Green Hill, un allevamento di cani in serie destinati alla vivisezione

Dal 2 dicembre 2011 presidio e sciopero della fame ad oltranza per protestare contro Green Hill, l'allevamento di cani beagle destinati alla vivisezione, situato sulle colline di Montichiari, in provincia di Brescia. Una battaglia durata un anno e otto mesi. Ricostruiamo la vicenda insieme ad uno degli attivisti del Coordinamento.

Green Hill, un allevamento di cani in serie destinati alla vivisezione
Green Hill è un allevamento di cani di proprietà della Marshall (multinazionale americana) situato sulle colline di Montichiari e composto da cinque capannoni in cui sono detenuti circa 2500 beagle, razza che si contraddistingue per la docilità, molto forte e dotata di un sistema cardiocircolatorio con vasi arteriosi più grandi di altre razze per cui il beagle è particolarmente usato come cavia per sperimentazioni scientifiche e ricerche cliniche. Da un anno e otto mesi il Coordinamento Fermare Green Hill ha lanciato la campagna Salviamo i cani di Green Hill per chiedere la chiusura definitiva di questo allevamento. Dal 2 Dicembre, nove attivisti Adriana (la promotrice), Benedetta, Monica, Elisabetta, Marco, Giorgio, Simone, Goni, Eleonora provenienti da tutta Italia (probabilmente si sono conosciuti a Montichiari durante le iniziative organizzate dal Coordinamento) hanno sposato la causa contro l'allevamento di cani beagle destinati ai laboratori di vivisezione e ne chiedono la chiusura con un presidio permanente e digiunando ad oltranza. Sebbene il Coordinamento Fermare Green Hill non era e non è coinvolto nelle scelte e nelle azioni di questi manifestanti, ha espresso tuttavia solidarietà verso gli attivisti con un comunicato stampa. Il presidio dura da circa venti giorni, ci sono stati dei cambi, nuovi attivisti sono arrivati per apportate il loro contributo, altri sono dovuti tornare a casa; lo sciopero della fame è stato momentaneamente sospeso, anche perché nessuna assistenza sanitaria è stata fornita ai manifestanti. Per otto giorni i ragazzi hanno digiunato, senza riparo, al freddo, sotto la pioggia con i portici transennati per ordine del Comune perché il bivacco non era consentito. La notte tra il 12 e il 13 Dicembre uno dei manifestanti, Alexander, si è accasciato improvvisamente mentre parlava con i suoi compagni. È stato immediatamente trasportato all'ospedale di Brescia dove è stato ricoverato in terapia intensiva per arresto cardiocircolatorio. Dopo due giorni di coma farmacologico si è svegliato e le sue condizioni sembrano migliorare di giorno in giorno. Grande solidarietà da parte dei cittadini di Montichiari che hanno offerto ospitalità aprendo le proprie case agli attivisti. Al gruppo non è stato più permesso di presidiare nella Piazza di Montichiari, già da qualche giorno pertanto sono stati costretti a spostarsi nell'area industriale, in via dell'artigianato. L'aspetto negativo è che la protesta non avrà la stessa visibilità ma gli aspetti positivi sono due: le tende assolutamente indispensabili (anche se non sufficienti visto le temperature molto rigide) e la possibilità di monitorare l'allevamento, gli spostamenti degli animali, dal momento che il presidio è stato spostato a ridosso dei capannoni di Green Hill. La questura ha concesso l'autorizzazione fino al 23 Dicembre. Per chi volesse seguire in tempo reale le notizie o apportare sostegno agli attivisti potete collegarvi al loro blog oppure su Facebook Occupy Green Hill. Quello che stanno facendo questi ragazzi è straordinario altrettanto quanto il lavoro svolto dal Coordinamento Fermare Green Hill. Ricostruiamo insieme a uno degli attivisti un anno e otto mesi di attivismo contro l'allevamento. Cominciamo con il dire perché è nata la battaglia contro questo allevamento. Da tempo conoscevamo questo allevamento come uno dei principali fornitori di cani ai laboratori di