Mangiar carne, un'abitudine indotta

Qualcuno rivendica la naturalezza del mangiar carne tirando in causa l'uomo primitivo e il nostro essere 'onnivori', ma è davvero così? Andrea Romeo ci spiega di come mangiamo innanzitutto con le parole della nostra cultura. Quest'ultima gioca un ruolo fondamentale nell'acquisizione e accettazione di certe pratiche, come quella di mangiare alcuni animali e non altri.

Mangiar carne, un'abitudine indotta
Quo usque tandem abutere, homo, patientia nostra? (Fin quando abuserai, o uomo, della nostra pazienza?) Alfred Korzybsky era uno scienziato e filosofo polacco, famoso per aver sviluppato la teoria della general semantics (o semantica generale) secondo cui l'essere umano è limitato dalla struttura del suo sistema nervoso e da quella del suo linguaggio. Una visione sicuramente strutturalista che, seppur abbia dei limiti in quanto circoscrive fortemente ogni fattore 'decisionale' e 'l'autonomia' del 'soggetto' all'interno di un sistema strutturato, in generale porta con sé ineluttabili verità. La prova che la teoria di Korzybsky sia corretta può essere infatti dipinta attraverso un famoso aneddoto che vede come protagonisti lo stesso filosofo polacco durante una sua lezione ed i suoi studenti. L'aneddoto viene riportato sia sul sito di Wikipedia italiano che su quello inglese alla voce relativa al personaggio in questione, per cui ricopio lo stesso dal sito italiano: “Un giorno, mentre teneva una lezione ad un gruppo di studenti, s'interruppe per prendere dalla sua borsa un pacchetto di biscotti avvolto in un foglio bianco. Borbottò che aveva solo bisogno di mandar giù qualcosa, e offrì i biscotti agli studenti seduti nella prima fila. Alcuni ne accettarono uno. – Buoni questi biscotti, non vi pare? – disse Korzybski dopo averne preso un secondo. Gli studenti masticavano vigorosamente. Poi tolse il foglio bianco mostrando il pacchetto originale. Sul quale c'era l'immagine di una testa di cane e le parole 'biscotti per cani'. Gli studenti videro il pacchetto e rimasero scioccati. Due di loro si precipitarono fuori dall'aula verso i bagni tenendo le mani davanti alle bocche. – Vedete signori e signore? – commentò Korzybski – ho appena dimostrato che la gente non mangia solo il cibo, ma anche le parole, e che il sapore del primo è spesso influenzato dal sapore delle seconde”. Con questo esperimento Korzybsky dimostrò che il pregiudizio, costruito attraverso i discorsi, assume un ruolo essenziale nel nostro rapportarci con la realtà, ovvero la nostra interazione con la realtà stessa è filtrata dal linguaggio e quindi dalla cultura (dato che, come affermano importanti studiosi di semiotica, 'non vi può essere cultura senza linguaggio'). Questo illuminante aneddoto ci dice molto sul rapporto tra uomo e realtà e ci aiuta anche a far luce su alcuni meccanismi che riguardano il consumo di carne. È difatti un dato oggettivo e indiscutibile il fatto che nelle diverse culture del pianeta ci si alimenti di animali diversi pur avendo queste, almeno virtualmente, a disposizione le stesse (o quasi) specie animali. Ad esempio, il cane vive sia in Italia che in Cina, eppure mentre nel primo paese questo essere vivente viene definito come 'il miglior amico dell'uomo' nel secondo è considerato 'una prelibata delicatessen'. In Italia ci si nutre di cavalli, maiali, vacche, pollame, pecore, tonni e conigli come se fossero acqua minerale, animali che in altri paesi invece sono visti come sacri o comunque non come cibo: mangiar carne di cavallo è ad esempio un atto barbarico per uno statunitense, mangiar coniglio una follia per un britannico mentre mangiar vacca un reato per un indiano. I giapponesi sono grandi consumatori di delfini, cosa che agli occhi di un occidentale sembra quasi un atto di cannibalismo. In Tailandia il ratto e le cavallette sono tra i piatti tipici, esseri orripilanti nel 'civile' occidente. L'India, a sua volta, vanta una millenaria tradizione vegetariana che coinvolge oggi trecento milioni di persone tali dalla nascita, dato che rinforza maggiormente l'idea che il mangiare (o il non mangiare) animali in generale sia una pratica del tutto culturale. Qualcuno affermerà che in condizioni estreme anche un italiano mangerebbe il cane e probabilmente un indiano una vacca. Questo fatto è indiscutibile. Infatti il caso del disastro aereo sulle