NoTav, Erri De Luca e il sabotaggio del sistema

Quando lo scrittore Erri De Luca ha pronunciato le parole «la Tav va sabotata» non ha commesso un reato, non si è trasformato in un terrorista o in un pericolo per lo Stato. La sentenza pronunciata il 19 ottobre al Palagiustizia di Torino, davanti ad una platea foltissima di attivisti NoTav, ha reso giustizia e onore a un intellettuale che si è sempre mantenuto fermo e saldo sui suoi principi.

NoTav, Erri De Luca e il sabotaggio del sistema

Nel 2013, nel corso di alcune interviste, lo scrittore aveva pronunciato parole come «Il sabotaggio è l'unica alternativa» e «resto convinto che il Tav sia un'opera inutile e continuo a pensare che sia giusto sabotare quest'opera». La sua figura e il suo spessore ne avevano fatto un’icona, un emblema del movimento che da anni si batte contro la realizzazione di un’opera che ha dimostrato di essere in grado di devastare un territorio. E proprio per abbattere un simbolo, per ammainare una bandiera, molto probabilmente gli inquisitori si erano fatti carico di perseguire quelle parole e quell’uomo. Erri De Luca è stato portato in tribunale e dal tribunale è uscito a testa alta; qualcuno si è reso conto dell’assurdità di un procedimento che avrebbe dato la nettissima impressione di avere come scopo la repressione del pensiero critico anzichè il perseguimento di fini di giustizia. Vogliamo riportarvi qui le parole che Erri De Luca ha letto prima di ascoltare il pronunciamento della sentenza; queste parole e la decisione adottata sono quei piccoli tesori che vanno conservati a lungo.

«Sarei presente in quest’aula anche se non fossi io lo scrittore incriminato per istigazione. Aldilà del mio trascurabile caso personale, considero l’imputazione contestata un esperimento, il tentativo di mettere a tacere le parole contrarie. Perciò considero quest’aula un avamposto affacciato sul presente immediato del nostro paese. Svolgo l’attività di scrittore e mi ritengo parte lesa di ogni volontà di censura.
 Sono incriminato per un articolo del codice penale che risale al 1930 e a quel periodo della storia d’Italia. Considero quell’articolo superato dalla successiva stesura della Costituzione della Repubblica. Sono in quest’aula per sapere se quel testo è in vigore e prevalente o se il capo di accusa avrà potere di sospendere e invalidare l’articolo 21 della Costituzione.

Ho impedito ai miei difensori di presentare istanza di incostituzionalità del capo di accusa. Se accolta, avrebbe fermato questo processo, trasferito gli atti nelle stanze di una Corte Costituzionale sovraccarica di lavoro, che si sarebbe pronunciata nell’arco di anni. Se accolta, l’istanza avrebbe scavalcato quest’aula e questo tempo prezioso. 
Ciò che è costituzionale credo che si decida e si difenda in posti pubblici come questo, come anche in un commissariato, in un’aula scolastica, in una prigione, in un ospedale, su un posto di lavoro, alle frontiere attraversate dai richiedenti asilo. Ciò che è costituzionale si misura al pianoterra della società.

Inapplicabile al mio caso le attenuanti generiche, se quello che ho detto è reato, l’ho ripetuto e continuerò a ripeterlo.

Sono incriminato per avere usato il verbo sabotare. Lo considero nobile e democratico. Nobile perché pronunciato e praticato da valorose figure come Gandhi e Mandela, con enormi risultati politici. Democratico perché appartiene fin dall’origine al movimento operaio e alle sue lotte. Per esempio uno sciopero sabota  la produzione. Difendo l’uso legittimo del verbo sabotare nel suo significato più efficace e ampio. Sono disposto a subire condanna penale per il suo impiego, ma non a farmi censurare o ridurre la lingua italiana. 
”A questo servivano le cesoie” : a cosa? A sabotare un’opera colossale quanto nociva con delle cesoie? Non risultano altri insidiosi articoli di ferramenta agli atti della mia conversazione telefonica. Allora si incrimina il sostegno verbale a un’azione simbolica?  Non voglio sconfinare nel campo di competenza dei miei difensori.
Concludo confermando la mia convinzione che la linea di sedicente alta velocità in Val di Susa va ostacolata, impedita, intralciata, dunque sabotata per la legittima difesa della salute, del suolo, dell’aria, dell’acqua di una comunità minacciata.
La mia parola contraria sussiste e aspetto di sapere se costituisce reato».

 

La Parola Contraria

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