Azionariato popolare, dopo la petizione di Banca Etica il governo apre uno spiraglio

Dopo la mobilitazione lanciata da Banca Etica, con una petizione che ha raccolto circa 8mila firme in pochi giorni, l'esecutivo Monti ha aperto alla possibilità di reintrodurre l’esenzione dall’imposta di bollo per i piccoli investimenti fino a 1.000 euro. Rinasce così la speranza di salvare l'azionariato popolare diffuso da una tassa decisamente penalizzante.

Azionariato popolare, dopo la petizione di Banca Etica il governo apre uno spiraglio
Quando attorno alla metà di novembre gli emendamenti alla Legge di stabilità proposti dagli onorevoli Froner, Rubinato e Quartiani sono stati respinti dal Governo, sembrava che dovesse concludersi lì il tentativo lanciato da Banca Etica per salvare l’azionariato popolare diffuso. Invece il 22 novembre l’esecutivo ha approvato un ordine del giorno proposto dagli stessi onorevoli che lo impegna a valutare la possibilità di reintrodurre l’esenzione dall’imposta di bollo per i piccoli investimenti fino a 1.000 euro. Si apre di nuovo uno spiraglio. Banca Etica può così rilanciare la mobilitazione che nei giorni scorsi aveva riscosso un notevole successo. L’esenzione dall’imposta di bollo sugli investimenti inferiori ai 1000 euro esisteva da molti anni in Italia. Significava che i piccoli risparmiatori, che investivano in azioni cifre modeste, potevano evitare di pagare i 34,20 euro di bollo sui propri investimenti. Cosa saranno mai 34 euro, si dirà. Ma è pur vero che data l’entità modesta della cifra, essi rappresentano una percentuale piuttosto alta del totale: su 1000 euro sono il 3,4 per cento, su 500 il 6,8, su 100 addirittura il 34 per cento. Poi la manovra Salva Italia del 2011 ha applicato l'imposta di bollo su tutti i depositi titoli. I soggetti più colpiti dalla normativa sono stati proprio le aziende che basavano il proprio finanziamento sull’azionariato popolare: ovvero che avevano scelto un modello aziendale basato sulla proprietà diffusa piuttosto che sui grandi azionisti di maggioranza. L’imposta infatti avrebbe potuto scoraggiare i piccoli risparmiatori a fare investimenti. Banca Etica, una delle principali realtà italiane a praticare l’azionariato popolare diffuso, si disse delusa e protestò veementemente: “L’inserimento dell’imposta minima di 34,20 euro annui per tutti gli investimenti fino a 34 mila euro è una misura iniqua che penalizza tutta la platea dei piccoli risparmiatori”, scrisse in un comunicato. Per poi continuare: “Ci rammarichiamo nel vedere che ancora una volta le nuove norme non fanno alcuna distinzione tra quegli investimenti speculativi che hanno contribuito a innescare la crisi e gli investimenti che hanno permesso invece di continuare a sostenere le imprese sociali e le organizzazioni della società civile. Crediamo ci sia spazio per provvedimenti innovativi a sostegno delle politiche di welfare nel nostro paese, a partire dagli incentivi per la capitalizzazione delle imprese sociali”. È passato all’incirca un anno, il governo sta discutendo la nuova legge di Stabilità. Un’occasione che la banca non poteva certo macare per provare ad annullare l’odioso provvedimento. Così attorno ai primi di novembre Banca Etica ha lanciato una petizione per far pressione sul governo affinché inserisse nella nuova legge un articolo che annullasse la normativa del 2011. La petizione ha riscosso un notevole successo: nel giro di pochi giorni la petizione ha raccolto circa 8mila firme. Ma tutto sembrava vanificato dal muro di gomma alzato dal governo, sul quale erano rimbalzati gli emendamenti proposti da tre parlamentari (Laura Froner, Simonetta Rubinati, Erminio Angelo Quartiani, tutti e tre nelle fila del Partito democratico). Poi all’improvviso uno spiraglio. Il governo ha approvato un ordine del giorno, promosso dagli stessi tre parlamentari, che lo impegna a “valutare la possibilità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, di ripristinare, per i piccolissimi azionisti, una soglia di esenzione dall’imposta di bollo sui dossier titoli il cui valore medio di giacenza annua non supera euro 1.000”. Questa novità consente ora a Banca Etica di rilanciare con forza la mobilitazione in vista della prossima discussione della Legge di Stabilità in Senato e della richiesta di un incontro con il ministro dell’Economia Vittorio Grilli. La petizione, tutt’ora aperta, può essere firmata cliccando sul link in calce all’articolo. Ugo Biggeri, presidente di Banca Etica, si dice fiducioso sul futuro dell’azionariato popolare diffuso. “Siamo consapevoli che in questo momento sono tante e drammatiche le battaglie che la società civile e le stesse organizzazioni che hanno fondato Banca Etica devono combattere per scongiurare il rischio che il rigore cancelli diritti essenziali delle categorie più fragili: i fondi per le persone non autosufficienti, i fondi per i lavoratori cosiddetti ‘esodati’, gli attacchi al non profit, sono esempi di questi fronti aperti. Ma siamo anche convinti che la finanza etica porta in sé la risposta alla crisi, proprio per la sua capacità di mettere in moto meccanismi virtuosi che convogliano il risparmio privato verso le iniziative più efficienti di servizi di pubblica utilità gestiti dal privato sociale”. “Siamo certi – continua Biggeri - che la copertura economica si potrà trovare ritoccando di poco le aliquote applicate agli investimenti più sostanziosi, che in proporzione pagano molto meno dei piccoli risparmiatori. Anche una tassazione meramente proporzionale, seppur meno equa rispetto a quanto sancito dalla Costituzione che prevede un sistema progressivo, servirebbe a salvaguardare i piccolissimi risparmiatori. Se si applicasse l’aliquota dello 0,1% su tutti gli investimenti, anche a quelli da 0 a 34mila euro (che oggi pagano senza distinzione l’imposta fissa di 34 euro) si ripristinerebbe l’equità: chi investe 1000 euro pagherebbe un bollo da 1 euro, mentre chi ne investe 34mila pagherebbe un bollo di 34 euro “. Per firmare la petizione clicca qui.

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