vivisezione in Italia e non solo. Soprattutto dopo che alcuni di noi avevano partecipato per anni alla lotta per la chiusura dell’altro allevamento di beagle italiano, la Morini sas di San Polo d’Enza (RE), le attenzioni su questo allevamento c’erano. Ci siamo documentati per un paio di anni e poi la scintilla per farci muovere e creare la campagna è stata la conferma del progetto di ampliamento, ovviamente tenuto nascosto e segretissimo. Il 24 Aprile 2010 durante un corteo per le strade di Montichiari contro Green Hill, avete annunciato che il Comune aveva bocciato l'ampliamento dell'allevamento. Cosa prevedeva il progetto? Il progetto prevedeva la costruzione di altri 5 capannoni in cui imprigionare ulteriori 2.500 cani. La cosa eclatante è che i capannoni sarebbero stati sotterranei, costruiti sotto la collina. Il Comune di Montichiari ha negato i permessi al progetto proprio pochi giorni prima del corteo, probabilmente grazie al clamore della notizia e alla mobilitazione. Nell'agosto 2011, dopo un anno e quattro mesi circa, la lotta contro l'ampliamento non è ancora finita. L'allevamento Green Hill, dopo aver perso il ricorso al Tar, ha fatto un ricorso eccezionale al Capo dello Stato. Ce ne vuoi parlare? Ci sono dei risvolti su questo argomento? Ovviamente Green Hill è ricorsa in appello, i soldi investiti per il progetto erano già tanti e i piani della multinazionale Marshall sono imponenti. Vogliono costruire qui in Italia uno dei più grandi allevamenti di cani da laboratorio del mondo. Appello di cui stanno ancora attendendo gli esiti, ma le colline su cui nasce l’allevamento sono colline moreniche considerate un patrimonio ambientale da parte del Comune e speriamo che soprattutto grazie all’attenzione sul caso non ci sia possibilità che venga accolta l’istanza di questa azienda. Il 18 Gennaio 2011 vi siete introdotti pacificamente interrompendo la seduta del Consiglio della Regione Lombardia. Avete dichiarato che volevate rompere un silenzio dettato dalla Regione nei confronti di un caso nazionale, denunciandola per non intraprendere delle azioni concrete nei confronti di questo allevamento. Avete messo i riflettori sulla legge regionale 33/2009. Cosa prevede questa legge? L’azione del 18 gennaio è stata una delle tante forme di protesta messe in atto in questi anni. In ogni modo possibile cerchiamo di mettere luce sul problema Green Hill e vivisezione. La legge 33/2009 viene fatta applicare a tutti i canili e tutti gli allevamenti di cani in Lombardia. Tutti tranne uno: Green Hill. La nostra richiesta era che venisse applicata, considerando Green Hill come un allevamento di cani, cosa che ci pare ovvia, e non solo “stabilimento fornitore di animali da laboratorio”. La legge in oggetto prevede limiti di numeri e spazi per i box che non sono compatibili con un business come quello di Green Hill e avrebbero costretto l’azienda alla chiusura. Non abbiamo mai pensato di volere gabbie più grandi, ma solo usare un escamotage per portare alla chiusura di questa azienda e far notare come quest’ultima possa lavorare grazie a degli status che le permettono di fare quello che vuole. Avete fatto presente alle Asl competenti regionali e locali questa situazione. Si sono susseguiti colloqui con i vertici della Direzione Sanità della Regione, il Ministero della Sanità ha chiesto alla regione di applicare tale legge. La risposta in sintesi è stata che la legge regionale non può essere applicata perché un allevamento come Green Hill deve sottostare solamente alla legge 116/92. Cosa significa e perché la legge non può essere applicata? Purtroppo dopo dei segnali positivi sia da Asl Regionale che dal Ministero, ci sono stati dei passi indietro e in una riunione ad hoc, composta da vertici del Ministero, Regione e tecnici della Asl, è stato dichiarato impossibile applicare tale legge. Green Hill è un fornitore di animali ai laboratori