Ande, dove i superstiti si nutrirono per mesi dei cadaveri degli altri passeggeri, dimostra come l'uomo in condizioni estreme possa nutrirsi perfino dei suoi stessi simili. Inoltre sappiamo di culture (come gli aztechi ad esempio) in cui il cannibalismo era una cosa naturalissima, ma non è questo il punto. Il punto è che se ad un italiano, in condizioni non estreme, viene servito al ristorante un cane, un piatto di cavallette o un topo, probabilmente (tranne che per alcuni casi sporadici o patologici e a meno che la cosa non gli venga nascosta come nell'esperimento di Korzybsky) questo reagirà disgustato, mentre per la stessa persona è cosa normale nutrirsi di conigli, cavalli, escargot e altri animali certamente disgustosi per gli appartenenti ad altre culture. La spiegazione a questa strana 'discriminazione' a prima vista del tutto arbitraria, seguendo la teoria di Korzybsky, avrebbe dunque natura endogena ovvero risiederebbe per l'appunto nell'abitudine indotta dalla cultura attraverso il linguaggio e, ovviamente, la pratica che col tempo diventa abitudine: l'uomo mangia innanzitutto con le parole della propria cultura. Ne consegue che l'uomo occidentale medio trovi ripugnante trovare un pelo di sopracciglio nel suo McBurger (dicono per motivi igienici), ma non il nutrirsi delle interiora (cotte ovviamente) di un altro animale proveniente da chissà dove e nutrito con chissà cosa (magari con immondizia). Qualcuno rivendica la naturalezza del mangiar carne tirando in causa l'uomo primitivo e il nostro essere 'onnivori' (quindi saremmo biologicamente ed istintivamente mangiatori di muscoli alla brace e scatolette di tonno), rinnegando dunque l'evidente dato di fatto che la cultura in cui è immerso ha giocato (e gioca) un ruolo fondamentale nell'acquisizione e accettazione di certe pratiche (mangiare certi animali e non altri, selezionarne i pezzi commestibili attraverso l'uso di tecnologie per la lavorazione, la cottura etc.). In realtà ogni riferimento all'uomo primitivo per la difesa di queste pratiche appare soprattutto retorica e l'unica vera certezza che abbiamo è che - almeno stando alla decodificazione dei più antichi testi filosofici e religiosi - l'uomo predichi la compassione nei confronti degli altri animali e denunci l'uccisione inutile di questi almeno da quando esiste la scrittura e, viceversa, gli anatemi erano connessi a rituali ecatombici di tipo religioso di alcune culture. Infine, dato di fatto inconfutabile, è che prima dell'avvento dell'industrializzazione non era minimamente possibile consumare le quantità industriali di carne e derivati proprie dell'era industriale, anzi sappiamo che, senza andare tanto lontano nel tempo, i nostri parenti appena 50-60 anni fa avessero un consumo di carne molto irrisorio. La situazione attuale deriva dal mito antropocentrico occidentale che giustifica la reificazione della vita in nome di una presunta 'emancipazione' (da cosa? Dalla Natura? Ma questa è una amputazione!) dell'uomo, e raggiunge i suoi effetti massimi con le raffinate pratiche capitalistiche legate al processo industriale (un Sisifo che trasporta capitali) e attraverso i potentissimi media tecnologici che hanno stabilito l'accettazione e l'acquisizione da parte delle masse di questi devastanti modelli negli ultimi 40 anni: del resto extra Ecclesiam… Uno studio recente condotto da due sociologi (Cole e Morgan) che hanno analizzato la stampa britannica per un anno nel 2007, studio pubblicato nel 2011 sul The British Journal of Sociology, ha mostrato come ben il 74,3 % degli articoli di giornale presi in esame (su un totale di 397) in cui viene discusso o soltanto citato il veganismo, affronti la questione in modo superficiale e derisorio concentrandosi soprattutto sugli 'stravaganti' stili di vita dei vegani (specie se famosi), sulla impossibilità di essere coerenti (e quindi sulla inutilità della causa – tanto vale continuare a mangiar costolette di maiale), su un ascetismo rivolto alla rinuncia (invece di parlare di scelta!), su una presunta aggressività, ma senza mai affrontare le vere ragioni sul perché essere vegani (violenza nei confronti degli animali, una economia aggressiva non sostenibile, l'inutilità della carne nella dieta, etc.). Soltanto il 5,5 % degli articoli analizzati effettivamente tratta la tematica in modo approfondito, concentrandosi sugli