Il cambiamento? Forse sì

Le elezioni amministrative in Italia hanno portato un vento di cambiamento? Forse sì, ma affinché sia un vero cambiamento va considerato all'interno di un disegno più vasto "che abbraccia la 'primavera araba', i ragazzi che ogni giorno affrontando le pallottole delle forze dell’ordine o dell’esercito, a mani nude e sollevate, disegnano una V con indice e medio".

Il cambiamento? Forse sì
Forse la scossa salutare che è arrivata con le elezioni amministrative in Italia è un segno di un disegno ben più vasto. Che abbraccia la 'primavera araba', i ragazzi che ogni giorno affrontando le pallottole delle forze dell’ordine o dell’esercito, a mani nude e sollevate, disegnano una V con indice e medio. E versano il loro sangue. Ogni giorno. E ogni giorno la loro testimonianza estrema stabilisce una misura con cui ci confrontiamo. Ci dobbiamo confrontare. Come ha fatto Vittorio Arrigoni col suo sorriso e col suo sacrificio. E non è un caso, lo abbiamo ricordato, che in Palestina le due fazioni in lotta fra se, si sono per la prima volta riconciliate, poco dopo la morte del cooperante italiano. Arrigoni è stato ucciso non da un nemico 'naturale' , Israele, ma da una cellula araba impazzita. Solo che i palestinesi si sono affrettati a ripudiare unanimemente il delitto mentre Israele di lì a poco avrebbe sparato sui manifestanti di Gaza versando ancora una volta del sangue innocente. Una bella differenza. Allora come ci misuriamo con questi esempi? Perché questi esempi sono e debbono essere così importanti per noi? Forse sta avvenendo quanto era incominciato nel ’68 e poi si era disperso, sfumato. Fu un risveglio amaro allora. Un sogno che ci consegnava un reale ancora più incomprensibile, trito, truce. E che cosa sta avvenendo ora? Perché questi ragazzi che protestano pacificamente e muoiono colpiti da una violenza cieca, ingiusta e ingiustificata, ci toccano così da vicino? Come se fossero dei figli, dei fratelli? È una nuova fratellanza, come è nuovo e profondo il loro sacrificio. Una Resistenza combattuta senza armi. E contro chi? Chi è l’opponente, il Nemico? Un dittatore ennesimo, il figlio di un dittatore che non sa bene che fare? Le cose vanno in fretta. Altrove, vedi Libia, con città nuove cresciute o nate nel deserto, dove il Gheddafi di turno aveva già pronto un esercito che non ha esitato ad usare tutta la sua forza verso il suo popolo, la primavera araba ha preso il corso di un conflitto. Ma è la stessa cosa che avanza. Come è diminutiva, lillipuziana, avendo questo binocolo, la classe politica nostrale. I B.&B., i Casini, la Santanché (ma esiste veramente o è una fiction televisiva?). E idem, mutatis mutandis, con la cosiddetta opposizione, un po’ sinistra è il caso di dirlo. Non si sa se sia un bene un’opposizione. Comunque, e politologia a parte, veramente le facce (giovani e sorridenti) dei candidati eletti per il movimento 5 stelle appaiono come qualcosa di inaudito nel solito bigio, trito, vuoto, volto a se stesso dibattito ( politico?). Ce la faranno, avranno un futuro? È pretestuoso chiederselo. Adesso ci sono ed è tanto. Rappresentano che cosa? Una rottura radicale col mondo che si è affacciato sul nuovo secolo. Un mondo vecchio, maltusiano. Hanno gli stessi volti (primaverili) dei giovani libici, tunisini, siriani, egiziani. La stessa musica (rap). Che significherà? Sono crollate le due torri, le Twin Towers, simbolo e cuore dell’impero finanziario mondiale. Una immane tragedia (mondiale). Come è stata un’immane tragedia mondiale il maremoto in Giappone che ha segnato, irreversibilmente si spera, il nucleare. Il cambiamento erode e poi scalza, di fronte all’urgere del Nuovo, quello che non serve. Quasi tutto o tutto. Si è spento, agli inizi del secolo nuovo, Levi-Strauss il grande antropologo. Nell’ultima intervista, sulle sue previsioni, su quali sarebbero stati i possibili scenari futuri per l’uomo, lui che aveva speso l’intera sua vita a cercare di capire questo (antropos/ uomo e logos/studio, discorso) confessò che si sentiva arreso: "Mi sono formato quando il mondo contava un miliardo e mezzo di abitanti, ora sono più di sei miliardi. Non ci capisco più niente" (da: Tristi Tropici). Il segno più tangibile, considerando la persona e il pulpito da cui veniva la predica, della fine della scienza come è stata intesa e applicata. Mi sia concesso qui allora venire all’idea di questa rubrica 'Niente sarà più come prima'. Essa ha avuto origine da due concause: Daniel Tarozzi appunto con Il Cambiamento e la lettera di un amico francese che riporto qui nel suo passaggio fondamentale. Sento che tutto quello che si verifica sulla terra è ESATTAMENTE quanto è stato visto e predetto, con la differenza che ora l’accelerazione è marcata, non ti pare? E poi vi è la sensazione di fondo che ‘le cose non potranno più essere come prima’. Il mondo sta passando veramente a un’altra cosa, a un nuovo equilibrio, tutti i metodi ( scientifici, finanziari, politici) diventano obsoleti. La stessa energia nucleare è oggi messa a nudo e senza più credibilità. Quanto è successo in Giappone credo segni la fine dell’utilizzo dell’atomo come energia sulla terra. Ma forse in fondo è la fine del ‘metodo scientifico’ come risolutore dei problemi umani. E a breve è anche tutto il sistema finanziario delle banche e dei loro profitti osceni che si sta rompendo. I famosi ‘mercati finanziari’ che dettano legge nel mondo stanno cedendo il passo. E a ben guardare, dietro tutto questo è l’uomo che è messo in causa, egli deve cambiare nella sua valutazione delle cose e nella sua coscienza, se vuole continuare a vivere ed avere il diritto ad occupare il suo posto sulla terra. Credo veramente che il tempo dell’uomo-animale stia volgendo alla sua fine. Puerta del Sol. Un nome bellissimo nel cuore di Madrid. In una stradina che sboccava direttamente nella piazza ci stavano i botteghini per i biglietti delle corride, si chiamava se ricordo bene Calle del Sol. Ci capitai in pieno franchismo nel 1965 e molti lì ricordavano Hemingway. Con nostalgia. Oggi chi si perde con questi ricordi? Ci sono i ragazzi che hanno occupato la piazza dal nome evocativo. Da 15 che erano una settimana fa sono diventati trentamila. Alla vigilia delle elezioni amministrative sarebbero fuorilegge in quanto sono proibite manifestazioni durante i giorni delle elezioni. Per il così detto fair play. Ma quale fair play col 21% della disoccupazione e le paghe di fame per chi ha il lavoro. Chiedono né più né meno un mondo più giusto. La stessa cosa dei siriani, dei libici, degli egiziani. Vi è un legame invisibile e un minimo comune denominatore che lega e accomuna queste proteste. In Siria si continua a morire perché Assad pensa al pugno di ferro, Gheddafi non mollerà l’osso se non all’ultimo, Zapatero così elegante e gentile boccheggia. Ma che succede? La Lega e Berlusca stanno sempre più in fretta andando fuori corso. Appunto niente più sarà come prima.

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