Canone Rai in bolletta: arriva la bocciatura

Nel paese di Pulcinella e Arlecchino non possono mancare gli Azzeccagarbugli che inventano ogni sorta di gabelle, tasse e pagamenti vari, a esclusivo interesse del loro mantenimento e a beneficio dei governanti che ottengono vantaggi di ogni tipo attraverso la spremitura degli incauti cittadini che magari li hanno pure eletti. L’ultima trovata di cotanti geni è fare pagare il canone Rai attraverso la bolletta elettrica. Ma è arrivata la bocciatura dal Consiglio di Stato.

Canone Rai in bolletta: arriva la bocciatura

Cosa hanno in comune canone Rai e bolletta elettrica? Ovviamente nulla; sarebbe come andare al mercato e comprare mele e il fruttivendolo ci mette dentro la borsa anche delle banane e ci costringe a pagarle e se non lo facciamo ci prospetta la galera! E per non pagare le banane bisogna pure dimostrare che non le si vuole, con tanto di moduli compilati, firme e così via.

Se n'è accorto anche il Consiglio di Stato che ha bocciato il decreto attuativo della misura inserita nella legge di stabilità. Per il giudice amministrativo il decreto del ministero dello sviluppo è in sostanza da riscrivere, a partire dal fatto che non dà una definizione "di cosa debba intendersi per apparecchio televisivo" sino alla mancanza di qualsiasi riferimento "allo scambio dati tra vari enti coinvolti necessario per l'addebito in bolletta". Per non parlare della poca chiarezza del testo. Il Consiglio di Stato ha rispedito il decreto al mittente chiedendo di porre rimedio alle diverse criticità riscrivendolo.

E ora? In un paese "normale" il governo si dovrebbe adeguare; invece ha definito la sentenza del Consiglio di Stato un "utile consiglio". Vedremo cosa accadrà. Che si debba assistere ad un governo "super leges"?

Ma chiariamoci: se la televisione fosse un servizio così importante, educativo e utile, le persone dovrebbero pagarla spontaneamente senza bisogno di alcun patetico trucchetto come quello di inserire il canone Rai nella bolletta elettrica. Chi non ha la televisione deve affrontare una gimcana burocratica e se si dichiara il falso si rischia addirittura il carcere! Il carcere per cento euro annuali non date allo Stato! E cosa vanno a pagare questi cento euro importantissimi e che bisogna pagare per senso civico e onestà verso lo Stato? Vanno a pagare trasmissioni edificanti in cui si insegna appunto l’onestà, il senso civico, il rispetto per gli altri? Niente di tutto ciò; accade l’esatto contrario. Questi soldi vanno a finanziare trasmissioni che invitano figli di mafiosi che presentano i loro libri, famiglie di noti criminali che parlano della loro vita e spiegano le loro motivazioni. Chi ospita queste persone nelle proprie trasmissioni viene pagato lautamente con i soldi degli italiani che rischiano il carcere se sgarrano a non pagare il canone. Non so in quale paese della galassia una cosa del genere possa essere possibile se non nel nostro.

I cento euro che si vorrebbero avere millantando un servizio pubblico, sono una sonora presa in giro dato che la televisione di Stato non è un servizio pubblico perché se così fosse dovrebbe essere senza pubblicità e invece si è sommersi di pubblicità. Quindi non si capisce perché si debba pagare un non servizio, tra l’altro nemmeno richiesto, che è già lautamente sovvenzionato dai privati. Ma è chiaro che dirigenti, presentatori, attori, attrici, figli di mafiosi e famiglie di criminali vari devono pur pagarsi le loro ville, piscine e macchine di lusso e hanno assoluto bisogno anche dei nostri cento euro. Ovvio che di fronte a tali assurdità non si può che confermare ancora una volta che l’unico gesto da fare circa la televisione è liberarsene. Ancora dubbi in merito? La televisione come risaputo serve esclusivamente a vendere prodotti e a creare consenso, non è un caso che è sotto il diretto controllo governativo o di ricchi imprenditori, di certo non dei cittadini. E fino a prova contraria i vari governi succedutisi fino ad oggi non hanno fatto altro che essere al servizio dei soliti potentati contro la stragrande maggioranza dei cittadini. Le pochissime trasmissioni decenti sono solo una foglia di fico che tenta di giustificare una produzione continua di immondizia che è un insulto per chi la produce e chi la guarda.