argomenti portati dai vegani invece che sui pettegolezzi. La ricerca evidenzia altresì che il continuo aumento di vegetariani in Europa e negli USA desta preoccupazione alle industrie della carne, e da qui ne deriva questo tentativo di emarginare il 'problema', ridicolizzando il movimento (si parla di vera e propria vegafobia). Quindi si osserva come i media in modo diretto lancino messaggi finalizzati alla persuasione della massa per il consumo di animali (le pubblicità con le vacche felici per intenderci, o i consigli di attori mascherati da medici) legati soprattutto ad interessi economici, e indirettamente ghettizzino il 'diverso', mantenendo (o cercando di mantenere) di fatto coesa la massa verso un certo tipo di consumo mascherato da 'tradizione', e questo a prescindere da ciò che i vegani abbiano da dire realmente sulla questione animale legata anche alla salute dell'uomo e del pianeta. Anche in Italia assistiamo agli stessi teatrini. Il lavoro del linguaggio (e quindi dei media) in questo contesto è essenziale. In tutto ciò le uniche inconsapevoli e innocenti a rimetterci le penne rimangono le ignare vacche (et similia) che, se fossero capaci di esprimersi con il nostro linguaggio, tra un ciuffo d'erba e l'altro, probabilmente ci chiederebbero: “per quanto tempo ancora abuserete, umani, della nostra pazienza?”.

Commenti

Devo assolutamente dire che la questione delfini e Giappone è da prendere con le pinze. Dal documentario The Cove infatti si capisce che in realtà la maggior parte dei Giapponesi, se non tutti, non mangia delfino. La carne di delfino è consumata solo perché sulle scatolette al supermercato c'è scritto che è carne di un pesce ma in realtà è delfino, e i Giapponesi non ne sono al corrente...
Lorenzo, 27-07-2012 12:27
Articolo molto interessante che ,mi permette di allargare il concetto di codici ,usi e consuetudini imposte nel tempo dalla societa' alle persone come per esempio: '' chi mi impedisce di urinare in strada liberamente o mettere il mio divano di casa al posto di un parcheggio auto ?? ''Da una parte nessuno sa darmi una spiegazione ma sono sicuro , anzi arcisicuro che in breve tempo vedro' un vigile che non vedra' l'ora di farmi un a multa !!!
mauro, 27-07-2012 12:27
Quindi con la mia dieta povera di carne guadagno anni di vita solo relativamente agli altri? ecchepalle :(
Diego, 27-07-2012 01:27
Nella società moderna un vegano è fuoriposto, uno dei più grandi esempi di ipocrisia. La mia compagna è vegetariana e posso capire la situazione: "il rispetto". Probabilmente chi va a mangiare al Mc Donald il classico hamburger non si pome la questione morale della vacca che viene allevata in situazioni assurde, allo stesso modo un vegano che va al suo ristorante preferito in macchina non si pone la questione morale dell'inquinamento globale che lo spinge a mangiare il tofu. Un vero vegano dovrebbe essere un'eremita dei monti. Inoltre i nostri avi mangiavano quello che potevano, dubito che se nel 1500 ti avessero regalato la vacca ti saresti fatto tanti problemi a mangiarla, anche se nel capanno saresti stato pieno di fagioli che avresti potuto consumare per mesi. La malattia della nostra società è l'ipocrisia, e non il mangiar carne.
Alessandro, 27-07-2012 01:27
Ad un certo punto dell'articolo c'è scritto "qualcuno mette in mezzo l'uomo primitivo come scusa per consumare carne", o qualcosa del genere. L'articolo mi piace e l'ho letto a tratti con piacere, ma dare questo tipo di definizioni oltremodo vaghe sull'uomo primitivo non è assolutamente corretto, e denota la scarsa preparazione del blogger che però voglio difendere perché in altre parti dell'articolo il discorso è sensato. Il cibo che mangiamo come l'articolo illustra concettualmente, è una questione di cultura che varia da popolazione a popolazione. Ma, per essere stringatissimo, l'evoluzione umana a partire dai primissimi stadi, e cioè la ricerca di cibo era incentrata sul carognaggio e se vuoi anche dal cannibalismo poi, semmai, divenuto rituale ma non si può prescindere da questa condizione quello che siamo divenuti oggi. Essere vegetariani è una scelta come le altre...tipo di che religione o squadra si parteggia, per essere fin troppo chiari. Il problema di fondo, che condivido, è la spinta al consumo eccessivo di oggi, che è anch'essa una cultura a mio avviso terribilmente sbagliata.