e come tale deve sottostare alla legge 116/92, che norma la vivisezione in Italia (lasciando praticamente campo libero per qualunque cosa ai vivisettori). Il Ministero ha dichiarato che non è possibile applicare una normativa sul benessere animale della Regione Lombardia a questo allevamento. Il 25 settembre 2010 avete indetto un corteo per chiedere la chiusura definitiva di Green Hill, per abolire sul territorio nazionale qualsiasi allevamento di animali destinati alla vivisezione e per richiamare l'attenzione su questo problema poco affrontato dai media. Nello stesso periodo, il giorno 08 settembre 2010 è stata approvata la Direttiva Europea sulla vivisezione. Diciamo che alla fine da corteo nato per protestare contro Green Hill è diventato per molti anche un corteo contro la direttiva, un corteo in cui gridare il proprio sdegno. Cosa pensate voi del Coordinamento della recente Direttiva approvata sulla vivisezione? La direttiva europea è vergognosa. Non tanto perché abbia portato peggioramenti, ma perché dopo più di venti anni una legislazione in tema di vivisezione non ha portato un minimo miglioramento concreto per gli animali, non ha portato a riduzione dei campi di applicazione o a nessun limite. I vivisettori continuano ad avere carta bianca e poter fare quello che vogliono alle loro vittime sacrificali, immolate sull’altare della scienza. Il corteo di Roma, nato per chiedere la chiusura di Green Hill e porre l’accento sul problema vivisezione, è diventato ovviamente anche un corteo per protestare contro un sistema politico ed economico che continua a finanziare e avvallare la morte di milioni di animali nei laboratori europei senza dare un minimo segnale di speranza. Il 15 Marzo 2011 il Consiglio Regionale ha votato quasi all'unanimità una mozione contro la vivisezione. Primo firmatario il Consigliere della Regione Lombardia Renzo Bossi che ha affermato che “strutture come quelle di Green Hill, secondo la Lega Nord, vanno fortemente regolamentate, se non chiuse” e infine ha affermato “è inconcepibile che nel 2011 in campo sanitario e scientifico non possono e non vengono utilizzati metodi alternativi alla sperimentazione degli animali”. Cosa prevedeva la mozione? La mozione è stata una dichiarazione d’impegno della Regione. La mozione, sebbene non preveda nulla di concreto, è stata un'azione importante perché per la prima volta il Consiglio Regionale si è dichiarato contro la vivisezione e ha preso un impegno simbolico per limitarla. Peccato che poi dalle parole ai fatti ci sia sempre una bella differenza e di fatti non ne abbiamo visti. Dopo poche settimane, Renzo Bossi riparte all'attacco e firma per primo la proposta di legge 86. Quali sono i punti salienti? La legge proposta prevede il divieto di allevamento di animali destinati alla vivisezione in tutta la Regione, così come lo stop ad esperimenti di tipo didattico. Dopo la proposta sono scattate subito le proteste del capogruppo del Pdl, Paolo Valentini che ha dichiarato che “vietare il ricorso agli animali come cavie significa fare una campagna emozionale che pone interrogativi seri: dove e come fare gli esperimenti scientifici; l'effetto sarebbe la paralisi della ricerca biomedica, con conseguenze economiche negative ed effetti anche sull'occupazione”. Anche Garattini, il direttore dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, ha espresso il proprio parere sulla proposta di legge e in qualità di 'esperto' del settore, è stato ascoltato in Consiglio Regionale, dichiarando che “in alcuni casi è possibile usare cellule invece che animali, ma non si tratta di sperimentazioni sostitutive, bensì complementari, solitamente preliminari”. Infine ha affermato: “In Lombardia esistono due allevamenti di topi e ratti e la maggiore concentrazione di centri di ricerca medica di tutta Italia. Se li elimini, il risultato è complicare la vita agli istituti