Evitare il disastro, per un buon 2013

Il disastro è alle porte? Secondo Paolo Ermani, Presidente Associazione PAEA, se non ci svegliamo subito, il 2013 non potrà che aggiungersi agli anni fallimentari. Per invertire il corso delle cose, ricorda in questo editoriale, "basterebbe che ognuno facesse quello che pensa che 'altri' debbano fare e poi si mettesse assieme a suoi simili per aumentare la potenzialità del suo gesto".

Evitare il disastro, per un buon 2013
Un altro anno fallimentare è finito e il disastro è alle porte. Si dice che siamo una civiltà, molti sostengono che siamo anche una civiltà superiore, a chi e cosa non è dato sapere, visto che gli stessi animali sono assai più intelligenti di noi. Non siamo nemmeno in grado di salvaguardare la nostra esistenza e stiamo facendo di tutto per scomparire dalla faccia della terra. L’inquinamento e l’effetto serra sono a livelli superiori delle peggiori previsioni e si può solo fare il tifo affinché la crisi si aggravi per sperare in una riduzione delle emissioni. Nulla di serio e decisivo fanno governi e conferenze internazionali, tutti inebetiti e proni al dio assassino della crescita. In questo quadro in Italia con le sacre elezioni alle porte, in tanti si accapigliano per concorrere al potere, raggiunto il quale, da sempre ci dicono che le cose cambieranno. Al potere c’è stato praticamente chiunque e certamente molto è cambiato ma in peggio. Il cambiamento della mentalità e l’azione sono la vera soluzione, non chi andrà al potere. Purtroppo però questa è una politica che non riscuote molto successo nonostante sia assai sensata visti i risultati di chi sta in parlamento o in amministrazioni varie. Se si scrive o si inveisce contro politici e classe dirigente, si ha un sicuro plauso e più ci si scaglia contro e più da qualche parte arriveranno gradimento e sostegno. Non appena si inizia a prendere in considerazione la situazione da un lato diverso cioè di responsabilità del singolo, fermo restando le grandi colpe di politici e classe dirigente, ecco che la condivisione è minore. Ecco che arrivano critiche anche feroci. Nel momento in cui si afferma che classe dirigente e politici sono anche il nostro specchio, che il degrado inizia da quando ognuno di noi pensa solo al suo orticello e che il cambiamento può avvenire quando si cambia questo atteggiamento, ecco che iniziano i mal di pancia, la disapprovazione, il disinteresse. Molto meglio e più facile continuare a prendersela con qualcuno, sperare in improbabili e ridicoli leader. E intanto la terra brucia. Senza elemosinare o sperare in politici, leggi, e così via, già oggi noi saremmo in grado di cambiare il mondo e arrestare la corsa al suicidio. Basterebbe che ognuno facesse quello che pensa che “altri” debbano fare e poi si mettesse assieme a suoi simili per aumentare la potenzialità del suo gesto. Si dice, anzi continuamente ci si lamenta, che non ci sono risorse e soldi: mai balla fu più grande. Siamo l’impero dello spreco e strapieni di risorse e possibilità. Fino a pochi anni fa non si agiva in maniera responsabile semplicemente perché non si faceva, adesso non si agisce perché si ha la scusa che non ci sono soldi. Certo se si vuole vivere come il sistema televisivo/pubblicitario ci dice che dobbiamo vivere, i soldi non saranno mai abbastanza. Ma se si progetta e realizza una vita che ha altri parametri da quelli della crescita infinita, si vedrà che i soldi, il lavoro, le risorse, ci sono. Tanto per prendere solo alcuni dati dei tanti in questo senso, circa il 75% delle persone in Italia hanno la casa di proprietà e praticamente tutti hanno conti in banca o in posta. E tanti, troppi, hanno conti in banche che sono le stesse che si reputano responsabili di ogni male. Iniziamo a spostare i nostri soldi - pochi o tanti che siano - dalle banche armate a quelle come Banca Etica, il Credito Cooperativo o il circuito MAG. Iniziamo a pensare e realizzare una nuova imprenditoria, del nuovo lavoro e chiediamo a queste banche di finanziare progetti che siano sensati economicamente e lavorativamente. Come consumatori supportiamo e rivolgiamoci quasi esclusivamente a chi è protagonista di questa nuova economia e lavoro. Costruiamola noi una nuova società, è la vera possibilità che abbiamo, altro che voto elettorale. Oggi tutto ciò non piace sentirlo dire perché presuppone il rimboccarsi le maniche, fare e non perdere troppo tempo ad inveire contro qualcuno, ma fra qualche anno un discorso simile sarà sempre più attuale. Le risorse non rinnovabili scarseggeranno, il bengodi fortunatamente diminuirà in maniera drastica, la sbronza finirà i suoi effetti e per contro aumenteranno ancora di più i cambiamenti climatici con i disastri collegati. Volenti o nolenti saremo costretti a prendere in mano la situazione e forse si inizierà a supportare e prendere maggiormente in considerazione chi fa e propone di fare e non chi inveisce, teorizza o aspetta. Magari sarà tardi ma come recita il detto, meglio tardi che mai. Auguri di buon anno a tutti.

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