Petrolio: a Brindisi ripartono le attività estrattive

Sono riprese a largo di Brindisi le attività estrattive dell'Eni nel “Campo Aquila”. Ad essere a rischio è l'intero basso Adriatico. I cittadini chiedono l'interruzione delle operazioni, seri controlli e l'apertura di un dibattito con la cittadinanza.

Petrolio: a Brindisi ripartono le attività estrattive
Dopo aver rimosso il coperchio dell’Ilva, in molti speravano che la Puglia potesse andare avanti e voltare pagina, per poter immaginare un futuro realmente ecosostenibile e dove non si dovesse morire lavorando. Ogni buon proposito però si è infranto quando sono riprese le attività estrattive dell’Eni nel “Campo Aquila”, a largo di Brindisi. Ufficialmente, la ripresa di attività viene giustificata come una semplice autorizzazione a sostituire la nave F.P.S.O (unità galleggiante di produzione, stoccaggio e scarico di petrolio offshore) Firenze, con una rispondente a moderni standard di sicurezza. A sentire però quanto denuncia il movimento No Petrolio, Sì Energie Rinnovabili, si parla in realtà di: “riapertura di due pozzi e di ripresa dell’attività estrattiva con tutti i risvolti relativi al tratto di mare interessato e alle banchine coinvolte nelle operazioni di stoccaggio e di trasporto. Corrado Clini continua la sua opera di schiacciamento della volontà di interi territori e di totale insensibilità ai principi fondanti del suo stesso dicastero. Il Comitato No Petrolio, Sì Energie Rinnovabili chiede al governatore Vendola, al Presidente Introna, all’Assessore Nicastro, nonché ai membri della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome, di adoperarsi in tutte le forme possibili per arginare il processo in atto, offensivo della nuova e acquisita sensibilità di interi territori”. Inutile dire che quanto succede al largo delle coste pugliesi rischia di mettere in pericolo l’intero basso Adriatico e, oltre a questo movimento, molti comitati cittadini chiedono che, aziende come l’Eni, la smettano di portare avanti pratiche anacronistiche che non hanno più ragione d’essere e che mettono, tra l’altro, a rischio la vita dei cittadini. Seri controlli, un’attenta vigilanza ed un dibattito con la cittadinanza è ciò che viene chiesto a gran voce. Riusciranno ad essere ascoltati?

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