di ricerca, che dovrebbero condurre le ricerche altrove. Un danno economico che non produrrebbe alcun vantaggio”. E conclude dicendo: “Abbiamo un comitato etico assai severo per le sperimentazioni”. Morale della favola: a luglio la proposta di legge viene bocciata dalla commissione Sanità della Lombardia senza neanche arrivare in Consiglio. Cosa possiamo dire a tutte quelle persone che si sono impegnate affinché questa proposta di legge non passasse, da Garattini a Valentini. Garattini da almeno trent’anni fa della difesa della vivisezione il suo impegno principale. Come direttore di uno dei più grandi laboratori di sperimentazione animale in Italia non potrebbe fare altrimenti. Ovviamente Confindustria, Farmindustria e una parte politica imprenditorialista come il PDL hanno levato gli scudi e difeso le multinazionali farmaceutiche e le loro continue menzogne sull’assoluta necessità della vivisezione. Il progetto di legge presentato in consiglio avrebbe portato non solo alla chiusura di Green Hill, ma anche a quella di altre due multinazionali della sofferenza, la Harlan di Correzzana (MB) e la Charles River di Calco (LC), a cui si è riferito anche Garattini nel suo intervento. Ovviamente eliminare in un solo colpo tutti e tre i principali allevamenti italiani di animali destinati ai laboratori sarebbe stato un grande risultato e un colpo duro per i vivisettori, che purtroppo per ora hanno avuto la meglio con il loro lavoro di lobby e con il loro continuo spauracchio della 'ricerca', anche se dovremmo poi andare a fondo in un’analisi di cosa significa voler davvero curare o eliminare alla fonte delle malattie oppure su cosa si nasconda dietro al business farmaceutico delle multinazionali. Ad agosto e settembre 2011 avete meditato. Vi siete presi del tempo per riordinare le idee e capire come proseguire la battaglia contro Green Hill. Ad Ottobre siete ripartiti con molta energia e con qualche colpo a sorpresa. Il 14 Ottobre alle 6.00 di mattina cinque attivisti del Coordinamento sono saliti su uno dei capannoni dell'allevamento, eludendo le guardie, mentre altri attivisti stazionavano vicino al capannone e all'ingresso di Green Hill. Nello stesso giorno intorno alle 15.30 è partita la veglia no-stop in Via Colle San Zeno a Montichiari. Ci racconti questo week end che ha attirato ovviamente l'attenzione anche dei principali media? Da tempo pensavamo di fare qualcosa di eclatante per porre l’attenzione su questo allevamento e sul destino di questi cani, la vivisezione. L’azione del tetto è stata pianificata con cura e per la prima volta, oltre a occupare un’azienda con un’azione di disobbedienza civile, abbiamo provato a creare un collegamento diretto con l’occupazione, creando pagine internet apposite e inviando fotografie e brevi video-interviste direttamente da sopra il tetto. Questo ha fatto sentire a tutto il mondo le urla dei cani di Green Hill, urla che chiedono libertà. Abbiamo avuto per la prima volta una copertura mediatica nazionale molto ampia, durata più giorni, e un numero incredibile di persone hanno conosciuto la nostra campagna. Il presidio sotto l’allevamento è durato 30 ore, così come l’occupazione del tetto, e ha visto tra le 200 e le 300 persone che sono passate a portare solidarietà e supporto. Crediamo sia stata una delle più efficaci azioni di protesta degli ultimi anni per il movimento animalista, sia come risultato sul posto che come visibilità ottenuta, e siamo pronti a fare azioni simili se dovrà essercene bisogno. In data 1 novembre è stata presentata al Sindaco di Montichiari, Elena Zanola, un'istanza di chiusura dell'allevamento per gravi irregolarità amministrative. Avrebbe potuto chiudere l'allevamento entro i trenta giorni successivi. Cosa è accaduto invece? Avete scritto sul vostro portale otto domande al Sindaco di Montichiari, Elena Zanola. Ci potete sintetizzare cosa le avete chiesto