Il giglio della spiaggia

“I pensieri vogliono spesso, come bambini e cani, che li portiamo fuori a fare una passeggiata” (Christian Morgenstern 1871-1914). Luzia Janett in una delle sue passeggiate sulla spiaggia incontra la bellezza di un Giglio di mare, anche dal silenzio si può imparare molto.

Il giglio della spiaggia
Il nome latino del giglio bianco che cresce sulle dune è Pancratium maritimum e appartiene alla famiglia delle amaryllidaceae. È molto diffuso nella costa mediterranea. Confucio (551 a. Chr. - 479 a.Chr.) insegnava: “Il cammino è la destinazione”. Faccio passeggiate lunghe per interiorizzare tutto ciò che mi è successo durante un giorno, ciò che ho letto o pensato. Ordino i miei pensieri, gli do una nuova struttura e butto via quelli che non mi servono più. I primi passi li faccio ancora nel mondo degli orologi, email e appuntamenti. Se ho portato anche il cane, mi distraggo più velocemente dal mondo stressato e pesante. Il vento mi scompiglia i capelli, il cane con il muso a terra esamina gli odori che animali selvatici hanno lasciati qui. Il rumore del mare mosso, con le alte onde, mi calma. Proseguo con i miei occhi il percorso delle onde che portano l’acqua sempre più vicino, verso le dune. Cercano qualcosa? Ad un certo punto queste onde curiose si ritirano velocemente. In questo momento lo vedo, il giglio bianco. Uno sguardo superficiale non l’avrebbe trovato. Ha il colore della sabbia. Conosco un suo parente lontano che vive nelle Alpi, la stella alpina. Appariscente e bianca, quasi senza colori anche lei. Mi chiedo: “Questo fiore bellissimo come fa a crescere qui? Ha solo acqua salata e sabbia per nutrirsi”. Lo trovo affascinante. Nella mia vita ho imparato a dare importanza ai colori. Fai vedere chi sei! Devi dare nell’occhio. Solo così il mondo ti riconosce. Ma quello lì ha scelto un'altra strada. Lontano vedo correre il mio cane. La mia pelle sa di sale. Le onde e il vento cantano insieme. Cammino lungo la riva evitando di bagnarmi i piedi con l’acqua che ogni nuova onda porta veloce verso le dune. Raccolgo alcune conchiglie e le ributto in mare. Non le voglio. Non ho bisogno di niente. “I pensieri vogliono spesso, come bambini e cani, che li portiamo fuori a fare una passeggiata”. (Christian Morgenstern 1871-1914). Le mie preoccupazioni non vogliono che le porto a spasso. Hanno paura di andare perse. Lo stesso succede con i miei pensieri, vogliono essere curati. A casa li giro nella mia testa, li lascio diventare grandi e provo a capire ogni dettaglio di loro. Li analizzo con metodi nuovi. Chiamo i miei amici e parlo dei miei pensieri. Loro sono in grado di ingrandire ancora di più le mie preoccupazioni. Tutti i problemi sembrano insolvibili. Finché li porto a spasso. Ad un tratto cambiano le loro attitudini. Diventano più piccoli, si restringono. Appaiono ancora una volta però già non hanno più importanza per me. Spesso spariscono completamente. “Il cammino è la destinazione”. Con la testa piena di preoccupazioni e pensieri, con un torcicollo (ho bisogno di un massaggio) dopo pranzo ho letto nella mia agenda: ore 15 portare il cane al mare. Chi mi ha allontanato dal mio percorso? Il giglio, le onde, l’aria salata, i gabbiani che volteggiano sopra la mia testa? Mi metto seduta su un ceppo di un albero e mi riposo. Il cane si sdraia accanto a me. Il vento mi soffia sabbia negli occhi. Arrivata.

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