Rifkin annuncia la fine del capitalismo

“Al cuore del capitalismo c’è una contraddizione che ne sta ora accelerando la fine”. Jeremy Rifkin, consulente dell’Unione Europea e guru mondiale dello sviluppo sostenibile, ha presentato in Italia il suo ultimo libro, "La società a costo marginale zero", pronosticando un futuro “in decrescita”.

Rifkin annuncia la fine del capitalismo

Proviamo a immaginare uno scenario in cui il costo di ogni ulteriore produzione sia, al netto dei costi fissi, praticamente pari a zero. Impossibile, dite voi? Invece secondo Jeremy Rifkin – che nei giorni scorsi a Milano, Mantova e Trento ha presentato il suo nuovo libro, La società a costo marginale zero - tutto questo è già realtà. Crescono infatti i prosumers - consumatori che diventano produttori in proprio - che generano e condividono informazioni, contenuti d’intrattenimento, energia verde e oggetti fabbricati con stampanti 3D, il tutto ad un costo marginale quasi zero. Ma cosa significa realmente?

Una società caratterizzata da costi marginali prossimi allo zero rappresenta il contesto a massima efficienza in cui promuovere il benessere generale e, nel contempo, il punto di flesso che segna l’inevitabile uscita del capitalismo dalla scena mondiale. Infatti quando i beni e i servizi diventano quasi gratuiti, il profitto precipita, il mercato si atrofizza e il sistema capitalistico muore. A cominciare dal suo elemento fondante: la proprietà.

Usando le parole del filosofo William James, la proprietà è diventata il sistema di misurazione dell’essere umano e un’estensione della personalità, così che il confine tra ciò che una persona chiama “me stesso” e ciò che chiama semplicemente “mio” è difficile da tracciare. La nostra reputazione, i nostri figli, l’opera delle nostre mani, possono esserci cari quanto il nostro corpo. Nel suo senso più ampio, il sé di un uomo è la somma totale di tutto quello che egli può chiamare suo: non soltanto il suo corpo quindi, ma anche i suoi indumenti e la sua casa. Se crescono e prosperano, si sente trionfante, se deperiscono e diminuiscono, si sente abbattuto.

Oggi, però, un numero crescente di persone inizia a percepire la proprietà come un limite, un qualcosa di obsoleto e fuori moda, oltre che, in molti casi, anche poco conveniente. In Italia lo dimostra una ricerca condotta da Ipsos e commissionata da Airbnb e BlaBlaCar: il 31% degli intervistati si dimostra interessato ad utilizzare i servizi collaborativi, l’11% si dichiara già utilizzatore e solo il 27% si è dimostrato negativamente orientato verso il fenomeno. Il 57% degli intervistati prevede inoltre una forte diffusione del ride sharing, il 47% ritiene che l’house sharing crescerà nel prossimo futuro, mentre i settori che sembrano avere maggiori potenzialità sono il co-working e il car sharing, citati rispettivamente dal 61% e dal 53% degli intervistati.  Emerge dunque che il mondo non è più di chi possiede, ma di chi condivide: mentre in passato la libertà era concepita in termini negativi, come diritto di escludere gli altri dal godimento di qualcosa conquistato col sudore della fronte (logica meritocratica), oggi la libertà è intesa come diritto all’inclusione e misurata in termini di accesso (logica collaborativa e solidale).

Il punto di svolta è ormai vicino, secondo le previsioni di Rifkin: stando alla sua ricostruzione, entro il 2050 il mercato capitalistico si ritrarrà in nicchie sempre più ristrette, mentre si affermerà sulla scena mondiale un nuovo sistema economico, quello del Commons collaborativo. Nel nuovo scenario la gestione e il controllo centralizzato del commercio cedono il passo alla produzione paritaria, distribuita e a scala laterale, segnando quindi la fine delle bipartizioni “proprietari e lavoratori”, “venditori e consumatori”. Arroccarsi in una Seconda rivoluzione industriale ormai al tramonto, con opportunità economiche sempre più modeste, un Pil sempre più contratto, una produttività sempre più in calo, un tasso di disoccupazione sempre più alto e un ambiente sempre più inquinato, è quindi improponibile, secondo Rifkin.

