L'Aquila: le macerie, gli sprechi e le prime autogestioni

A quasi due anni dal sisma, la situazione è la stessa: un centro storico deserto e distrutto, soldi che arrivano e finiscono sprecati in questo o in quel progetto inutile, promesse non mantenute. Gli aquilani, stanchi della cattiva amministrazione, decidono di 'rimboccarsi le maniche' e riprendere possesso della città.

L'Aquila: le macerie, gli sprechi e le prime autogestioni
Tra pochi mesi - il 6 aprile - saranno passati due anni dal terribile terremoto che ha sventrato L'Aquila e da quel drammatico giorno ben poco è cambiato. Il centro storico della città, escluse un paio di piazze sgomberate anche dagli stessi cittadini, è ancora chiuso al traffico e sostanzialmente disabitato. Per la ricostruzione i numeri sono talmente grandi e ogni volta diversi che i cittadini disperano ormai che L'Aquila possa mai tornare com'era. Eh sì che i soldi in un modo o nell'altro da queste parti ci sono passati. Il primo cospicuo investimento è stato ovviamente quello delle cosiddette New Town, tanto belle quanto esagerate ed inutili, se non per far fare una bella passerella televisiva al nostro presidente del consiglio. Ma l'elenco degli sprechi è ben più lungo e comprende diverse voci, ultima delle quali i 34 milioni di euro spesi in bagni chimici. Nel dettaglio, 4000 bagni - per 32000 sfollati si tratta di 1 bagno ogni 8 persone - al costo di noleggio giornaliero di 19,50eu. In questa cifra era compresa un'unica pulizia giornaliera (200 litri di liquami), ma il buon Bertolaso ha deciso invece che di pulizie ne servivano 4,1 ordinaria e 3 straordinarie al prezzo di 15,50eu ciascuna, per un totale di 800 litri di liquami al giorno per ogni bagno (100 litri per persona!!!) ad un costo complessivo di 79,20eu giornaliere a bagno. Lascio giudicare a voi se si tratti di spreco o di vera e propria truffa. Ora altri soldi vengono promessi, a fornirli è l'INAIL che parla di un investimento iniziale di oltre 1 miliardo di euro destinato alle seguenti aree: università, attività produttive, attività sociali, ricostruzione del tessuto urbano. Peccato che i cittadini non si fidino più. Non si fidano degli investimenti sull'università che proprio nei giorni scorsi si è vista tagliare 2,5 milioni di euro da quelli promessi e firmati solo un anno fa dal ministro Gelmini e non si fidano degli amministratori che ben poco hanno fatto finora e che non paiono avere, dal Presidente della regione Chiodi al Sindaco di L'Aquila, alcuna capacità di ottenere finanze dal governo centrale. Una situazione del genere non poteva che sfociare in quello che è successo solo un paio di giorni fa e che è l'equivalente in ambito diverso di quello che avvenne l'anno scorso quando gli abitanti sfondarono la zona rossa e cominciarono a pulire le piazze dalle macerie: incominciano le occupazioni degli edifici in disuso. Nello specifico si tratta di un centinaio di persone appartenenti ai diversi comitati formatisi in seguito al terremoto (3e32, Epicentro solidale, Scuole superiori, Collettivo della facoltà di lettere, e molti altri) che hanno preso possesso di un vecchio asilo sul confine della zona rossa, inspiegabilmente in disuso dal giorno del terremoto, e dentro il quale intendono svolgere attività di vario genere: un'aula studio, una biblioteca, una sala multimediale, una mensa, una sala cinema. "Non vogliamo lasciare questa città e non possiamo più aspettare. Era il momento di farlo e noi lo abbiamo fatto (…) lo rendiamo da subito uno spazio a disposizione del territorio", dichiarano gli occupanti. Era il momento di farlo e loro lo hanno fatto.

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