Con l’ATC in giro per l’Appennino Bolognese

Oggi il nostro esperto di vie traverse, partendo dall'Autostazione di Bologna ci guida fino a Monghidoro sull'Appennino alla ricerca di "un'Ostessa Gentile". È l'occasione per raccontare le autolinee dell'ATC Trasporti Pubblici Bologna e Ferrara.

Con l’ATC in giro per l’Appennino Bolognese
E avvertiamo subito, all’inizio di questo nostro viaggio, che la pensiamo come San Grisostomo boccadoro, vinum Dei, ebrietas opus diaboli est, cioè il vino è divino, solo la ciucca è diabolica.
Paolo Monelli 'Il Ghiottone Errante', Touring Editore.
Questa mattina gli Steppenwolf mi ricordano, dagli auricolari del mio lettore Mp3, che l’uomo è “nato per essere selvaggio” (Born To Be Wild). Non vi preoccupate, non sono partito a cavallo della mia potente moto come un novello Peter Fonda di Easy Rider. Mai passato per l’anticamera del cervello accendere un mutuo per acquistare una moto che costa come un appartamento e consuma come un carro armato. I pubblicitari che studiano la comunicazione di supporto alla vendita di questi dinosauri su 2 ruote non hanno vita facile con me. Mentre, a bordo del treno regionale, sto raggiungendo Bologna, faccio queste riflessioni da perditempo chiosando sul fatto che oggi, forse per essere veramente selvaggi o trasgressivi basta inoltrarsi nei meandri del nostro paese a piedi, in bici o con i mezzi pubblici. Cosa c’è di più “selvaggio” del viaggio lento? A pochi passi dalla stazione di Bologna c’è l’autostazione, vero snodo nazionale delle autolinee che collegano o attraversano il nostro paese. L’autostazione è comoda, molto funzionale e presidiata anche da un buon servizio di vigilanza. Le biglietterie locali, nazionali ed internazionali sono efficienti ed all’interno della struttura ci sono anche un bar ed un’agenzia viaggi abilitata ad emettere biglietti ferroviari per Trenitalia. Il piazzale interno dell’autostazione è enorme e tanti display avvisano i viaggiatori dell’orario delle partenze. Transitano da qui le autolinee nazionali: Baltour (per l’Abruzzo), Sena (per la Toscana), T.T.I. (Lazio Campania), IAS (Calabria), Simet (Campania Calabria), La Valle (Campania Calabria), Romano (Calabria), Lirosi (Calabria), S.A.I.S. (Sicilia), Marozzi (Basilicata), Ferrovie del Gargano (Puglia), Sati (Molise), Di Maio (Campania). Mentre le internazionali sono: Eurolines (per mezz’Europa), Saps (per la Germania), Florentia (Slovenia e Bulgaria), Fudeks (Serbia), Sita (Croazia), Sira (Ucraina), Intercars (Russia), Superpol (Polonia), Bermuda (Polonia), Trans Service (Polonia), Almabus (Polonia), Wactur (Polonia), Rudnik Tumay (Polonia). Per dirla tutta però, questo è il regno della mia amata ATC cioè dell’Azienda Trasporti Pubblici Bologna e Ferrara. Con l’ATC si può scorrazzare buona parte dell’Emilia, Appennino compreso. Oggi ho in animo di percorrere la Strada Statale 65 detta "della Futa". L’orario extraurbano dell’ATC si divide in “bacino di Bologna” e “bacino di Ferrara”. Infatti, l’ATC ha, da pochi anni, preso in gestione l’ACFT cioè l’Azienda Consorziale Ferrarese Trasporti. Entro in autostazione e acquisto un biglietto per Monghidoro; 4.40 euro di godimento assicurato. Il mio bus della linea 906 cioè la linea Bologna–Loiano-Monghidoro–Castel dell’Alpi è li che mi aspetta ed alle 10.30 si parte. A guardare bene l’orario, conto 10 corse giornaliere nei giorni feriali (sabato compreso). Il bus lascia l’autostazione e prende i viali (per i non bolognesi, una proto tangenziale fuori le mura cittadine). Porta San Vitale, Porta Mazzini e Porta Santo Stefano. Bastano le prime tre fermate cittadine ad accendere la mia geografia del cuore. Infatti, nel giurassico, il capoluogo emiliano mi ospitò in qualità di svogliato studente fuori sede. A porta Santo Stefano il bus prende per via Murri fino a raggiungere il quartiere San Ruffillo. Come canta Guccini? “Bologna è una vecchia signora dai fianchi un po' molli col seno sul piano padano