Greetings from Sarajevo

Per una volta, Paolo Merlini lascia i panni del viaggiatore incantato proponendoci i suoi 'saluti da Sarajevo' .

Greetings from Sarajevo
Ad un tratto la statale che viene da sud si trasforma in un vialone a dieci corsie che corre in mezzo ad alti palazzi moderni. Il tuo bus di linea che è superato da un tram rosso ma ancora non capisci di essere arrivato. Ormai sei dentro la ragnatela di rotaie che collega i quartieri della capitale. All’altezza dell’ambasciata degli Stati Uniti d’America il bus gira a sinistra, poche centinaia di metri e parcheggia in autostazione. A fianco c’è della bellissima ma poco utilizzata railway station di fronte alla quale ecco il capolinea del tram numero 3. Dopo quindici minuti dall’arrivo a Sarajevo sei già nel quartiere di Baščaršija di fronte al primo piatto di ćevapčići della tua vita. Il 5 Aprile 1992 non sapevo neanche dove fosse Sarajevo. Serbi, Croati, Bosniaci, non sapevo nulla. Ero uno svogliato studente in procinto di abbandonare la facoltà di legge. Il 5 Aprile 1992 non potevo sapere che mi ci sarebbero voluti ancora diciannove anni per arrivare a Sarajevo. Un anno fa, proprio di questi giorni, dal ponte di un traghetto all’alba mi godevo la vista di Spalato. Poi, dal finestrino dell’autobus della Centrotrans, in una luminosa giornata di sole, ammiravo la costa dalmata. Giù lungo la Jadranska Magistral fino a Ploče ad incontrare la foce della Neretva. Sono entrato in Bosnia in una giornata calda di primavera. Dopo la frontiera la prima birra Serajevska e poi gli ultimi chilometri per Mostar che merita una visita. Scoprii che da lì ci sono ancora tre ore di bellissime montagne per arrivare nella valle della Miljacka. Di fronte al mio piatto di ćevapčići la guerra sembrava lontanissima a differenza di Mostar che ancora ostentava le ferite sulle pareti dei palazzi della strada dove i croati combatterono contro i mussulmani. La tristezza ti avviluppa una prima volta quando, dopo l’immancabile caffè turco, ti alzi e vai di fronte alla Biblioteca Nazionale e Universitaria della Bosnia ed Erzegovina, o meglio, vai di fronte al cantiere edile che lentamente procede alla ricostruzione della medesima . La bellezza di questo palazzo la puoi solo immaginare. Comprendi subito come sia stato facile assediare Sarajevo accerchiata da alte montagne: “L'antico cuore della città si trova in una ampia valle che ha una forma naturale di anfiteatro”. Ventitre mesi di assedio! Poi sali sulle alture e dall’alto della cittadella di Vratnik ti rendi conto di dove siano finiti gli 11.541 sarajevesi che mancano all’appello della città martire. Le pareti della valle sono un unico enorme tristissimo cimitero. Ordinate lapidi bianche sono lì a ricordare l’insensata barbarie dell’uomo. E allora? E allora cerchi conforto e lo trovi tra le pagine del libro di Azra Nuhefendic che hai in borsa. Solo la Nuhefendic può aiutarti a capire la città martire raccontandoti “Le Stelle che stanno giù”. Guarda il promo del documentario Primavere a Sarajevo - L'arte della rinascita

Commenti

Ringraziamo Paolo Merlini per i saluti da Sarajevo.Io sono stato in Bosnia in vacanza e devo dire che sono rimasto entusiasta per la brava gente che vive in questa repubblica dell'ex Jugoslavia peraltro ricca di bellezze naturali. La gente ospitale e accogliente è molto desiderosa di sentirsi europea, accoglie bene i turisti italiani, ne ho incontrati parecchi a maggioranza meridionali e siamo riguardati più fortunati di loro perchè di un paese dell'UE,l'Italia dove il tenore di vita è senza dubbio migliore della loro condizione. Gente che ha voglia di Europa nonostante la consapevolezza delle attuali nostre difficoltà.Per fare un esempio nei pagamenti non usano la markka la loro moneta chiedono esclusivamente euro nei negozi e negli alberghi.Concordo con Paolo e asserisco che Mostar capoluogo dell'Erzegovina è una città singolare nel suo genere, c'è tanta povertà e te ne accorgi quando frotte di bambini ti seguono e ti chiedono 1 euro. E' una comunità che dà anche fascino, le due componenti religiose: la cattolica al di qua del vecchio ponte di fattura turca e la componente musulmana dall'altra parte del ponte nella città vecchia con i caratteristici vicoli che formano un dedalo di viuzze tutte piene di negozi e di ogni genere di mercanzia, moschee con l'immancabile caratteristico minareto ti fanno respirare un'atmosfera prettamente orientale.Sensazioni belle.
turiddu, 15-04-2012 10:15

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