Ecosistema Scuola: “edilizia scolastica vecchia e ferma”

Legambiente presenta la XIII edizione di Ecosistema Scuola, il rapporto annuale sulla qualità dell’edilizia scolastica e chiede “l’apertura di un tavolo nazionale sull’edilizia scolastica e un piano straordinario per le scuole del Sud”.

Ecosistema Scuola: “edilizia scolastica vecchia e ferma”
Un’edilizia scolastica vecchia e ferma sugli storici problemi legati alla sicurezza. Sono infatti ancora troppe le emergenze irrisolte, poche le eccellenze e i passi avanti. La messa a norma delle scuole resta il tallone d’Achille numero uno: quasi la metà degli edifici scolastici non possiede le certificazioni di agibilità, più del 65% non ha il certificato di prevenzione incendi e il 36% degli edifici ha bisogno d’interventi di manutenzione urgenti. Senza contare che il 32,42% delle strutture si trova in aree a rischio sismico e un 10,67% in aree ad alto rischio idrogeologico. È questa la fotografia scattata da Ecosistema Scuola 2012, il rapporto di Legambiente sulla qualità delle strutture e dei servizi della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado di 96 capoluoghi di provincia. Dati che confermano lo stallo in cui si trova la qualità del patrimonio dell’edilizia scolastica italiana, che fatica a migliorare anche a causa del freno agli investimenti generato dal Patto di Stabilità. Gli unici passi avanti fatti dalle scuole riguardano la sostenibilità e il monitoraggio dell’amianto. Giunto alla XIII edizione, Ecosistema Scuola è stato presentato questa mattina a Torino. Tra i presenti Vanessa Pallucchi, responsabile Legambiente Scuola e Formazione, Daniela Ruffino, responsabile scuola ANCI, Umberto D’Ottavio, rappresentante UPI, Davide Mattiello, presidente Fondazione “Benvenuti in Italia”, Maria Grazia Esposito, Ance, Alberto Silvestri, sindaco di San Felice sul Panaro, Paolo Mellano, Politecnico di Torino, Gianni Giardiello, direttore Forum regionale per l'educazione e la scuola del Piemonte e Mariagrazia Pellerino, Assessore alle Politiche Educative della Città di Torino. Dall’indagine di Legambiente emerge che su 7.139 edifici scolastici di competenza dei comuni capoluogo di provincia presi in esame, circa il 60% è stato costruito prima del 1974, anno dell’entrata in vigore della normativa antisismica, mentre solo il 7% negli ultimi 20 anni. In particolare i nuovi edifici non sono costruiti secondo le tecniche sostenibili e innovative. Solo l'8,22% risulta costruito con criteri antisismici e lo 0,47% secondo criteri della bioedilizia. Sul fronte delle certificazioni, positivi i dati relativi alle porte antipanico (90,68%), alle prove di evacuazione (97,92%) e agli impianti elettrici a norma (82,38%). Per quanto riguarda invece la differenza qualitativa del patrimonio edilizio delle diverse aree del Paese, emerge che il 42,93% delle scuole del Sud e il 47,61% nelle Isole necessitano di interventi di manutenzione urgenti, maggiori di 10 punti pecentuali della media nazionale; mentre le regioni del Nord e del Centro, rispettivamente con il 28,97% e il 24,79%, sono sotto la media nazionale. Una differenza che va letta anche alla luce degli investimenti medi per la manutenzione straordinaria (per singolo edificio): si passa dai 40.958,35 euro al nord ai 29.065,89 euro al sud. Invece per la manutenzione ordinaria nel settentrione si registra una media di investimento di 9.872,15 euro per singolo edificio contro i 4.501,12 euro del sud. Il dossier di Legambiente sottolinea, inoltre, come negli ultimi due anni ci sia stato un calo totale degli investimenti in tutta Italia, con una contrazione in media di 40 milioni di euro per la manutenzione straordinaria per edificio scolastico. Regioni come Toscana, Piemonte ed Emilia Romagna, da sempre fiori all’occhiello del settentrione nella gestione virtuosa dell’edilizia scolastica, dal 2008 ad oggi hanno registrato una diminuzione del 50% degli investimenti in manutenzione straordinaria e ordinaria (meno 55%), rivelando