Incendio all'Ilva, nube nera nel cielo di Taranto

Le fiamme sono divampate ieri nel tubificio dell'Ilva, causando una nuvola di fumo che il vento ha trasportato su Taranto. L'Ilva smentisce che ci siano rischi per la popolazione, ma l'allerta rimane. E la posizione dell'azienda - già coinvolta in una maxi inchiesta per disastro ambientale - rischia di peggiorare ulteriormente.

Incendio all'Ilva, nube nera nel cielo di Taranto
Un grosso incendio, una nube nera che si alza in cielo come una colonna, la gente che torna frettolosamente a casa e si premura di chiudere porte e finestre. Sono scene che i cittadini di Taranto hanno visto e vissuto fin troppe volte. Ieri è successo di nuovo, alla fabbrica Ilva, uno degli stabilimenti più inquinanti del paese spesso coinvolto, al pari della vicina raffineria Eni, in incidenti di questo tipo. Le fiamme sono divampate all'improvviso ieri pomeriggio, attorno alle 15, nell'area del tubificio Ilva, il colosso del Gruppo Riva che si occupa della produzione e lavorazione dell'acciaio. Secondo quanto dichiarato dalla società, l'incidente sarebbe stato provocato dal corto circuito di un trasformatore che alimenta la sottostazione elettrica del reparto. Si tratterebbe peraltro di un trasformatore nuovo, andato in corto proprio durante la procedura di attivazione. Non ci sono stati feriti fra i lavoratori dell'Ilva e l'incendio è stato domato dai vigili del fuoco. A preoccupare i cittadini è soprattutto il fumo nero che, complice il forte vento, si è diffuso in breve tempo a tutte le zone circostanti, come si vede dal filmato qui sotto. Alcuni cittadini, allarmati, hanno lanciato appelli come quello di Rosella Balestra del Comitato Donne per Taranto: “se doveste avere problemi respiratori, vomito, bruciori alle mucose, tosse recatevi subito al pronto soccorso. Devono capire che ci stanno uccidendo. Il consiglio è tenere finestre e porte ben chiuse e sigillate”. L'Ilva si è affrettata a dichiarare che “il trasformatore era di nuova concezione ad olio minerale senza presenza di Pcb” sottolineando che "non si registrano conseguenze al personale presente né si segnalano particolari situazioni di pericolo”. Ma in queste situazioni la prudenza è d'obbligo. "Siamo fortemente preoccupati - si legge in una nota di Legambiente - per l'incendio di un trasformatore sviluppatosi nel reparto tubificio dell'Ilva e ci auguriamo, accertato che fortunatamente non vi sono danni alle persone, che non ve ne siano neppure per l'ambiente in termini di emissioni inquinanti". Ad ogni modo l'Ilva continua a far discutere, per ragioni legate alla sicurezza e all'inquinamento. Sempre ieri, un operaio è rimasto colpito da una fiammata partita dall’impianto che taglia le bramme d’acciaio, riportando ustioni su tutto il corpo, mentre è di appena tre giorni fa l'ordinanza del sindaco Ippazio Stefano – a sua volta criticata da alcune associazioni ambientaliste perché ritenuta strumentale e “di facciata” - con la quale impone all'Ilva di adottare alcuni provvedimenti per limitare o abbattere le emissioni nocive entro 30 giorni a partire dalla notifica dell'atto. La decisione del sindaco arrivava in seguito alla pubblicazione di un rapporto da parte dei periti chimici incaricati dal Tribunale di Taranto, nell'ambito dell’inchiesta sul maxi colosso dell’acciaio. Gli incidenti di ieri peggiorano ancora la posizione dell'azienda, e rendono ancor più evidenti i pericoli ambientali e di sicurezza legati all'attività dell'Ilva.

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