Silvio V., 27-07-2012 01:27
Quindi il bisogno sarebbe indotto, ma è innegabile il beneficio di una dieta varia che contenga tutti gli alimenti possibili, nelle giuste quantità certo. E' pur vero che molte sostanze presenti nella carne possono essere assunte e assimilate anche con cibi di origine vegetale, ma non credo che l'astensione totale dalla carne sia fondamentale, a prescindere dalla finalità (a meno chè non si parli di danni alla salute, nostra o del mondo...). Piuttosto parlerei di una tendenza preoccupante, anche questa si indotta, di eccedere con le quantità siano esse di carne come di prodotti lavorati e contenenti sostanze di dubbia utilità e salubrità di origine chimica, ma in questo caso, benché i media possano influenzarci in modo importante, dovrebbe intervenire il buon senso unito ad una ormai rara pace con sé stessi.
Marco, 27-07-2012 01:27
Io probabilmente non ho ben capito cosa si vuole esprimere. L'uomo deve alimentarsi ed assume ciò che ha di disponibile. L'uomo pristorico trovava naturale cibarsi di ciò che aveva a disposizione cacciando o raccogliendo frutta. L'agricoltura o l'allevamento si sono sviluppati man mano che l'uomo si evolveva. Ritengo che questa sia la naturalezza. Poi le nostre abitudini alimentari sono cambiate a causa di motivi sociali, religiosi, ecc... Dire che mangiamo carne perchè spinti dalla televisione mi sembra esagerato e generalizzato. Le politiche sul grano ogm e le patate che sono naturalmente tossiche (se assunte in quantità esagerate) cosa sono?
Marco, 27-07-2012 02:27
50 60 anni fa non mangiavano carne è vero perchè era dei ricchi! ma per due milioni e mezzo di anni l'uomo è diventato quello che è grazie e soprattutto al consumo costante di carne da pesci e animali vari ricchi di proteine e omega 3 a catena lunga (non vegetali per intenderci)!difatti il nostro cervello è ricchissimo di omega 3 ed il cuore funziona meglio, diciamo la verità la stramaggioranza dei problemi alimentari odierni è l'ECCESSO DI CARBOIDRATI scusate ma ciò che è troppo è troppo
andrea, 27-07-2012 02:27
Negli esseri umani coesistono cultura e dato biologico. Il corpo umano e' fatto per un ampio spettro di fonti alimentari, carne e vegetali essendo le principali tra queste. Diverse culture modulano questo spettro diversamente. Anche sulle speci vegetali commestibili non c'e' universalita' di vedute, ne' sulla preparazione di queste. Se il punto del post era di dire che, secondo l'orientamento culturale di chi scrive, la carne e' male e i vegetali sono bene, lo si poteva dire piu' brevemente, senza tirare in ballo lo strutturalismo.
Nicola, 27-07-2012 03:27
Da 7 anni viviamo in un piccolo podere a quasi 1000 metri. A poco a poco abbiamo smesso di mangiare quel po' di carne che mangiavamo. Le ragioni? Gli animali che vivono con noi, una fonte di conoscenza continua. Mangiamo le uova delle nostre meravigliose galline e un pò di formaggio, la frutta, la verdura....Neanche un pò di nostalgia. Siamo già in tanti, in troppi su questa terra, bisogna farsi da parte un pò.
carlo carlucci, 27-07-2012 03:27
Ecco perché sono vegana: ve lo spiego in soli tre minuti http://www.youtube.com/watch?v=CWrMQmK8wlw&feature=share
piperita veg, 27-07-2012 04:27
ogni volta che mi capita di leggere articoli come questo mi compiaccio. Io sono vegetariano (non perfetto) dal 1981. Sto bene e me ne frego dei media che tendono sempre a dirmi che cosa devo fare. Mi sono stancato di spiegare il perchè e il percome io abbia cambiato alimentazione e di vedere gli sguardi compassionevoli degli interlocutori che si chiedono "poverino, ma forse sta male?" Secondo me l'articolo evidenzia anche il fatto che le masse non sanno scegliere, ma devono seguire i dettami di qualche guru che dal pulpito ci dice cosa dobbiamo fare. Odio tutti i pulpiti.