delle difficoltà nel mantenere la qualità degli standard di cura degli edifici. Una situazione che peggiora al Sud, dove la media degli investimenti è inferiore a quella nazionale, nonostante vi sia una maggiore necessità d’interventi di manutenzione straordinaria. Senza contare la fragilità del territorio meridionale con il 14,25% delle scuole situate in aree a elevato rischio idrogeologico, il 63,06% in aree a rischio sismico e il 12,36% in aree a rischio vulcanico. Qualche segnale positivo arriva, invece, dal monitoraggio sull’amianto all’interno degli edifici scolastici. Nel 2011 sono stati, infatti, 92,31% i comuni che hanno effettuato i controlli in questione e sono in crescita le azioni di bonifica al 3,10% contro il 2,58% del 2010. Resta, invece, bassa l’attenzione per il radon, che viene monitorato solo dal 32,5% delle amministrazioni. Stesso discorso per le fonti d’inquinamento ambientale esterne come elettrodotti, emittenti radio televisive, antenne dei cellulari. Sono solo 5,19% i comuni che monitorano le scuole vicino ad elettrodotti (12%) e le amministrazioni (14,29%) che controllano gli istituti in prossimità di antenne cellulari(16,36%). L’11,36% degli edifici si trova, invece, a meno di un km da fonti di inquinamento acustico, mentre sono solo il 2,32% quelli che si trovano vicino a emittenti radio televisive. “In questi tredici anni di indagine di Ecosistema Scuola – spiega Vanessa Pallucchi di Legambiente - abbiamo visto crescere la consapevolezza dell'importanza dell'edilizia scolastica come infrastruttura strategica del nostro Paese. Occorre andare oltre l'emergenza per parlare di come devono essere le nostre scuole del futuro: sicure, in classe energetica A, belle, educative e aperte al territorio. Per questo proponiamo che sia attivato un tavolo nazionale, che veda Ministero, Enti locali e soggetti della società civile mettere insieme le loro esperienze e la loro sensibilità per definire delle linee guida comuni verso le quali indirizzare la programmazione degli interventi e le risorse destinate ai nostri edifici scolastici. Per superare le attuali situazioni di emergenza, soprattutto presenti nel meridione d’Italia, riteniamo inoltre prioritario svincolare dal patto di stabilità gli interventi destinati alla messa in sicurezza delle scuole”. “L’edilizia scolastica – ha sottolineato Mariagrazia Pellerino, Assessore alle Politiche Educative della Città di Torino – deve rappresentare una priorità per le politiche della scuola. La Città di Torino è soddisfatta del risultato raggiunto nel rapporto di Legambiente perché testimonia la grande attenzione e i consistenti investimenti che Torino ha mantenuto sul fronte dell’edilizia scolastica, anche in questo momento connotato da rilevanti restrizioni finanziarie. La sicurezza degli edifici scolastici per le alunne, gli alunni e gli insegnanti deve essere elemento centrale nell’agenda di spesa delle politiche pubbliche, considerato che, come emerge dall’indagine di Ecosistema Scuola, le criticità degli edifici scolastici sono diffuse sul territorio nazionale. Per questa ragione occorre un vero e proprio piano che affronti la questione in modo sistematico”. Novità di quest’anno è il trend positivo delle buone pratiche, relative all’innovazione strutturale e la sostenibilità gestionale degli edifici. Interessanti i dati della raccolta differenziata, che dopo un periodo di stallo, registra forti segnali di crescita. La raccolta delle pile ha raggiunto ad esempio il 49,30%, con oltre 15 punti percentuali sopra il valore della passata edizione (33,90%). Bene anche la raccolta differenziata di carta (83,84%), plastica (71,51%), vetro (63,42%), organico (54,37%), toner (53,90%) e alluminio (51,77%). Segnali positivi arrivano anche nell’utilizzo dei pasti interamente biologici nelle mense (5,95%) e sale la percentuale media di prodotti biologici nei pasti, che si attesta al 56,29% contro il 52,38% dello scorso anno. Aumentano anche le cucine interne alle scuole (29,29%) rispetto