'In Loco Motivi', un tentativo dal basso per salvare la linea Avellino-Rocchetta

La linea ferroviaria Avellino Rocchetta nel dicembre 2010 è stata sospesa dalla Regione Campania perché considerata "antieconomica". Il problema riguarda tutto il territorio nazionale: per una logica puramente economicista, 8000 chilometri di linee minori sono soppresse, abbandonate o in via di soppressione. Abbiamo incontrato Luca Battista, uno degli ideatori del progetto In Loco Motivi.

'In Loco Motivi', un tentativo dal basso per salvare la linea Avellino-Rocchetta
L’Avellino Rocchetta è una tratta che, sviluppandosi per circa 120 km, unisce il capoluogo irpino alle aree montuose interne e arriva fino in Puglia, toccando la Basilicata. È una ferrovia minore, nata nel 1895 e voluta fortemente da Francesco De Sanctis. Un treno che si inerpica lungo le valli fluviali, salta sui ponti, mastica le montagne, penetra territori dalla forte valenza paesaggistica, sconosciuti ai più, anche nella stessa Campania. È una tratta considerata antieconomica per il basso numero di clienti. Nel giro di poco più di un anno, però, un raggruppamento di organizzazioni, cittadini e associazioni ha realizzato il progetto In Loco Motivi, dimostrando che si può fare animazione territoriale dal basso e valorizzare e promuovere a costo zero le aree interne del meridione proprio utilizzando quelle ferrovie che, sempre più, le regioni stanno dismettendo ritenendole improduttive. Nonostante i numeri e i risultati, nel dicembre 2010 la linea è stata sospesa dalla Regione Campania. Un eufemismo per dichiararne la soppressione visto che, ad oggi, non si ha notizia di nuovi treni in partenza da Avellino. Luca Battista, referente provinciale di Amici della Terra, è stato dall’inizio parte attiva di questa avventura. “Nel settembre 2009 - afferma Battista - Pietro Mitrione dell’Osservatorio CGIL lanciò un appello tramite Facebook a prendere il primo treno delle 6.30 dalla stazione di Avellino. Questo per scongiurare la chiusura definitiva della tratta che, in verità, si prospettava ad ogni cambio di orario. Un nutrito gruppo di persone fece il viaggio di andata e ritorno Avellino Rocchetta Sant’Antonio e venne lanciata l’idea di costituire una rete di associazioni, ma anche di singoli cittadini, che potesse prendere a cuore le sorti della linea ed esplorarne eventuali nuovi usi. L’Osservatorio della CGIL, Amici della Terra, Irpinia Turismo, Rosso Fisso e Irpinando costituirono il nocciolo duro che dal settembre 2009 fino alla soppressione della tratta, il 13 dicembre 2010, ha dato vita al progetto In loco motivi, il treno irpino del paesaggio. È stata la regione Campania a sancire l’ultima corsa dell’Avellino Rocchetta decretando la sospensione della tratta ma, in realtà, sancendone la soppressione.” È una questione aperta quella delle ferrovie minori… In Italia 8000 chilometri di linee minori sono soppresse, abbandonate o in via di soppressione. È un problema legato alla mancanza di fondi che vengono spostati su tratte dove c’è un maggior numero di passeggeri. È una logica puramente economicista che va, tra l’altro, contro le indicazioni dell’Unione Europea in tema di mobilità sostenibile. Dovremmo aumentare l’uso della rete ferroviaria a discapito di quella stradale, ma non è così. Bisogna analizzare le ricadute economiche di queste infrastrutture in termini di valore d’uso reale e potenziale valutando parametri non solo strettamente economici. Non si può trascurare il valore d’uso potenziale (la forza del vettore per l’animazione territoriale) per concentrarsi semplicemente sulle entrate derivanti dai biglietti. La nostra tratta attraversa tre valli fluviali, moltissimi ponti, zone impervie. In confronto all’evoluzione della rete stradale irpina non è competitiva se non in piccole tratte. Eppure, in altre realtà, le ferrovie minori costituiscono vere e proprie infrastrutture turistiche al servizio del territorio. Basti pensare alla Toscana, ma anche all’agrigentino dove esperienze simili alla nostra hanno avuto maggiore fortuna grazie ad associazioni ambientaliste e del territorio che prendono in gestione le linee sostenuti dal pubblico e in convenzione con Trenitalia”. Come ebbe inizio l’esperienza di In Loco Motivi? La nostra iniziativa destò subito l’interesse dell’allora dirigente dell’ACAM, (Agenzia Campana per la Mobilità sostenibile) Anna Donati, tra le prime firmatarie della legge per la salvaguardia delle ferrovie dimesse, entusiasta della nostra idea. Ci fu garantito che la tratta non sarebbe stata chiusa e ci furono concessi due treni domenicali al mese, già nell’orario ufficiale. E come vi siete finanziati? In Loco Motivi considerò questo treno come un’occasione di riscoperta e conoscenza dell’Irpinia. Noi pagavamo il biglietto alle Ferrovie e offrivamo un pacchetto di animazione turistica che comprendeva la colazione sul treno, il racconto del paesaggio attraverso i finestrini, le animazioni con attori, musicisti, artisti. Si visitavano poi monumenti, luoghi, emergenze ambientali, si sostava in agriturismo o in ristorante; nel pomeriggio continuavamo il nostro viaggio e poi si ritornava alla stazione per prendere il treno e ritornare ad Avellino. Abbiamo fatto 27 escursioni ufficiali. Hanno usufruito della tratta 2030 visitatori con una media di 107 passeggeri a corsa. Il treno ne poteva contenere 130 e spesso, tra giornalisti, invitati