Economia circolare e crescita del PIL sono incompatibili

In questo periodo stiamo assistendo all’ennesimo ossimoro per quello che riguarda la materia più dedita a interpretazioni, piroette e salti mortali che esista, cioè l’economia. Nel tentativo di fare rimanere comunque il termine "crescita" fra i proclami più tonanti, la si sta affiancando ad ogni possibile suo contrario, nella speranza che nessuno se ne accorga.

Economia circolare e crescita del PIL sono incompatibili

Visto che ormai sempre più persone hanno consapevolezza che la crescita infinita in un mondo dalle risorse infinite è materialmente impossibile (oltre che portarci alla catastrofe), si cercano termini per indorare un po’ la pillola, mantenendo il termine crescita ma associandola a qualcosa che dia un contentino ai tanti che sulla crescita nutrono grossi dubbi. 

Parlare di decrescita non fa marketing, soprattutto politico, ed è un termine decisamente infelice per chi deve ottenere consenso; ecco allora arrivare l’economia circolare che è una specie di decrescita ma con un nome più spendibile. Gli alchimisti economici che mettono assieme crescita ed economia circolare, dovrebbero spiegarci come fa un paese a crescere se adotta le metodologie dell’economia circolare che non è altro che il riproporre alcune regole naturali cicliche alle attività umane, produttive ed  economiche in particolare. La prima cosa che in natura proprio non accade è la crescita infinita, infatti tutto ha un ciclo.

Andando ancora più a fondo sulla questione, si conferma l’impossibile coesistenza fra economia circolare e crescita. Ridurre gli sprechi? Ma su quello si basa la crescita, se non si spreca, non si butta e di conseguenza si compra, come fa a crescere il PIL? Riutilizzare, ridurre, riciclare su vasta scala? Ma se lo si fa si compra di meno, si utilizzano meno risorse, ergo il PIL non cresce. Risparmiare energia? Utilizzare fonti rinnovabili?  Ma così facendo a medio e lungo termine la crescita si contrae, perché al sole e al vento la bolletta ancora non si paga e tutto quello che non si paga e si autoproduce è nemico acerrimo della crescita. E se seguendo la logica dell’economia circolare si diffondesse il concetto di autoproduzione, sarebbe come l’Anticristo per la crescita. Se ci si autoproduce energia, cibo, cultura, ecc. , si proteggono l’ambiente e la salute, migliora la qualità della vita e delle relazioni, si risparmiano soldi, occorre lavorare meno, ma il PIL non cresce! Quindi disastro e sciagura (per chi ancora crede alla crescita, non certo per le persone e l’ambiente).

Cari alchimisti economici, alcuni addirittura laureati in prestigiose università, spiegateci come è possibile fare stare assieme la crescita e il suo esatto contrario. Magari per un po’ ci si riesce anche a prendere in giro la gente, tanto non è nemmeno un tema a cui si fa molto caso o di quelli che va per la maggiore; ma poi con l’avanzare dei drammatici problemi ambientali, si scopriranno le carte e si vedrà l’inevitabile incompatibilità. Usare queste terminologie come slogan ingannerà gli umani ma non la natura che presenta sempre il suo conto a chi pensa di prendere in giro pure lei con vuote e incoerenti parole. Facciamola finita con questi giochi di prestigio per bambini, di parametri senza senso come il PIL.  Abbiamo bisogno di reale prosperità, abbiamo bisogno di sostenibilità intesa come possibilità di sopravvivenza degli esseri viventi; la crescita è l’esatto contrario di tutto ciò, ce se ne faccia una ragione e si cambi totalmente registro.

 

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