Giovanni Gregoretti, 27-07-2012 05:27
@mauro: già. pensa ad esempio a Diogene dei cinici, nell'antica Grecia, ed agli Aghori in India :)
Masque, 27-07-2012 06:27
La vera catena alimentare consiste nel fatto che coloro i quali si nutrono di cadaveri in realtà sono essi stessi cadaveri. L'uomo non può vivere senza la natura ma la natura può vivere senza l'uomo.
DavideZi, 31-07-2012 03:31
Oggi, specie in occidente, si mangia troppa carne. Questo è indiscutibile. La media europea è 80Kg/anno, e quella Usa addirittura 100/anno. Una follia!!! L'allevamento industriale è la prima causa di inquinamento nel mondo, superiore addirittura ai trasporti (contando che l'allevamento industriale richiede anche lui enormi consumi in trasporti!), ed è un orrore per le condizioni in cui sono tenuti miliardi di animali, sovrafollati in minuscoli stabulati, nutriti a forza di mangimi transgenici, riempiti di ormoni e antibiotici e costretti all'immobilità forzata. L'attuale consumo di carne non è quindi ne accettabile, ne sostenibile. Va diminuito. E di molto. Pochi kg/anno. Al massimo diciamo 5-10kg/anno. Oltre questa quantità, la carne cessa di apportare anche sostanze nutrienti positive, e diventa un veleno per il nostro corpo e per il pianeta. E va cambiata la qualità dell'allevamento e del consumo. Un conto sono gli allevamenti industriali lager, un conto il microallevamento di sussistenza, semibrado, in terreni marginali non irrigui (inadatti quindi a qualunque coltivazione, tranne il pascolo), per i microconsumi necessari a una famiglia rurale che viva e si alimenti prevalentemente in modo vegetariano. E va fatta attenzione anche al momento dell'uccisione, perchè l'animale soffra il meno possibile, possibilmente nulla con forme di anestesia perfettamente praticabili in una dimensione micro, ma impraticabili in dimensione industriale. L'unico futuro possibile per la vita dell'uomo su questa terra, è il ritorno al concetto di "limite" e di misura. La pretesa antropocentrica dei "padroni del mondo" che possono usare a loro totale arbitrio tutto quello che trovano, va cambiata.... e in fretta pure!!!
Robertu sardu, 02-08-2012 02:02
Trovo molta scarsa informzione fra i commenti qua sotto ma trovo molti dogmi inculcati dal sistema. Questa è la prova che l'articolo non mente: MANGIARE CARNE CI E' INCULCATO. I primati dell'essere umano erano fruttariani quindi non diciamo eresie. Inizialmente non c'erano le armi e anche con l'avvento dei primi utensili da caccia non era affatto semplice cacciare. Noi abbiamo un intestino troppo lungo, denti troppo piatti, masticazione da erbivoro (perchè i carnivori strappano e ingoiano senza masticare), sangue alcalino. Prove inconfutabili del fatto che non siamo carnivori. Il nostro essere onnivori ci rende più adattabili di altri animali e in caso di necessità, tipo fossimo naufraghi su un'isola deserta che offre solo cocco e pesce, potremmo nutrirci sia di cocco che di pesce dato che sarebbe sopravvivenza necessaria. Questo non vuol dire che ci allungherebbe la vita, anzi. Non abbiamo unghie e denti da cacciatori di carne. A noi fa malissimo mangiare carne e pesce. In più mi piacerebbe che tutti quelli che sostengono il contrario si mettessero da domani a smembrare un animale e mangiarne qualsiasi parte fino a lasciare ossa lucide e bianche, come qualsiasi carnivoro fa (addirittura qualciuno ha scritto cannibale... molto più azzeccato). La scelta è etica, morale, salutista, cosciente e semplice: nessuna legge te lo vieta, ma vuoi essere meglio dei nostri politici che ti dicono che se non ce la legge continuano a fregarci? Molto semplice. "Non uccidere" dice un comandamento e Ratzinger ha detto: "Dio non ama chi uccide". Di fatto la Chiesa è la prima consumatrice di animali morti in Italia e lasciamo perdere nella storia cosa non ha imposto agli uomini di Chiesa riguardo il nutrimento carnivoro. Non sono credente, però il concetto è per me sacrosanto: NON UCCIDERE. E' ora di essere meglio di ciò che siamo e capire che non c'è morte dolce e non c'è bisogno di prodotti animali per vivere, non c'è bisogno di vivisezione e di terrorizzare animali che ogni giorno vivono un olocausto di paura e torture perchè schiavi della razza suprema. Siamo degli schifosi razzisti e tutte le malattie che aumentano, dal colesterolo al diabete, dal cancro alle malattie cardiovascolari, sono la nostra multa salata da pagare per aver infierito tante sui nostri fratellini e le nostre sorelline minori. E' una scelta che prima o poi la razza umana farà... ma non lavatevi la coscienza accampando discorsi che non hanno nulla di scientifico e di serio per piacere.