al 21,53% del 2010. Dati negativi si registrano nell’utilizzo dell'acqua di rubinetto nelle mense scolastiche al 62,93%, con otto punti percentuali sotto il dato degli ultimi due anni. Per quanto riguarda il risparmio energetico, restano buoni i dati sull’utilizzo delle fonti d’illuminazione a basso consumo, anche se registrano un lieve calo (60,58%) rispetto allo scorso anno (65,98%). Crescono invece di poco quelli relativi all’utilizzo di fonti rinnovabili (12,40%) contro l’11,56% del 2010. Tra le regioni che spiccano per l’utilizzo delle fonti rinnovabili ci sono Abruzzo (18,31%), Sardegna (23,38%), Toscana (18,03%), Veneto (28,05%). Fanalino di coda Basilicata e Molise, i cui comuni capoluogo dichiarano di non avere edifici scolastici che utilizzano fonti di energia pulita. Sul fronte della mobilità urbana e della sicurezza, aumentano le transenne parapedonali (13,52%) e la presenza di “nonni vigili” (21%). Sono invece ancora troppo pochi gli istituti all’interno di isole pedonali, meno dell’1%; mentre le scuole in zone a traffico limitato sono il 4,42% e quelle dove è previsto, in prossimità della scuola, l’obbligo dei 30 km/h sono appena il 7,08%. In crescita le piste ciclabili vicino agli istituti (10,48%). Dato negativo riguarda la presenza di giardini o aree verdi nelle zone antistanti le scuole (62,89%), in continuo calo, con quasi 12 punti percentuali in meno rispetto a due anni fa (74,27%). Resta inoltre il problema di carenza delle strutture dedicate allo sport, di cui sono provviste solo il 52,60% degli istituti. Comunque la voglia di investire nell’innovazione c’è, come dimostrano le quattro eccellenze segnalate da Ecosistema Scuola: l’asilo nido di Gaiole in Chianti (Si), l’eco scuola primaria di Scarmagno, in provincia di Torino, i servizi scolastici sostenibili a km ed emissioni zero avviati da diverse scuole piacentine e l’opera di riquificazione della scuola primaria statale Anna Frank da parte del comune di Giaveno, in provincia di Torino. Tutte strutture e servizi ecosostenibili. In generale dalla fotografia di Ecosistema Scuola 2012 anche quest’anno si riconfermano in testa alla graduatoria nazionale le città capoluogo del centro nord. Svetta al primo posto in classifica Trento, seguito da Piacenza (2°), con una risalita di ben sette posizioni rispetto allo scorso anno, Verbania (3°), Prato (4°), Parma (5°), Reggio Emilia (6°), Pordenone (7°), Asti (8°), Terni (10°) che si confermano anche quest’anno nella top ten della graduatoria, quindi la nuova entrata Forlì (9°). Sul fronte delle regioni a guidare la classifica sono l’Emilia Romagna e il Piemonte, rispettivamente con 4 e 2 città tra le prime dieci, che con il Trentino Alto Adige e la Toscana si distinguono sulla qualità dei servizi e dell’edilizia scolastica. Apre invece la graduatoria delle grandi città Torino (11º) seguita da Firenze (17º). Anche quest’anno Napoli (29º) risulta prima tra le grandi città del sud. Invece Lecce (23º) e Benevento (26º) sono le prime città del sud in graduatoria, mentre Cagliari (47º) è la prima tra quelle delle isole. Salgono in graduatoria Milano (42º), Bologna (54º), Bari (67º), scende Palermo (87º); mentre è fuori dalla classifica Roma, che anche quest’anno presenta dati incompleti. Sul fronte dei servizi, a distinguersi sono invece Ascoli, Campobasso, Frosinone e Lucca per il servizio di scuolabus, Lecco per quello di pedibus che coinvolge quasi la metà degli edifici scolastici, Brindisi, Frosinone, Matera e Pisa per i pasti interamente biologici nelle mense scolastiche.

Commenti

Perchè tutto messo male tranne la differenziata? Perchè la politica crede solo al presente (i conti da far quadrare, lo spregio alla cultura che non sia di base,il "be stupid" berlusconiano e il "capitale umano" di Monti) mentre la società è già avanti. Abbiamo una politica che invece di dirigere i nostri sforzi ci sta semplicemente sopra la pancia.
Marco, 12-11-2012 01:12

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