Dieci anni dopo. "Genova non dimentica, Genova non perdona"

A dieci anni dalle manifestazioni del g8 e dalle violente repressioni da parte delle forze dell'ordine che le caratterizzarono, la testimonianza di chi c'era, tra le strade di Genova, lo scorso 21 luglio, per ricordare i fatti avvenuti nel 2001 e l'uccisione di Carlo Giuliani.

Dieci anni dopo.
Genova, nel 2001, scorreva su un televisore. Anche a distanza di dieci anni, non è difficile rievocare gli scatti di Piazza Alimonda. Un estintore, la camionetta della polizia, una pistola, Carlo per terra. Un muro arancione pallido sullo sfondo. Non ci fosse stato quel muro, però, non l’avrei riconosciuta. Per questo inizialmente non capivo perché le fiaccole del corteo che, nella notte del 21 luglio, hanno percorso la città dal porto alla scuola Diaz avessero deciso di posarsi in questo luogo. “Qui è stato ucciso”. Ho cercato la targa, e ho visto l’incisione cancellata dalla scritta “Piazza Carlo Giuliani”. Il muro, il giardino, la chiesa, l’estintore, la camionetta: piazza Alimonda è un vicolo, piazza Alimonda è senza scampo. È vero che la televisione ingrassa. Fino a quel momento, le tracce del 2001 erano state nascoste dai seminari sparsi per la città dove i movimenti, i sindacati e le associazioni reduci da un anno intenso di manifestazioni e campagne si confrontavano sugli scenari presenti e le sfide future. In un clima di contenuta soddisfazione per la vittoria referendaria, si rimandava ogni azione concreta a settembre. Sospensione del tempo presente. Le fiaccole, nella notte, hanno arrestato il loro cammino solo quando sono arrivate alla scuola Diaz. Una struttura alta e fascista, bianca al punto da definirsi anche nell’oscurità. Una struttura inquietante. Chi c’era ha preso la parola e ha raccontato il proprio ricordo, ha lanciato l’ennesimo grido contro le assoluzioni ingiuste. Genova non dimentica, Genova non perdona le forze dello stato accanite contro chi era nella città per offrire, festeggiare un’alternativa. Globalizziamo la lotta, globalizziamo la speranza. Una speranza presa a manganellate durante la notte, detenuta e incriminata, macchiata, schiacciata. Presente. Presente nei volti di chi, come me, dieci anni fa non c’era. Di chi, dieci anni fa, iniziava appena a domandarsi cos’era la politica. Di chi, pochi mesi prima, aveva assistito al trionfo elettorale di Berlusconi senza poter votare. Guardando con ironia a un personaggio deriso per la scelta di slogan come “Un presidente operaio” o “Meno tasse per tutti” (o Totti?). Di chi non percepiva la sua pericolosità. Di chi non conosceva le connessioni. Di chi canta quest’anno per la prima volta la speranza, di chi chiede giustizia sociale e ambientale come se la vertenza nasca oggi, come se fosse la prima volta. Di chi, di quella notte, non ha ferite. Di chi ha tutti i denti in bocca. È strano non aver dovuto assorbire i lividi, non aver posseduto quella rabbia. È strano vedere, nel contempo, come quella violenza non abbia scalfito i movimenti. Come sia concesso, a quelli come me, di credere nella stessa speranza. Guardando i volti di chi dieci anni fa c’era, cerco di misurarne la forza: sono fantasmi, o sono fenici?

Commenti

Non c'è nulla che le multinazionali, detentrici del potere reale mondiale, temano di più dei no global. I NO GLOBAL a Genova erano padri con i figli sulle spalle, famiglie, preti, suore, frati. Sono stati fatti passare, grazie ad agenti provocatori, come banditi violenti e sanguinari. Tutto questo perchè siamo di fronte ad una svolta: o riusciremo a creare un parlamento planetario che governi la terra, oppure ci attende un futuro molto oscuro e triste per i nostri figli. I grandi gruppi industriali che oggi regnano sul pianeta, non hanno la capacità di fare i reali interessi dell'umanità. Il target di una multinazionale, molto spesso, è l'esatto opposto del bene di un popolo o di un intero continente: se non esiste un potere, come oggi non esiste, in grado di dire NO, questo non è bene per l'uomo...vedremo sempre più guerre, privatizzazioni dell'acqua, disastri nucleari, impoverimento e schiavitù...ad esclusivo vantaggio di quei pochi che, incontrastati, guidano i governi, come marionette. Genova è stato solo l'inizio di una consapevolezza: abbiamo bisogno di un parlamento planetario!!
Luigi De Benedictis, 05-08-2011 04:05
Dieci anni sono tantissimi se governati dalla stessa mentalità che già 5 anni prima non aveva fatto mistero di voler trattare lo stato italiano con le stesse regole dell'azienda di profitto privata. Sono tantissimi perchè le forze politiche di sinistra, che allora non capirono che andava ricercata e propugnata una globalizzazione dei diritti umani e civili in contraltare alla dominante globalizzazione capitalistica,si arroccarono sull'ipocrita condanna delle violenze, senza smascherarne le cause e le connivenze, per poter sopravvivere a ridosso del nuovo regime che prendeva sempre più corpo. La speranza di oggi per quelli che non c'erano allora ma si muovono e domandano, protestano, adesso deve essere accolta e sostenuta senza tentennamenti nella direzione della supremazia della globalizzazione dei diritti umani e civili dei lavoratori e dell'umanità. Chi allora non capì adesso ha tutto il dovere di muoversi a sostegno di chi ha capito adesso e ha davanti più tempo di lui.
Franco, 07-08-2011 07:07
Bravo Luigi. E' tutto molto vero e profondo quello che hai detto. Io spero che siamo nei pressi di una svolta radicale. Quella che si intravede dalle tue parole. Che la tua percezione e coscienza sia segretamente diffusa e prepari quel 'Cambiamento' che in tanti auspichiamo.
carlo carlucci, 08-08-2011 10:08

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