ed il culo sui colli….” Infatti, arriviamo subito a Rastigniano che è già frazione del comune di Pianoro a sua volta membro della Comunità Montana Cinque Valli Bolognesi. Fino a Pianoro, la strada costeggia la ferrovia direttissima Bologna – Firenze, ma poi inizia decisamente a salire lasciando il fondovalle del Savena. Mentre guadagniamo quota, si apre un vasto panorama collinare che oggi è particolarmente suggestivo perché tutto imbiancato da un’intensa nevicata. Il cielo è blu, la strada (pulitissima) è grigia d’asfalto ed il paesaggio è bianco di neve. Ecco Loiano dove ci sono 30 centimetri di neve. Poi, alle 11 e 50 arriviamo a Monghidoro 841 m.s.l.m. famoso nel mondo per aver dato i natali a Gianni Morandi, ma io lo ricordo perché è a solo 8 Km dal Passo della Raticosa e perché poi, dopo Pietramala (frazione del comune di Firenzuola già in provincia di Firenze) c’è il Passo della Futa. Bene, comunque, a Monghidoro ci sono circa 50 centimetri di neve. Oggi è giovedì e ricordate che il giovedì a Monghidoro c’è il mercato settimanale. Tutto d’un tratto mi ricordo che cosa sono venuto a fare qui sull’Appennino bolognese. Sono sulle tracce di Paolo Monelli e del suo imperdibile libro “Il Ghiottone Errante. Viaggio gastronomico attraverso l’Italia” (pubblicato per la 1^ volta nel 1938). Monelli, dopo aver girato, con l’amico Novello, le meglio osterie dello stivale, da godereccio impenitente conclude il libro con questo periodo: “E tornando a casa, ci fermeremo a Pietramala, fra il Passo della Futa e quello della Raticosa, dove la più aristocratica ostessa d’Italia ti servirà sorridendo certe tagliatelle così leggere, così immateriali, che avrai un bel rimpinzartene, ti ci vorrà la zavorra d’un fiasco di quel suo vino toscano per non volare via per il cielo”. Mentre mi incammino per il Pietramala, la musica cambia. “Born to be Wild” lascia il posto a “Le tagliatelle di nonna Pina”. Fa freddo. Fa troppo freddo. Anche camminando veloce non riesco a riscaldarmi. Poi, i cumuli di neve ai lati della strada riducono la carreggiata e rendono un po’ più pericoloso il cammino. Senza contare che quest’aria frizzantina mi ha fatto venire tanta fame che mangerei un cavallo. Morale, mi rifugio in un ristorante a prezzo fisso, uno di quei posti benedetti dai viandanti. Mi accoglie la un’altra aristocratica ostessa dell’Appennino, forse parente di quella citata da Monelli. Maria Lisetta è il suo nome e mi servirà le tagliatelle sorridendo. Mentre sforcino, vedo il bus delle Autolinee Mugello Valdisieve che va al Passo della Futa dove farà coincidenza col bus per Barberino del Mugello completando la corsa all’autostazione di Firenze. Lo prenderò un’altra volta. Per ora mi godo il sorriso della mia ostessa, l’atmosfera accogliente del suo ristorante, la mia polenta con la lepre in salmì e brindo a Monelli che mi ha guidato fin qui. Al bicchiere della staffa, dal profondo della mia memoria musicale riaffiora la seconda strofa della bellissima Chanson pour l’Auvergnat di Georges Brassens che più o meno fa così: Elle est à toi, cette chanson, È dedicata a te, questa canzone, Toi, l'Hotesse qui, sans façon, Tu, l'ostessa che, senza motivo, M'as donné quatre bouts de pain Mi ha dato quattro pezzi di pane Quand, dans ma vie, il faisait faim, Quando, nella mia vita, avevo fame, Toi qui m’ouvris ta huche quand Tu che mi apristi la tua madia quando Les croquantes et les croquants, donne e uomini senza valore Tous les gens bien intentionnés, tutte le persone ben intenzionate, S'amusaient à me voir jeuner... si divertivano a vedermi digiunare Ce n'était rien qu'un peu de pain, Non era altro che un poco di pane, Mais il m'avait chauffé le corps, ma mi aveva scaldato il corpo, Et dans mon ame il brule encor' e nella mia anima brucia ancora A la manièr' d'un grand festin. allo stesso modo di un grande festino. W Brassens! Paolo Merlini (esperto di vie traverse)

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