e se avete ricevuto delle risposte? Il Sindaco ha la facoltà di ritirare la licenza di ogni ditta operante sul territorio che non ottemperi alle norme imposte al momento del rilascio della stessa. Con una perquisizione fatta su mandato della Procura il 30 settembre si è scoperto che Green Hill non ottempera a più di una di queste norme, soprattutto per questioni amministrative abbastanza gravi legate ai registri di entrata, uscita e morte dei cani. Un allevamento che 'produce' più di 2000 cuccioli l’anno e non ha registri in regola, che ha deroghe per non poter microchippare i cani e potersi iscrivere da solo (cosa che nessun’altro può fare) i cani in anagrafe canina, fa supporre che ci possano essere dietro chissà quanti movimenti non tracciati e sconosciuti. Il sindaco continua però a voler difendere l’allevamento e l’operato della Asl locale, che invece non ha mai riscontrato queste irregolarità in 10 anni di controlli. Ovviamente alle nostre domande, così come a quelle poste anche da giornalisti documentati, non ha mai risposto. Il sindaco Zanola ha invece fatto ben due conferenze stampa cercando di scaricare le responsabilità su altri e difendendo l’impeccabilità del lager Green Hill. Nel corso della protesta molti clienti e fornitori hanno dichiarato di cessare ogni tipo di rapporto con Green Hill, alcuni dopo aver scoperto la finalità dell'allevamento, altri per poter continuare a lavorare tranquillamente, visto le innumerevoli mail di proteste che ricevono continuamente. Tra queste la ditta Porrini Franco, la Astori Oscar, l'AlcyonItalia, la Clinica Veterinaria S. Marco, la Pharvema, la Chimica Omnia, la Denkavit, la ditta di sicurezza privata Nuova Sicurezza del Cittadino - Gruppo Civis, la EuroItaliaPet e altre. Stiliamo la lista dei buoni e soprattutto quella dei cattivi, la lista di chi ancora permette la sofferenza dei cani di Green Hill. Ci sono ditte che non si fanno scrupoli a lavorare con Green Hill e che di fatto ne permettono l’operatività. Tra queste abbiamo recentemente protestato davanti allo studio di commercialisti Bicelli a Montichiari, lo studio tecnico Delta Tre sempre di Montichiari e gli avvocati Fontana-Ferrari di Brescia. Ma abbiamo anche fatto notare come altre guardie di vigilanza privata come il Corpo Vigili Dell'ordine di Roncadelle continuino a difendere questo luogo indifendibile. Mentre le compagnie aeree? Sappiamo che in tante hanno deciso di non trasportare animali destinati alla vivisezione. La American Airlines, la Surinam Airways, la Caribbean Airlines, la El Al non trasportano più i primati destinati alla vivisezione, la China Southern Airlines ha bloccato un carico di 80 macachi diretti ai laboratori Harlan. Nonostante le proteste ricevute via mail, nonostante il video messo in rete dagli attivisti della BUAV (in cui vediamo 120 macachi pronti per essere caricati su un aereo Air France ed essere spediti ai laboratori COVANCE negli Stati Uniti) ci sono ancora compagnie aeree che continuano ad alimentare il business della vivisezione. Tra queste l'Aeronova, la compagnia spagnola che per 10.000 euro a volo trasporta beagle fino a Manchester e l'Air France-Klm, una delle più grandi compagnie aeree che trasporta animali destinati alla vivisezione. Nessuna novità? Non avete ancora ricevuto risposte? Le campagne contro le compagnie aeree sono tra le più importanti per frenare il mercato di animali per la vivisezione, soprattutto per quanto riguarda i primati, strappati dalle foreste di paesi come Mauritius, Vietnam o Caraibi e portati da AirFrance verso i laboratori di tutto il mondo. Noi abbiamo aderito alla campagna internazionale contro AirFrance e sosteniamo quelle contro altre compagnie aeree. Per ora non c’è stata nessuna risposta, se non un comunicato stampa in cui l’azienda francese difendeva la sua scelta, ma soprattutto in Francia stanno crescendo le proteste e speriamo