Eliodomestico, una soluzione alla penuria d'acqua potabile

Semplice, economico ed efficiente, l'eliodomestico - distillatore compatto ideato dal giovane designer italiano Gabriele Diamanti - potrà essere utilizzato nei Paesi afflitti da scarsità di risorse idriche potabili, al fine di desalinizzare l’acqua del mare o depurare quella inquinata.

Eliodomestico, una soluzione alla penuria d'acqua potabile
In condizioni di estrema siccità o assenza di sorgenti d’acqua potabile, la sopravvivenza è legata alla possibilità di depurare e rendere utilizzabile per scopi domestici l’acqua del mare, di falde troppo saline, inquinate o contaminate da metalli o composti nocivi per la salute. In particolare, la disponibilità di distillatori di piccole dimensioni e facilmente trasportabili è molto importante. Ne esistono già in commercio, ma non hanno un’alta efficienza e soprattutto in genere non sono molto maneggevoli. Un giovane designer italiano, Gabriele Diamanti, ha però progettato e realizzato un distillatore compatto, che ha chiamato eliodomestico, il quale risponde a tali esigenze. La struttura e il meccanismo di funzionamento richiamano quello di una caffettiera rovesciata. Il dispositivo è infatti costituito da due contenitori sovrapposti, connessi tramite una cannula. L’acqua da distillare viene versata nella parte alta dell’utensile, che deve essere quindi esposto al sole. Il calore dei raggi solari porta a ebollizione l’acqua, così che essa evaporando si separa da sali e impurità, i quali resteranno sul fondo. L’innalzamento della temperatura nel contenitore è agevolato dal fatto che esso è verniciato di colore scuro. Con l’evaporazione dell’acqua si verifica un aumento di pressione nella camera: ciò fa sì che il vapore – alla ricerca di una via di sfogo - si infili nella cannula, esso dunque sfiata nella parte inferiore del distillatore. Qui, a contatto con le pareti di metallo, il vapore si raffredda quanto basta perché l’acqua si ricondensi, ossia torni allo stato liquido. A questo punto però essa è pura, privata di sostanze tossiche o indesiderate. Si noti che nessun filtro viene impiegato, bensì è il processo di evaporazione che separa le componenti. L’acqua posta originariamente nel contenitore superiore, dunque, a fine giornata si troverà in quello inferiore, completamente depurata e quindi bevibile. Eventualmente un piccolo quantitativo di sali potrà essere aggiunto, al fine di aumentare le qualità organolettiche e i benefici per la salute. L’eliodomestico è realizzato con materiali semplici ed economici, in particolare terracotta e metallo, che può essere lamiera zincata o anche altri metalli di recupero. Il ferro dolce invece è da evitare, perché a contatto con l’acqua salata si corroderebbe facilmente. La dimensione ridotta lo rende un utensile domestico trasportabile ed utilizzabile agevolmente, ideale per le popolazioni che vivono in regioni aride, dove l’acqua scarseggia perché i bacini sono troppo salini o contaminati da sostanze nocive. Lo stesso vale per aree in cui i corsi d’acqua siano inquinati e i sistemi di depurazione limitati. In tali circostanze, il singolo nucleo familiare può provvedere al proprio fabbisogno adottando l’uso quotidiano di uno o più eliodomestici. Sarà sufficiente riempirli d’acqua al mattino, porli al sole e recuperarli la sera. Ciascuno di essi può garantire un rifornimento di cinque litri di acqua potabile ed utilizzabile per scopi domestici. “Ho adottato il metodo di progettazione centrato sull’utente, il cosiddetto design thinking, applicato però ad un contesto normalmente estraneo al design - dichiara Diamanti - ho quindi tenuto in considerazione le esigenze tecniche, quelle dell’utente, nonché quelle estetiche, che sono legate alla comprensione dell’oggetto da parte di coloro che lo useranno”. Anche l’aspetto dell’eliodomestico, infatti, si ispira alle abitudini e tradizioni dei popoli che potrebbero giovare dell’utilizzo di tale piccolo distillatore. L’estetica, i materiali e le decorazioni riprendono i vasi di terracotta fabbricati dalle popolazioni africane ed indiane. Inoltre la forma bombata ma piatta sul fondo, e il peso contenuto, ne consentono il trasporto sulla testa, cosa assai comune presso molti Paesi del sud del mondo. “Gli elettrodomestici sono oggetti che tutti abbiamo in casa, sappiamo cosa sono e come funzionano e li riconosciamo; analogamente l’eliodomestico svolge il suo compito, ma essendo inserito in un contesto completamente diverso ha avuto bisogno di essere ripensato alla radice, in modo da rispecchiare il contesto stesso - aggiunge il designer 31-enne - da qui la forma dell’oggetto, che richiama stilemi classici dell’artigianato povero e di alcuni oggetti d’uso comune nelle cucine dei paesi in via di sviluppo”. La semplicità della struttura e la facile reperibilità dei materiali fa sì che il depuratore possa essere costruito direttamente in loco e che anche i pezzi di ricambio siano recuperabili in maniera semplice ed economica. Secondo le valutazioni di Diamanti, l’eliodomestico ha una resa superiore a quella dei sistemi di depurazione di piccole dimensioni tradizionali, i quali sono costituiti in pratica da vasche coperte da lastre di vetro oblique: l’acqua evapora perché scaldata dal sole, poi si ricondensa sulla superficie di vetro e scivola lungo essa per poi defluire attraverso una cannula o raccogliersi in un contenitore posto all’estremità. Un simile dispositivo, a fronte di un costo di 100 dollari a pezzo, restituirebbe 3 litri al giorno di acqua depurata (a parità di superficie irradiata e liquido inserito); l’eliodomestico, invece, avrebbe un costo dell’ordine dei 50 dollari per una resa quotidiana di 5 litri di acqua potabile. Alla base della maggiore efficienza vi sono: l’uso del metallo per la superficie di condensazione, in luogo del vetro; il fatto che tale superficie non sia esposta direttamente al sole. Queste scelte fanno sì che la differenza di temperatura tra le due aree del desalinizzatore sia maggiore rispetto a quanto accade nei piccoli depuratori tradizionali, cosicché il processo di condensazione è agevolato. L’idea dell’eliodomestico è stata per anni nella testa del suo creatore, il quale aveva già progettato un dispositivo simile per la sua tesi di laurea. Dopo una proficua esperienza nello studio del designer giapponese Makio Hasuike, il giovane ha deciso di aprire uno studio con altri soci e ha ritirato fuori il progetto del desalinizzatore. Il progetto dell’eliodomestico è stato presentato nel 2011 al concorso Prix Emile Hermès, dove è arrivato in finale. L’aspetto più nobile del progetto di Diamanti è la sua volontà di renderlo fruibile nel modo più semplice possibile e senza scopo di lucro: è per questo che il giovane designer ha deciso di porvi un brevetto con licenza ‘open’ (aperta). Vale a dire che chiunque può realizzare il depuratore da lui progettato, ma non può trarvi profitto e, ovviamente, ha l’obbligo di citare il nome dell’autore. Ciò rende l’eliodomestico un utensile che le organizzazioni non governative possono provvedere a produrre e distribuire nei Paesi affetti da siccità e povertà o colpite da calamità. “Per il momento non è in vendita, esistono però due prototipi - commenta l’autore - ora sto lavorando affinché l’eliodomestico sia inserito in progetti di sviluppo di ONG e che, quindi, si insegni direttamente agli artigiani locali come fabbricarlo sul posto”.

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