Dal volume emerge che occorre favorire la convergenza dell’Internet delle comunicazioni, dell’energia e della logistica. Ad esempio, afferma Rifkin, «Occorre cambiare la piattaforma energetica perché costa sempre di più e porta al cambiamento climatico. Non capisco cosa stia aspettando l'Italia: si parla di attualità, riforme, ed è necessario farle ma non è sufficiente. L'Italia deve cambiare il proprio modello energetico. Non può restare nel XX secolo, ancora con carburanti fossili e con il nucleare perché così rimarrà un passo indietro».

Questa trasformazione deve poi essere accompagnata da un cambiamento culturale, quello che Rifkin chiama “sviluppo di una coscienza biosferica”, ovvero quella coscienza che porta a riconoscere che le vite degli individui sono intimamente interconnesse, che il benessere personale dipende dal benessere della più ampia comunità nella quale si vive e che, ancora, tutto ciò che si fa lascia un’impronta ecologica.  Rifkin racconta una rivoluzione che sa di Decrescita, fatta di semplicità, ragione e rispetto: per costruire una società della decrescita bisogna cambiare radicalmente il sistema economico, attraverso una ri-localizzazione della produzione,  una forte diminuzione dei movimenti di merci e capitali e un aumento del periodo di vita dei prodotti per diminuire la massa dei rifiuti, secondo la logica della condivisione.

Maurizio Pallante, Fondatore del Movimento della Decrescita Felice in Italia, suggeriva proprio qualche settimana fa l’ennesima piattaforma collaborativa (CoseInutili.it), chiedendosi nel contempo come sia possibile decrescere in un Paese in cui è così difficile fare autoproduzione. Rifkin fornisce una risposta più che ottimistica, ora tocca al governo ma anche a tutti i singoli che vogliono muoversi in questa direzione.

“Cambierà tutto come è avvenuto con motore a vapore, telegrafo e ferrovia durante la Prima Rivoluzione ed elettricità, telefono e petrolio durante la Seconda. Possiamo accettarlo e agire di conseguenza oppure rimanere spettatori del cambiamento altrui”

 

 

 

 

 

 

 