Andrea Cusati, 25-08-2012 05:25
La teoria iniziale, almeno in parte riscontrabile, io l'ho sempre abbinata a Louis Hjelmslev, non all'altro studioso
Marco, 04-09-2012 07:04
Quando dice "delicatessen" è solo una scelta terminologica o una criptocitazione del film di Jeunet, che mi pare parli anche di ciò, fra l'altro?
Marco, 04-09-2012 07:04
Siamo condizionati, non telecomandati dalla cultura e dal linguaggio. C'è comunque un bel margine d'apertura mentale, ampliabile con esperienze inusuali. Io una cavalletta sana la mangerei. Un topo no: è troppo associato al degrado igienico.
Marco, 04-09-2012 07:04
Salve, mi chiamo Alessandro (beh, c'è scritto sopra), sono capitato per caso in questo sito, anzi, c'era mio figlio al compute che stava leggendo)volevo commentare molto brevemente l'intervento di Andrea Cusato. Non commenterò la parte finale del suo intervento che mi trova quasi completamente daccord, ma le affermazione che fa prima, secondo me, sono sbagliate. Lui infatti dice che che la prova che eravamo vegetariani anche nella preistoria, sta nel conformazione dei nostri denti. Ma i ritrovamenti preistorici dei nostri antenati mostrano dei canini molto più lunghi di quelli che abbiamo ora. Il chè vuol dire che erano abituati a strappare la carne. Se fossimo stati completamente vegetariani, avremmo i denti come gli erbivori. Inoltre nelle caverne in cui sono stati trovati graffiti di uomini primitivi, sono quasi sempre riprodotte scene di caccia. Questo significa che mangiavano carne. Sarebbe stato molto più semplice per loro nutrirsi di vegetali che stanno lì buoni e fermi, senza dover rincorrere le prede, tra l'altro rischiando anche la vita.
Alessandro Sepulcri, 19-09-2012 06:19
Magari l'uomo del passato era carnivoro, magari no, sta di fatto che sono passati un po' di anni e, osservando il corpo umano adesso, ci si rende conto il consumo di carne e latticini non è assolutamente adatto per la nostra specie. Non ha senso assumere il latte (farsi allattare) in età adulta, soprattutto se questa sostanza viene sottratta ad un altro animale che ha caratteristiche assai diverse dalle nostre. L'intestino umano è troppo lungo per smaltire in fretta carne e pesce che raggiungono uno stato di putrefazione all'interno dello stesso e ne coprono le pareti limitando l'assorbimento dei nutrienti e dando inizio a molte malattie. Gli animali carnivori hanno un intestino molto corto per poter espellere il cibo al più presto prima che inizi il processo di decomposizione. Le unghie, le mani, i denti e la nostra postura in genere non danno certo l'idea del predatore... Se si mangia carne è perché adoperiamo strumenti per poterla lavorare, è come dire che l'uomo è un uccello solo perché si serve dell'aeroplano per volare! Gli occhi che distinguono i colori sono classici delle specie che si nutrono di vegetali, per poterne distinguere il colore. Le prove ci sono, basta osservare il proprio corpo e la perfezione della natura. Comunque tutto questo viene confermato dall'incidenza di malattie cardiovascolari, osteoporosi, tumori, e potrei continuare all'infinito. A questo punto non si tratta più di una scelta ma di una necessità, un'urgenza di raggiungere il nostro stato naturale se vogliamo dare un futuro a un pianeta quasi totalmente distrutto da un'ingordigia insensata.