Trasmissioni come Report ce le mettono apposta per rendere più sopportabile o accettabile tutto il resto, peccato che a Report o alle poche trasmissioni simili, vanno meno che briciole dei famosi cento euro. E difatti quando si cerca di difendere la TV si citano sempre le solite tre o quattro trasmissioni minimamente decenti, in confronto alle centinaia indegne. Se alla TV si guarda solo Report o qualche film che merita ma allora perché sborsare tutti quei soldi e finanziare Vespa e amici per avere così poco? Pagando il canone si pagano soprattutto Vespa e compagnia bella, altro che Report. Pensare che un giorno ci sarà una televisione tutta fatta modello Report è pia illusione, dato che non è mai stato così ed essendo un metodo di controllo e consenso potentissimo, non viene e verrà mai utilizzata veramente per scopi nobili o realmente informativi. La televisione ha uniformato e uniforma pensieri e persone, livella qualsiasi cosa e fa di tutto per mettere in cattiva luce coloro che non si adeguano al pensiero unico. In quanto di per sé noiosa e artificiale, ha bisogno costantemente di sensazionalismo, deve continuamente catturare l’attenzione, quindi deve essere tutto veloce e immediato, la riflessione è inesistente ed è un costante scavare negli istinti più bassi. Sesso e violenza ovviamente sono gli ingredienti migliori e sono gli elementi più presenti perché sono quelli che attraggono di più la morbosità delle persone in stato di costante stress e insoddisfazione e che nella televisione e nella realtà virtuale cercano risposte al loro disagio che ovviamente non potranno mai avere attraverso questi mezzi. Senza la televisione si legge di più, si libera la fantasia e il tempo, si parla con figli e parenti, non si viene condizionati da venditori di prodotti e di voti e si può essere ugualmente informatissimi. Liberarsene può dare benefici inaspettati, basta provare.

QUI il sito con le istruzioni per autocertificare il non possesso dell’apparecchio televisivo.

Per chi volesse approfondire, riportiamo qui un lancio dell’agenzia di stampa AFP del 2004. Ecco a cosa serve la televisione!

Le Lay: Il mestiere di TF1 è quello di aiutare la Coca-Cola a vendere il suo prodotto.

AFP 09/07/2004

Parigi. Patrick Le Lay, Presidente(1) di TF1(2) , intervistato assieme ad altri dirigenti in un libro intitolato “I dirigenti di fronte al cambiamento” (Éditions du Huitième jour), enuncia la sua concezione della televisione e ritiene che il mestiere di TF1 sia quello di “aiutare la Coca-Cola a vendere il suo prodotto".

“Si può parlare della Televisione in molto modi. Ma dal punto di vista del 'business', siamo realisti, il mestiere di TF1 è fondamentalmente quello di aiutare la Coca-Cola, per esempio, a vendere il suo prodotto.

“Ebbene, perché un messaggio pubblicitario sia percepito, bisogna che il cervello del telespettatore sia disponibile. Le nostre trasmissioni hanno come vocazione quella di renderlo disponibile: cioè divertirlo, farlo rilassare per prepararlo tra due messaggi. Noi vendiamo alla Coca Cola il tempo disponibile del cervello umano”.

“Niente di più difficile – continua – dell'ottenere questa disponibilità. Abbiamo qui continui cambiamenti. Bisogna continuamente trovare programmi che funzionino, seguire le mode, navigare tra i flutti delle tendenze, in un contesto in cui l'informazione va sempre più veloce, si moltiplica e si banalizza”.

“La televisione è una attività senza memoria. Paragoniamola ad esempio all'industria dell'automobile: per un costruttore di automobili il processo di creazione è molto più lento, e se la sua vettura ha successo, avrà almeno modo di goderselo. Noi non ne abbiamo nemmeno il tempo!”

“Ci si gioca tutto giorno per giorno, sui numeri dell'audience. Siamo il solo prodotto al mondo dove si conoscono i propri clienti secondo per secondo, dopo 24 ore”.

I soci della EIM, una società di consulenze operative, hanno intervistato una ventina di altri dirigenti, oltre a Le Lay, in particolare Michel Bon (ex-France Télécom), Robert-Louis Dreyfus (LD Com), Michel Pebereau (BNP-Paribas), Henri de Castries (Axa). EIM voleva “tastare il polso” delle imprese francesi “di fronte alle nuove sfide”. Il libro, prefato dal presidente del Medef(3) francese, Ernest-Antoine Seillière, è stato pubblicato nel 2004.

1) All'epoca dell'intervista (2004). Oggi non lo è più.

2) Importante catena TV francese.

3) La Confindustria francese.

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