e chi si aggiungeva durante il percorso non c’era nemmeno posto a sedere. Quindi i passeggeri sono stati molti di più. Attraverso il web (unico mezzo di comunicazione a costo zero) si sono avvicinate persone delle estrazioni più varie: giovani, pensionati, professionisti, casalinghe. Circa il 20% sono venuti fuori dall’Irpinia, in particolare dall’area metropolitana di Napoli, ma anche dal Lazio e dalla provincia di Foggia. Abbiamo visitato 17 borghi, 30 monumenti notevoli e realizzato 3 escursioni di tipo naturalistico, come il treno della neve e i sentieri di Montella. In Loco Motivi ha stretto collaborazioni attive con oltre 20 tra Pro loco e altre associazioni territoriali coinvolgendo direttamente i referenti dei luoghi. Abbiamo inoltre sperimentato una proficua attività di educazione ambientale con le scuole proponendo un progetto di percezione del paesaggio e conoscenza della biodiversità 'L’Irpinia in treno'. Per la primavera 2011 avevamo 2500 adesioni già ufficializzate dal Provveditorato e saremmo arrivati a 5.000 riempiendo il treno da marzo a maggio, esclusi i sabati e domenica, solo con questa attività. Ma poi è finito tutto… In Regione, dopo il cambio di Giunta, hanno considerato la tratta antieconomica. L’ACAM non ha ancora un nuovo dirigente e ci hanno detto, pur senza mai fornire dati ufficiali, che ci vogliono due milioni di euro solo per i costi di manutenzione. Non possono accollarsi l’onere di mantenere la tratta. In realtà ci sarebbe bisogno di un piano dei trasporti provinciali definendo al suo interno un ruolo diverso per l’Avellino Rocchetta. Potrebbe essere una infrastruttura legata alle potenzialità turistiche, avere una forte integrazione con il trasporto su strada per alcune tipologie di pendolari, servire le aree industriali che attraversa diminuendo, nel contempo, il trasporto su gomma. Noi possiamo garantire le domeniche di tutto l’anno, riempire il treno con le scuole nel periodo primaverile e la regione potrebbe riattivare il treno per i pendolari di alcune tratte, soprattutto per gli studenti dei paesini di montagna che se ne servivano. Si è parlato di attivare un progetto europeo (PAIN FAS) finanziato con milioni di euro chiamato La via del vino tra i castelli dell’Irpinia verde. In realtà si tratta di una progettualità che non interessava se non marginalmente l’Avellino Rocchetta. Intanto non è accaduto niente e anche se ci fosse davvero l’intenzione di investire sull’Avellino Rocchetta tra i tempi di rimodulazione, di approvazione, di appalto e di esecutività del progetto tra dieci anni ci ritroveremo veri e propri boschi sulla tratta ferroviaria. Ci sono state reazioni? Si è fermata un’esperienza che ha dato grande valore a questa linea ferroviaria. La classe politica locale iniziava a guardarla con occhi diversi. Ci sono stati impegni presi da moltissimi sindaci della tratta e dalla Provincia di Avellino il cui Presidente ha anche fatto delle interrogazioni parlamentari, ma è rimasto tutto lettera morta. Un’occasione sprecata per far conoscere un altro volto dell’Irpinia Anche in Campania non si conosce la valenza ambientale e la complessità ecosistemica dell’Irpinia. È questo il nostro punto di forza, la nostra valenza strategica. L’Avellino Rocchetta era il treno dei grandi vini, serviva gli areali dei DOCG Fiano di Avellino e Taurasi, solo il Greco di Tufo ne rimaneva fuori. Era il treno dei Parchi naturali. Partiva da Avellino, che è nelle immediate vicinanze del Parco del Partenio e del futuro Parco del Vallo Lauro Pizzo Alvano e attraversa il Parco dei Monti Picentini. Era il treno della rete ecologica campana costituita dai corridoi fluviali. In Irpinia, infatti, l’Avellino Rocchetta si sviluppa accanto al Sabato, al Calore e all’Ofanto; i treni di fine ‘800 avevano bisogno di molta acqua per raffreddarsi. È una ferrovia caratterizzata da molteplici ponti, tra cui spicca il ponte Principe a Lapio, un’opera ardita realizzata con le stesse tecnologie della Torre Eiffel. Era, innanzitutto, il treno della biodiversità perché tocca Siti di Importanza Comunitaria e Zone di Protezione Speciale: il Monte Terminio, l’Alta Valle del Fiume Ofanto, il Bosco di Guardia dei Lombardi, la Querceta dell’Incoronata a Sant’Angelo dei Lombardi, il Lago di Conza, il Lago di San Pietro, il bosco di Calitri. Il territorio irpino è interessato per il 25% (la media europea è del 17%) dalla rete Natura 2000, lo strumento della Comunità Europea per tutelare le aree ad alta complessità ecosistemica, garanzia della conservazione e della diversità di flora e fauna, vere e proprie riserve genetiche. In Loco Motivi continua a sperare? Hanno letteralmente fatto morire questa azione di cittadinanza attiva. Programmiamo continuamente eventi per tenere desta l’attenzione, ma la classe dirigente concretamente non ci ascolta è, come minimo, superficiale. In Provincia hanno appena approvato un ennesimo ordine del giorno per impegnarsi ad attivare ogni tipo di azione possibile. Bisogna dire quello che pensiamo, ma anche fare quello che diciamo. In realtà l’unica speranza è che cambi l’attenzione delle persone, che si apra qualche spiraglio capace di influenzare le azioni dei decisori politici a prescindere dalle tornate elettorali. Certo, c’è un dato di fatto: più passa il tempo più i costi per riattivare la linea saranno maggiori.

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