No Tav, una lettera aperta ai direttori della stampa nazionale

"Dove sono finite le 70mila persone per bene e a viso scoperto, in marcia per ore sotto al sole? Dove sono finiti i 23 Sindaci in fascia tricolore che aprivano il corteo, con quale colpo di bacchetta magica sono stati fatti sparire dalle inquadrature televisive e dai titoli della carta stampata?". Barbara Debernardi, una donna del movimento No Tav valsusino, lo chiede indignata ai direttori della stampa nazionale dopo la manifestazione del 3 luglio, in una lettera aperta, che pubblichiamo.

No Tav, una lettera aperta ai direttori della stampa nazionale
Indignata, furiosa, contrariata, irritata, offesa, furibonda, arrabbiata, inferocita, adirata, infuriata... (e mi fermo per buona educazione). E poi, ancora: oltraggiata, beffata, massacrata, ingiuriata, schiaffeggiata, sfregiata, profanata, sbeffeggiata, ferita, calpestata... (e anche qui, mi fermo, per decenza). Ecco come mi sono sentita la sera di domenica 3 luglio, al ritorno dalla manifestazione nazionale contro il Tav in Valle di Susa, dopo aver ascoltato tutti i telegiornali a mia disposizione. Sentimenti identici, forse solo acuiti dall’accumulo, lunedì 4 luglio, leggendo i titoli dei giornali nazionali. Cito a caso: “Si scrive No Tav, si legge BR”, “La guerra dei No Tav: 5 arresti e 200 agenti feriti”, “Grillo esalta i violenti: Eroi.”, Assalto alla Tav, 188 agenti feriti. I black bloc contro il cantiere. Napolitano: violenza eversiva”, “Scontri e feriti al cantiere Tav. Assalti in stile paramilitare”, “Via donne e bambini, sarà l’inferno. E nei boschi scoppia la guerriglia”, “Armati, addestrati e militarizzati. Ecco chi sono i nuovi black bloc. In Val di Susa erano oltre 300: arrivano da tutta Europa”, “ I pendolari della rivolta arrivati da mezza Europa”, “Tav, l’assedio al cantiere diventa guerra”... E non è andata meglio nei giorni successivi: “Erano organizzati e volevano farci male. Al pronto soccorso tra i 110 agenti feriti”, “Maroni attacca: in val di Susa volevano il morto”, “Riapre il cantiere diventato trincea come in guerra”, “Guerriglia in Valsusa. Blitz negli ospedali a caccia dei violenti”, “Scontri, la linea dura di Maroni. In Val di Susa tentato omicidio”, “I bimbi? Foglia di fico per coprire i violenti”. E dulcis in fundo, come una pietra tombale, con tanto di epitaffio funebre: “La Torino-Lione tiene l’Italia dentro all’Europa. Linea indispensabile, porta i nuovi mercati. Rhone-Alpes e Piemonte, una potenza economica”. Oggi, avendo atteso invano altri articoli, altri servizi, altri approfondimenti, indignata e schiaffeggiata mi chiedo: le 70mila persone per bene e a viso scoperto, autoconvocatesi con appena 5 giorni di preavviso, in marcia per ore sotto al sole, dove sono finite? Le documentate ragioni ambientali, economiche, sociali e morali che da 20 anni fanno scendere in piazza una Valle intera, chi si è preoccupato di raccontarle? I 23 Sindaci in fascia tricolore che aprivano il corteo con quale colpo di bacchetta magica sono stati fatti sparire dalle inquadrature televisive e dai titoli della carta stampata? Il copione per tutti uguale, a cui i media si sono rigorosamente attenuti, costruito a tavolino già nei giorni precedenti alla manifestazione, chi lo ha scritto? Oggi, ancora indignata, ancora offesa, pongo dunque alcune domande ai direttori del Corriere della Sera, di Repubblica, de La Stampa, delle Reti Fininvest, delle 3 Reti Rai, con un particolare accento a Rai Regione Piemonte e che solo per conoscenza invio ai giornali locali (probabilmente gli unici che si prenderanno la briga di pubblicare questa lettera, senza tagli e senza inappellabili e non replicabili commenti in calce). Chiedo: correttezza, trasparenza, obiettività, deontologia professionale, onestà intellettuale, dovere di cronaca, servizio al cittadino, libertà di stampa e, non ultimo, l’articolo 21 della Costituzione italiana ("Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure …") dove sono finiti? Barbara Debernardi - Movimento 'No Tav', Val di Susa

Commenti

Cara Barbara, ormai l'ambiente giornalistico, purtroppo non solo quello, e per fortuna non tutto, e' solo un bordello dove disprezzare le prostitute e' ingiustizia verso le stesse. Grazie per il vostro impegno, sempre avanti a testa alta. W Gandhi
nonnalu, 09-07-2011 05:09

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