Nucleare: porci domande o porci comodi?

Come si può produrre occupazione stabile? Come si può salvaguardare l'ambiente? Come si possono evitare disastri prevedendoli prima di arrivare alle emergenze? Sono solo alcune delle domande da porsi nella speranza che le eventuali risposte siano un po' più sagge delle attuali politiche energetiche vigenti.

Nucleare: porci domande o porci comodi?
Di una cosa sono certo: è sempre un bene continuare a porci domande, a prescindere dal fatto di poter trovare subito le risposte o meno. Anzi, forse è meglio non trovarle affatto!!! Il dubbio infatti alimenta la curiosità e fa progredire la conoscenza, mentre le certezze la paralizzano. Chiediamoci allora seriamente: - come produrre occupazione stabile? - come salvaguardare l'ambiente, anche per le future generazioni? - come evitare disastri, prevenendoli prima di arrivare alle emergenze? Qualche giorno fa, in un mio articolo ho provato a rispondere a queste domande, senza alcuna pretesa di esaustività ma semplicemente per cercare di offrire un piccolo contributo costruttivo e andare oltre le sterili polemiche a cui spesso assistiamo su questi temi. Le domande rimangono comunque aperte e le risposte vanno cercate tutti insieme. Tuttavia, mentre noi ci poniamo queste domande e riflettiamo con pazienza sulle possibili risposte, c'è chi si muove con molta più disinvoltura. Grazie al Decreto Romani che taglia gli incentivi per il fotovoltaico 120.000 occupati rischiano di rimanere a casa; si tratta di oltre 1.000 imprese a rischio chiusura, per un ammontare di 13 miliardi di investimenti già effettuati che potrebbero andare in fumo. Un po' come chiudere la FIAT con un decreto. Senza contare poi il danno ambientale... E tutto questo per che cosa??? Mi pare legittimo il sospetto che sia semplicemente per l'interesse di pochi, che vogliono continuare a proporre sfrontatamente il nucleare, nonostante tutto e tutti. Non è forse sufficiente quello che sta succedendo in Giappone? Cosa deve succedere ancora perché si possa dire che il nucleare è una pura follia, da tutti i punti di vista? Il nostro governo sostiene che occorre con urgenza rendersi indipendenti dai combustibili fossili e ridurre il costo dell'energia. Peccato però che i nuovi impianti che si vorrebbero costruire sarebbero forse produttivi soltanto tra 15 anni; e per la "modica cifra" di trenta miliardi di euro, coprirebbero solo il 4% del nostro fabbisogno energetico. Senza neppure ridurre i costi, oltretutto. E' davvero questa la strada da intraprendere per il nostro futuro? Non sarebbe già sufficiente un serio piano di risparmio energetico per andare oltre questa percentuale? Continuiamo a porci domande, dunque, come sano antidoto per contrastare quanti continuano ostinatamente e sfacciatamente a farsi i propri porci comodi. Per approfondire questo tema vi consiglio di continuare a leggere qui di seguito queste interessanti analisi di Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento. Quattro idee sul nucleare di Mao Valpiana 1. Le centrali nucleari forniscono energia elettrica. In Italia non ne abbiamo bisogno: negli ultimi anni la potenza installata è aumentata, mentre la domanda è diminuita: la domanda è di circa 60 GW (gigawatt). La potenza elettrica installata in Italia all’inizio 2010 è pari a 94 GW. Quindi non c'è nessun bisogno reale di nuova energia elettrica (per trasporti e riscaldamento usiamo petrolio o gas). 2. Si dice che le centrali nucleari ci garantiranno l'indipendenza energetica. Falso. Le centrali utilizzano come combustibile l'uranio. Le principali miniere di uranio sono in Australia e in Africa, oggi sotto controllo cinese, o in Ucraina, Uzbekistan, Kazakistan, oggi sotto controllo russo. Quindi il nucleare è una fonte che crea dipendenza da Cina o da Russia. 3. Ma quanto costa l'energia prodotta dalle centrali? Troppo. Il costo Kwh (kilowatt/ora) del nucleare è maggiore di quello di ogni altra fonte (i costi ufficiali in centesimi di dollaro sono: nucleare: 10,2 – eolico: 9,9 – carbone: 9,8 – gas: 8,2 ), questo perché oltre agli investimenti per la costruzione di una centrale, bisogna calcolare anche il costo di smantellamento, che può persino raddoppiare. 4. Il governo italiano ha previsto 4 nuove centrali nucleari, con un costo di 30 miliardi di lire. Queste 4 centrali, se tutto va bene, entrerebbero in funzione fra 15/20 anni, e produrrebbero il 5% dell'energia nazionale. È del tutto evidente la sproporzione tra investimento e risultato. Il 5% è quanto si può ottenere da subito con una seria politica di risparmio e di efficienza degli impianti già esistenti. Bastano queste 4 cifre per dimostrare che il nucleare in Italia non ha senso e serve solo ad assicurare affari ad un ristretta lobby. A questo aggiungiamo che il governo propone il nucleare senza aver presentato al paese un serio piano energetico (fabbisogno, previsioni, consumi, costi, ecc.) e che il problema delle scorie radioattive non è ancora stato risolto. La conclusione è semplice, ed è la stessa di tanti anni fa: Energia nucleare? No, grazie. Articolo tratto dal blog di Michele Dotti VAI AL DOSSIER SUL TERREMOTO GIAPPONESE E GLI INCIDENTI NUCLEARI

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