Un archivio per il futuro

“Ricordare è importante, forse persino se non si è vissuto quel che va ricordato. Ricordare i ricordi degli altri. Leonardo Sciascia diceva che il nostro è un Paese senza memoria e verità, e per questo cercava di non dimenticare, perché la memoria avesse un futuro”.

Un archivio per il futuro
È molto bello, in queste sere estive, rivedere i vecchi sketch della televisione in bianco e nero: le canzoni di Mina, le interviste a Ugo Tognazzi, Lelio Luttazzi che suona ‘Ritorno a Trieste’, Gabriella Ferri che trasforma in melodia i versi di Pier Paolo Pasolini, ‘Valzer della toppa’. E persino Pippo Franco sembra meglio agli inizi, persino Claudio Villa fa pensare, con quel carattere fiero della voce, che la statura non sia solo un fatto d’altezza. Bellissimo, sì, riguardare Monica Vitti prendere schiaffi da Sordi e rialzarsi. Tutti così giovani, così antichi. Così ben vestiti. Tutti così stranamente nostalgici, anche loro, già da allora. E così disperanti di ogni speranza. Così prestati al sogno, al gioco dello spettacolo, spazio in cui ogni cosa è possibile quanto più è incredibile. Tempo fuori dal tempo. Palcoscenico dei vizi e dei talenti, specchio delle nostre brame. È molto giusto che la Google Italia e l’Istituto Luce abbiano deciso di collaborare e creato un canale dedicato ai contenuti, con migliaia di immagini di un archivio tanto vasto da non poter non essere considerato patrimonio della comunità, e che alla comunità doveva tornare in forma di fruizione libera. Decine di cinegiornali, grandi incontri tra capi di Stato, attori e registi al lavoro, ragazze apparse dal nulla che sarebbero diventate icone del cinema mondiale, povera gente filmata nelle fatiche quotidiane, l’economia che riparte, poveri ma belli, gonne a ruota, catene di montaggio per prodotti industriali. Immagini un po’ patinate, che hanno ormai il sapore di un rotocalco rosa, anche se ritraggono guerre terribili e le origini della fine della storia. Ecco sì, tutto questo è davvero molto importante. Ricordare è importante, forse persino se non si è vissuto quel che va ricordato. Ricordare i ricordi degli altri. Leonardo Sciascia diceva che il nostro è un Paese senza memoria e verità, e per questo cercava di non dimenticare, perché la memoria avesse un futuro. Ma il torto peggiore che si potrebbe fare a quegli anni che oggi guardiamo col naturale rimpianto di chi abita un presente senza troppe apparenti prospettive, è di inchiodarne la memoria a un sentimento di disfatta per una realtà irripetibile: trasformarne le immagini in santini e noi in ebeti devoti. Meglio sarebbe usarle per continuare a costruire, per ricominciare a giocare, per imparare a scommettere e rischiare, prenderle come esempi da custodire, ammirare e superare, per vivere e andare avanti insomma, oltre che ritornare. Luttazzi cantava ‘sarà che più che se diventa veci, più se ga voja de pianger come i fioi’. Oltre a vedere e rivedere, viviamo oggi, prima e soprattutto, per poter piangere un giorno al pensiero di aver perso anche noi qualcosa. Poter essere vecchi insomma, come i bambini.

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