Dave, 28-09-2012 10:28
Salve a tutti. Io non vorrei andare avanti all'infinito con la polemica dell'uomo "carnivoro sì, carnivoro no". Però avrei delle obiezioni sulle obiezioni, (scusate lo stupido gioco di parole) di Dave. Non entro nel merito sul fatto che il nostro intestino sia in grado o meno, in età adulta, di digerire i latticini o sia lungo o corto per certi alimenti. Non sono né un medico nè un nutrizionista. Dico solo che, fino a ventidue anni, la mia cena è stata una scodella da mezzo litro di latte col cacao e pane inzuppato. E, vi posso garantire che non ero e non sono rachitico, anzi. A me Schwarzneger mi faceva un baffo. (a parte il fatto che non c'era ancora, forse qua ho un po' esagerato. Però avevo un bel fisichetto). Comunque, ancora adesso la mia colazione è a base di latte. Però ho qualcosa da dire sulle unghie, le mani, i denti e, soprattutto, sulla postura. Le unghie, avendo l'uomo inventato armi ed attrezzi per uccidere le prede, hanno perso, probabilmente, la loro funzionalità primitiva e, col tempo, si sono ridotte al loro stato attuale. Com'è, sempre probabilmente, successo per le dita dei piedi e dell'anulare delle mani (a parte coloro che suonano qualche strumento o fanno un mestiere particolare. Prova ad appoggiare la mano sul tavolo ed alzare un dito alla volta senza alzarne contemporaneamente un altro. Indovina con quale dito è difficile riuscirci?). Con ogni probabilità i nostri piedi erano prensili come quelli delle scimmie. Poi, il fatto di aver cominciato a camminare eretti, ne ha cambiato la funzionalità. Per quanto riguarda il discorso che mangiamo carne perché abbiamo gli strumenti per lavorarla (inventati apposta, nota bene, e che erano delle pietre per tagliarne dei pezzi e, molto dopo, quando, cioè, abbiamo imparato ad usarlo, il fuoco per cucinarla), prova a pensare a quello che abbiamo dovuto fare per inventare una cosa, apparentemente banale, come il pane! Altro che cucinare un brandello di carne sulla brace! Che, poi, l'eccesso di consumo possa provocare degli scompensi o delle malattie, questo nessuno lo nega. Ma lo squilibrio alimentare e l'abuso di qualsiasi alimento può provocare ciò. Il fatto, poi, che camminiamo eretti, dimostra, secondo me, proprio il contrario di quello che affermi. In natura, succede molto spesso che, sia le prede che i predatori, si mettano eretti: sia per vigilare e fare da sentinella e, nel caso, avvisare il resto del branco se è in arrivo un predatore, o, viceversa, per localizzare le prede. E, inoltre c'è la cosa più importante: il camminare eretto permetteva all'uomo di avere le mani liber per utilizzare strumenti e armi. E, quindi, cacciare e difendersi meglio dagli altri predatori. C'è un'altra cosa, che ho sentito durante una trasmissione radiofonica, e riguarda la quantità del ferro, che è indispensabile per la trasmissione dell'ossigeno ai muscoli, nel sangue: dalle verdure il nostro organismo non riuscirebbe ad assimilarlo. Detto ciò, che ci tengo a ribadire è solo una mia opinione personale, derivata dalle poche conoscenze che ho, sono nuovamente d'accordo con te sull'ultima parte delle tue argomentazioni. Scusate la prolissicità, ma l'argomento è veramente immenso. Prometto che non romperò più. Un saluto cordiale. Sandro
Alessandro Sepulcri, 31-10-2012 05:31
Credo che in natura l' uomo ammazzasse l'animale soprattutto con lo scopo di difendersi e i canini sono presenti proprio per questo motivo. Una volta ucciso l'animale, l'uomo si nutriva di esso perché ormai il piatto era servito e non perché sentisse l'esigenza di mangiare carne. Infatti se l'istinto, presente in ogni uomo, ci comandasse di mangiare la carne, ogni uomo l'adorerebbe. Invece ci sono persone (come me) che sin da bambini la ripudiano per istinto e non per cultura (i miei genitori sono onnivori). Direi, infine, che l'uomo, più che l'istinto di mangiare la carne, ha sempre avuto l'istinto di uccidere, indipendentemente dal fatto che mangi la preda o meno.
Claudia, 17-12-2014 01:17

Lascia un commento


Per lasciare un commento, registrati o effettua il login.