La Società a Costo Marginale Zero Voto medio su 2 recensioni: Da non perdere

Commenti

Articolo molto interessante, mi auguro che avvenga, effettivamente poco tempo fa ho assistito alla presentazione del libro 'come vivere con 5 euro al giorno' di Stefania Rossini, il che mostra come questo articolo possa effettivamente tramutarsi pian piano in realtà, quindi speriamo in un futuro sostenibile!
Federica, 22-09-2014 11:22
Decresciamo intanto l'orario lavorativo: 4 ore di lavoro giornaliero sono sufficienti per produrre qualunque cosa, la disoccupazione verrebbe azzerata o quasi. Oggi abbiamo i vecchi al lavoro ed i giovani al bar, è necessario riequilibrare gli sforzi e parlare di autogestione in tutti i settori.
paolo de gregorio, 22-09-2014 05:22
Nonostante la elegante perifrasi, Rifkin non fa altro che rifilarci la teoria marxiana della cd. "caduta tendenziale del saggio di profitto" . La cosa risale ad Adam Smith e dovrebbe più o meno funzionare così: posto che il valore di ogni bene prodotto dipende dalla quantità di "ore %u2013 lavoro" in esso incorporate, il "progresso" tecnologico fa diminuire il fattore "lavoro" (umano), riducendo il "plusvalore" (economico) appropriabile dal capitalista. Le formule sarebbero queste ("P" è plusvalore, "C" capitale costante, "V" capitale variabile): Saggio del plusvalore: S = P/V Saggio di profitto: S = P/(C V). Se ne deduce: il decrescente "rendimento" (economico) porta all'inesorabile estinzione del modo di "produzione capitalistico" (settecentesco). Conclusione di Rifkin, anzi di Marx: allegri, i capitalisti sono morti (o quasi), preparatevi ad un "mondo nuovo" (ovvero al "sol dell'avvenir"). Purtroppo le cose non stanno così, ed il primo a saperlo è proprio Rifkin. L'attuale modo di produzione "capitalistico" (il potere di "comandare lavoro") non si fonda affatto sull'appropriazione del "valore %u2013 lavoro", ma sull'espropriazione del "potere di scambio", ed esso non ha origine nel moderno mondo "industriale" (produzione tessile inglese), ma nel più vecchio mondo commerciale (mercanti-orafi italiani e renani). E ciò dà conto anche dell'oscurità del concetto di "accumulazione originaria del capitale" in Marx. Base del moderno "potere capitalistico", come Rifkin ben sa, non è infatti, né un dato "economico", né un dato "tecnologico", bensì un dato "legale": la espropriazione - mercificazione della (immateriale) convenzione sociale in cui consiste il "mezzo" di scambio (del "valore") chiamato "moneta",con il connesso inestinguibile monopolio "privato" della cd. merce "denaro", che induce i suoi necessitati "acquirenti" ad un altalenante pericolo di vita (espansione-rarefazione monetaria). Il problema è che tutto ciò è fondato su un sostanziale trucco da baraccone originato dalla quattrocentesca "nota di banco" (rectius, lettera di cambio traettizio), tanto banale, quanto stupido, e ciò esige che la "scoperta" del comodo modo di "campare a spese del prossimo" sia accuratamente tenuta segreta, e, se del caso, sia accanitamente difesa, ad ogni costo. Il sistema è infatti intrinsecamente instabile, e funziona solo con la truffa: per reggersi, deve quindi necessariamente essere dittatoriale, violento e disumano. Il ché spiega, epoca, organicità e segretezza del sottostante "progetto politico" di schiavitù "totale", e dà conto della sistematicità della "menzogna del potere" e della sua "cultura ufficiale". A partire dalla celebrata nascita dello "stato moderno" sancito dalla pace di Westfalia del 1648 , con la benedizione di Ugo Grozio. Ciò che permise all'Olanda di esportare in Inghilterra il modello della Banca Nazionale di Amsterdam fondata dalla "nobiltà nera veneziana" nel 1609 (ed il meccanismo di saccheggio delle Compagnie delle Indie), ponendo così le basi della "moderna" banca di "emissione" che Guglielmo III legittimerà nel 1695. Inutile ripercorre le tappe che hanno "universalizzato" il sistema della "truffa monetaria", anche perché Rifkin le conosce bene. Quello che può comunque osservarsi è un invariabile modus operandi, più o meno riassumibile nelle seguenti successive fasi: a) espansione del debito sovrano e/o privato (previa guerra portata o subita dal paese); b) stretta monetaria e/o creditizia (es. crisi del '29); c) massacro generale (guerre mondiali, che tanto hanno fatto felice Thomas Malthus); d) espropriazione di interi patrimoni (es. piani Dawes e Young); e) schiavismo culturale e monetario (es. maggio francese, New Age, e cialtronerie omosessuali varie). Quindi, in definitiva, ciò che Rifkin ci sta comunicando è più o meno questo: allegri, alla fine di questa "crisi" epocale sarete, sì, schiavi nullatenenti, ma felici di aiutarvi l'uno con l'altro. Ma questo, non è forse per caso la realizzazione della famosa "Agenda 21" ? (per eventuale conferma: http://www.cieliparalleli.com/Politica/agenda-21-la-politica-di-spopolamento-del-vaticano-tramite-il-club-di-roma.html http://frontediliberazionedaibanchieri.it/2013/10/unico-tema-de-popolazione-david-rockefeller-pubblicamente-in-video-agenda-21-usa.html). Vincenzo del Sannio
Vincenzo, 25-09-2014 04:25
Interessante lettura Vincenzo. Riconosco molte contraddizioni e ingiustizie del sistema, però è bene ricordare che nei paesi industrializzati la vita di milioni di consumatori ha goduto di un sensibile miglioramento. Il modello capitalistico va contestualizzato. Personalmente credo che espropriazione e forme societarie a integrazioni verticale fossero necessari in quel periodo storico. Oggi le cose stanno cambiando grazie alla rete. Stiamo assistendo alla nascita di economie ibride in cui possono convivere monete uniche e monete complementari, proprietari e lavoratori, globale e locale. Ciao
Redazione, 26-09-2014 11:26
Il problema non è l'analisi che tutti potremmo e siamo in grado di fare, ma che cosa succede dopo che il capitalismo è crollato. Ricordo il libro di Ravi Batra "La fine del Comunismo e del Capitalismo", 1978, (Sperling & Kupfer). E qui vorrei presentare l'alternativa al capitalismo e comunismo in due libri: "After Capitalism: Economic Democracy in Action" di Mahesvarananda (http://priven.org/tag/venezuela/) e "PROUT-Socialismo Umanistico e Democrazia Economica" di Ac. krtashivananda, 2013. PROUT è una teoria economica una buona alternativa ai presenti sistemi: www.prout.it buona lettura.
Tarcisio Bonotto, 30-09-2014 09:30

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