Un paese senza memoria

“È vero siamo semplicemente un paese senza. Senza una classe governante, senza una scuola minimamente al passo coi tempi (ricordate Miss Gelmini?), produciamo ed esportiamo solo omertà. E tuttavia vi sono tanti italiani, forse i più, non collusi, che aspirano a cambiare questo stato di cose, stanchi di eroi morti ammazzati. È un’Italia silenziosa, che va prendendo forza, cui va restituita la memoria, a poco a poco. Sarà questa la nostra rivoluzione silenziosa?”.

Un paese senza memoria
Siamo noi, è l’Italia delle mafie. Quelle vere, quelle quasi vere, quelle dei partiti, quelle dei collusi. Da dove cominciare? Dalla Nazionale di calcio, coi suoi giocatori indagati, da Prandelli il moralizzatore e l’innovatore che per la finale ha confermato su una rosa di 23 giocatori la solita rosa fatta di oramai spompati. 4 sonore pappine date dagli spagnoli stratosferici che correvano e facevano il loro dovere attraverso delle belle statuine spompate. Ma il giorno dopo eccoli tutti insieme appassionatamente Prandelli l’innovatore e moralizzatore, la Nazionale (che era servita da sfondo col suo azzurro a B per dare nome al suo Forza Italia) di indagati e no al Quirinale dove Re Giorgio li aveva convenuti. Re Giorgio Napolitano che finalmente ci ha regalato un governo quasi onesto da parere strozzino, strozzino appunto come le Banche da cui Monti & company derivano. Un governo che, fatti salvi i diritti quesiti e cioè pensioni d’oro e pensioncine, spreme il limone fin dove si può spremere. 36% di disoccupazione giovanile? Pazienza, mangiate con la pensione dei padri. Napolitano comunque esorta a rimboccarsi le maniche e ad avere fiducia. È un esempio vivente lui dell’evoluzione verso la non memoria. Da stalinista del PCI (quando questo si era spaccato) si era schierato coi carri armati russi nel ’56 e su su fino ai nostri giorni, ne ha fatta di strada e sempre in sella. Orfani della verità, così si esprime il PM di Palermo Ingroia facendo, e questa volta ben altro è il pulpito, appello agli italiani. Ingroia ha fatto suoi gli ideali dei suoi maestri morti ammazzati, Falcone e Borsellino. Sì c’è stata una trattativa stato-mafia, sì ci sono stati i servizi deviati, ma una piovra tentacolare impedisce che la verità, i nomi vengano a galla. La mafia e la ‘ndrangheta sono oramai dovunque in Lombardia come nella ‘rossa’ Emilia e Romagna, in Lombardia in Veneto. Quando si ammazzarono Falcone e Borsellino subito vi fu una trattativa con lo Stato. Si sa ma non si può dire. O meglio lasciamolo nel limbo del sentito dire. Ingroia l’erede dei Falcone e dei Borsellino? Stia attento, non sia mai. È un paese questo o si sta apprestando a diventare una Sinaloa messicana? Ma è sempre stato così dai tempi di Moro coi suoi omissis dettati dalla ragion di Stato. È vero siamo semplicemente un paese senza. Senza una classe governante, senza una scuola minimamente al passo coi tempi (ricordate Miss Gelmini?), produciamo ed esportiamo solo omertà. E tuttavia vi sono tanti italiani, forse i più, non collusi, che aspirano a cambiare questo stato di cose, stanchi di eroi morti ammazzati. È un’Italia silenziosa, che va prendendo forza, cui va restituita la memoria, a poco a poco. Sarà questa la nostra rivoluzione silenziosa? Toh, i mitici 11 della Nazionale sono scomparsi dai fari mediatici in 48 ore. Forse è la memoria breve che è in apnea, oltre all’altra. Tuttavia ci sono segnali sicuri che qualcosa si sta muovendo. L’esito referendario ad esempio. Lo sgretolarsi della casta politica. Chi si ricorda di una Gelmini pupilla dell’uomo (piccino picciò) più furbo del mondo? Del mesto tramonto di Bossi e del suo Trota, chi mai vorrà ricordarsi di loro? Saremo sempre orfani della verità?

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