Il Parlamento europeo approva una risoluzione sull'acqua

Trasparenza dei costi, applicazione del principio 'chi inquina paga', investimenti nelle infrastrutture idriche e bandiere blu anche per fiumi e laghi. Sono alcune delle proposte approvate dal Parlamento europeo, come contributo al documento sulla salvaguardia delle risorse idriche in Europa che la Commissione Ue dovrebbe presentare il prossimo novembre.

Il Parlamento europeo approva una risoluzione sull'acqua
“L'acqua è un bene comune dell'umanità e un bene pubblico. L'accesso all'acqua dovrebbe costituire un diritto fondamentale e universale”. Questa la premessa della risoluzione dell'eurodeputato da Richard Seeber approvata dal Parlamento europeo nell'ultima plenaria. Obiettivo del parere, non vincolante, è chiedere alla Commissione di basare la politica Ue sulle risorse idriche – in via di elaborazione - sul riconoscimento del diritto universale all'acqua e sulla necessità di preservare questo bene prezioso. Senza dimenticare che l'acqua è alla base della maggior parte dei servizi ecosistemici e “l'importanza della corretta gestione idrica per il raggiungimento degli obiettivi di biodiversità”. Due, quindi, i filoni di intervento. Da una parte, garantire l'accesso all'acqua, dall'altra, ridurre i consumi. Sul primo fronte, gli eurodeputati chiedono sistemi di tariffazione trasparenti e di non trascurare le condizioni sociali al momento di definire i costi del servizio idrico. Per quanto riguarda il risparmio, invece, le strade sono diverse. Oltre alla necessità di verificare lo stato della rete idrica in Europa – secondo gli europarlamentari c'è “la possibilità che il 70% delle acque fornite per le città europee si perda a causa dell'inefficienza delle reti” – e di incoraggiare gli investimenti sulle relative infrastrutture, il Parlamento Ue chiama in causa l'industria. La concessione dei fondi comunitari alle imprese dovrebbe essere rivista, secondo gli eurodeputati, ad esempio collegandola all'applicazione di piani di gestione delle risorse idriche, mentre per i settori caratterizzati da alti consumi dovrebbe valere il principio dei 'chi inquina paga' per calcolare l'importo delle tariffe. Più prudenza, poi, rispetto alle attività di esplorazione ed estrazione del gas di scisto, che, in virtù dei possibili rischi per le acque superficiali e sotterranee, dovrebbero essere precedute da una valutazione d'impatto ambientale. Infine, gli eurodeputati chiedono una migliore gestione delle acque reflue, l'obbligo di misurazione dei consumi di acqua, in tutti i settori e per tutti gli utenti, e l'estensione dello schema 'Bandiera Blu' a tutte le zone di balneazione in Europea, quindi anche ai laghi e ai fiumi. Nessun riferimento, invece, al tema della privatizzazione dei servizi idrici, nonostante la mobilitazione dei cittadini europei per l'acqua bene comune abbia raggiunto ormai anche le istituzioni Ue. A maggio l'Esecutivo comunitario ha infatti approvato l' Iniziativa dei Cittadini Europei sull'acqua, promossa dal Sindacato europeo dei servizi pubblici e sostenuta dalla Rete europea per l'acqua bene comune e dal Forum italiano dei Movimenti per l'acqua, approfittando del nuovo strumento di partecipazione introdotto dal Trattato di Lisbona, l'ICE appunto. La campagna mira a raccogliere un milione di firme in almeno sette Paesi membri per chiedere alla Commissione di intervenire con un atto legislativo per il diritto universale all'acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari. Un diritto in contraddizione con quell'affidamento al privato indiscutibile per la maggior parte degli attori politici, a cui 27 milioni di italiani hanno già detto un sonoro no.

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