possano portare un importante risultato quanto prima. Il prossimo appuntamento sarà il 23 Dicembre 2011 alle ore 10.30 davanti al Palazzo della Regione Lombardia in Piazza Città di Lombardia 1/Via Pola, Milano. Cosa sperate di ottenere da quest’organo? In questo momento di alta attenzione su Green Hill, la Regione potrebbe mettere fine al business di questa azienda e imporre al sindaco Zanola la chiusura dell’allevamento. Visto che a Montichiari, il Sindaco, la Polizia Locale e la Asl hanno fatto cerchio in difesa di Green Hill, così esplicitamente da far supporre che ci siano interessi personali, abbiamo deciso di andare da qualcuno più in alto di loro e pretendere che si faccia qualcosa una volta per tutte. Tutti coloro che sono a loro modo coinvolti devono essere messi sotto i riflettori, e la Regione non è da meno. Vogliamo risposte. Vogliamo i fatti che non sono mai seguiti alle loro belle parole di condanna della vivisezione espresse nel febbraio scorso! Per chi volesse sostenervi cosa può fare? Ci sono petizioni da firmare, proteste da inviare attualmente? Invitiamo a visitare il nostro sito e soprattutto a iscriversi alla nostra newsletter per rimanere aggiornati su eventi, novità, appuntamenti e proteste. Noi mandiamo continuamente appelli per proteste via e-mail e pressioni su diverse aziende o istituzioni, a cui invitiamo a partecipare. Le iniziative di protesta e informative nelle piazze e nelle strade continueranno, il modo migliore per veder cambiare qualcosa è essere parte di questo cambiamento in prima persona, anche nelle scelte di vita. Per questo oltre all’indignazione per ciò che accade a Montichiari e nei 600 laboratori italiani cerchiamo di comunicare delle scelte di vita come il boicottaggio di prodotti derivanti dalla vivisezione e dallo sfruttamento animali, così come la scelta vegan, che è il passo più importante che si possa fare per non essere complici della sofferenza animale. I prossimi passi o i prossimi appuntamenti dopo il 23 Dicembre? Non abbiamo ancora date fissate. La campagna al momento è in costante mutazione per continui cambiamenti di eventi. Di sicuro continueremo in qualche modo la pressione sulla Regione, ma anche su organi istituzionali diversi e sui fornitori di Green Hill, così come diversi tipi di iniziative informative, per tenere alta l’attenzione sul problema vivisezione. Ringrazio il Coordinamento per l'intervista e vi lascio con le parole degli attivisti del Coordinamento stesso, nelle quali ritrovo la mia stessa frustrazione quando mi scontro con l'indifferenza. Fortunatamente non si trasforma in rabbia, non si trasforma in depressione, dall'insensibilità umana traggo il rimedio per non omologarmi a coloro che considerano la vanità, l'egoismo, la convenienza, il gusto, gli interessi economici più importanti della vita di un altro essere vivente. “Molti hanno scoperto questo macabro mondo della vivisezione da poco, si sono infiammati e infervorati nel sapere di un allevamento che produce cani in serie, hanno sperato ottimisticamente di chiuderlo in breve tempo. Ma la realtà con cui ci si scontra in questi casi è dura. Nel nostro cuore sappiamo di essere dalla parte del giusto e ci sembra impossibile che di fronte alla tortura di esseri viventi ci sia così tanta apatia, diventa frustrante notare quanto potenti siano coloro che lucrano sulla pelle di altri animali e quanto lento sia il cambiamento. Ma non deve questo essere un motivo per demoralizzarsi, per desistere, piuttosto un motivo in più per rimboccarsi le maniche, darsi da fare, mettersi in gioco ancora di più, fare la differenza. Perché è di ognuno di noi che quegli animali hanno bisogno, di ogni nostro piccolo contributo e di ogni nostra scelta”.

Commenti

Grazie per l'ottimo modo di dare informazioni. Ora qualcosa ho capito.
barbara, 11-05-2012 07:11

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