali sfruttati viene definita 'realtà sociale' che, per sua natura e per definizione, è modificabile attraverso un processo di 'intenzionalità collettiva'. Questo primo punto è connesso direttamente col secondo: il 'dolore'. Tutto ciò che viene fatto agli animali non-umani è oggettivamente qualcosa di non-necessario. L'obiettivo dell'associazione, fa dunque notare Caffo, non è quello di parlare di ecologia, quanto di portare al centro del dibattito politico la questione animale a prescindere: le altre motivazioni, quelle indirette – le quali per ovvie ragioni avranno effetti positivi anche sulla realtà umana - sono 'secondarie'. Per Caffo della politica andrebbe recuperato il significato originario (aristotelico) ovvero 'il sacrificio per l'altro', e quindi la questione animale è a tutti gli effetti, in questa visione, parte del discorso politico, politica in quanto 'gesto altruista' oltre che etica per il fatto che gli animali, è stato dimostrato, hanno una vita complessa. Questa idea di 'superiorità evolutiva' (tra l'altro smentita dalla scienza) è soltanto un parametro umano, non animale. Caffo, magistralmente, parla anche della nozione di 'diritto', il terzo punto che tocca il giovane filosofo: il diritto è un concetto umano, ma il 'diritto alla vita' non è un diritto che viene concesso. L'uomo riesce a toglierlo questo diritto, ma col diritto alla vita si nasce: l'uomo è un animale culturale non come gli altri animali, e il diritto giuridico è un concetto soltanto umano: abbiamo inoltre incluso gli animali nel 'contratto sociale' per violentarli e ucciderli perennemente: “dove sta l'evoluzione di una specie che per andare avanti ha bisogno di camminare sui cadaveri?” chiede il Caffo. L'antispecismo non è dunque una questione alimentare, ma una visione radicalmente diversa a prescindere, che tende ad eliminare ogni forma di violenza superflua. Caffo conclude con la lettura di un testo di Horkheimer. Altri oratori hanno parlato dell'antispecismo spiegando il suo significato partendo proprio dal concetto di 'specismo', come Barbara Balsamo presidente dell'associazione animalista Per Animalia Veritas e Rita Ciatti, redattrice del blog di antispecismo Asinus Novus. La prima, citando il filosofo Marco Maurizi, afferma che lo specismo o 'antropocentrismo' sia un fenomeno storico costruito su quello che è il dominio dell'uomo sull'altro da sé. Ella sostiene che “lo specismo è il male numero uno dell'umanità” e che mettere l'uomo al centro di tutti i fenomeni, dell'universo, sia autodistruttivo. Non sfruttiamo gli animali perché sono inferiori, consideriamo gli animali inferiori perché li sfruttiamo: è una giustificazione. Miliardi di esseri viventi uccisi per motivi futili. Rita Ciatti, a proposito, ci dice che l'antispecismo non ha a che fare con ragioni “indirette”. L'antispecismo vuole dare voce a chi non ce l'ha ed eliminare ogni forma di sfruttamento “gli antispecisti, per la prima volta nella storia, sono persone che stanno dando voce a chi voce non ne ha! [...] È gente che scende in piazza non per portare le proprie ragioni, ma quelle di altri”. L'attivista per i diritti animali invita i presenti a mettersi nei panni di chi subisce certe pratiche. Tutti i presenti hanno mostrato molta apertura mentale riguardo all'argomento, anche chi prima non aveva mai riflettuto su certe tematiche, come Roberto Cristiano, presidente di Liberi.tv, associazione telematica di carattere culturale che negli ultimi mesi ha dedicato diverse puntate del proprio palinsesto proprio all’approfondimento dell’antispecismo. A prova di questa apertura mentale, interessanti anche gli interventi di Maurizio Reno e Lorenzo Lipparini i quali, parlando di strategie politiche dell'associazione, affermano che bisogna evitare lo 'scontro tra tifoserie' e cercare il dialogo in modo da raggiungere gli obiettivi prefissati (il discorso è anche riferito all'associazione radicale Luca Coscioni la quale, in nome di una libera ricerca medica, sostiene ancora la necessità della sperimentazione animale pur essendo i radicali italiani divisi sulla questione). Non sono, ovviamente, mancate le polemiche. Una critica viene da Manuela Zambrano, che pur essendo vegetariana, chiede come si possa appoggiare un'associazione che per forza di cose porterebbe al veganismo quando si è magari soltanto vegetariani, facendo osservare come forse i tempi per un ingresso in politica dell'antispecismo potrebbero essere ancora immaturi. Infine anche Marco Pannella – che non era presente alla riunione della costituenda - ha commentato la nascita di 'Parte in Causa' con battute un po' forse fuori luogo. Parlando di circhi, Pannella sostiene che tra leone e domatore si instauri un rapporto di affetto e di amicizia. Dimentica che anche tra carcerato e carceriere si può instaurare un rapporto di amicizia, ma rimane il fatto che il carcerato si trova chiuso dentro una gabbia. Durante il congresso dei radicali italiani la neo-associazione 'Parte in Causa' ha proposto la sua prima mozione, in cui si chiedeva ai presenti di votare affinché si prendesse una posizione utile a indirizzare i fondi pubblici destinati alla ricerca scientifica anche verso metodi di ricerca alternativi. La mozione non è passata per un soffio, a prova che i radicali italiani sono ancora divisi sulla questione, anche per un 'conflitto di interessi' dell'associazione Coscioni. La strada è dunque lunga e tortuosa, ma ci auguriamo che questa associazione, che lavora per i diritti dei più deboli, sia in grado di superare tutti gli ostacoli, forte di un nobile obiettivo, ovvero l'apertura di tutte le gabbie.

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