Teatro Rossi aperto: un nuovo spazio per la cultura a Pisa

Riaperto da più di un mese dai lavoratori dell'arte e dello spettacolo, il Teatro Rossi di Pisa ospita ininterrottamente eventi e manifestazioni artistiche per tutta la cittadinanza. La riapertura segna un momento decisivo nella vita culturale di Pisa, città dal grande patrimonio artistico e scientifico.

Teatro Rossi aperto: un nuovo spazio per la cultura a Pisa
Da più di un mese ormai il Teatro Rossi Aperto è diventato il centro della vita culturale di Pisa. Liberato lo scorso 27 Settembre dai lavoratori dell'arte e dello spettacolo, il Teatro offre ininterrottamente spettacoli, lezioni magistrali ed eventi culturali di alto livello e grande impatto: dagli incontri con Mario Cristiani alle rappresentazioni per bambini del Teatro di Figura, dall'Open Stage al laboratorio dell'English Theatre Company. Senza dimenticare i tanti artisti che settimanalmente offrono il proprio contributo artistico e la propria testimonianza, come Gabriele Vacis, Marta Cuscunà e Daniele De Piano. A guardare le foto del Teatro, risalente al 1770, fiore all'occhiello della reggenza leopoldina, in disuso dal 1966 ed oggi in carico alla Soprintendenza dei Beni Culturali, ci si può stupire che sia rimasto chiuso da anni. Ilaria Distante, attrice pisana della compagnia teatrale di Pippo Del Bono, ha raccontato a Pisanotizie la straordinaria atmosfera che accoglie il visitatore malgrado l'incuria e l'abbandono: “la prima volta che ho messo piede dentro al teatro ero ancora una ragazzina. Erano gli anni Ottanta e i miei genitori avevano da poco comprato la casa che era stata del custode. Il custode nel mentre si era trasferito in due stanzette nel loggione del teatro e ha continuato a vivere lì per anni, con sua moglie e sua figlia. La casa era comunicante con il teatro e questo mi permetteva di entrare e uscire quando volevo. Ricordo che mi venne in mente Pompei perché, come in quel luogo, sembrava che il tempo si fosse fermato: come se qualcuno se ne fosse andato alla fine di uno spettacolo e avesse lasciato tutto esattamente com'era. C'erano ancora i costumi, la scenografia sul palcoscenico, le spazzole nei camerini, le locandine degli spettacoli passati. Poi col passare degli anni la platea è diventata una sorta di deposito di tutti quegli oggetti che il comune non utilizzava più e non sapeva dove mettere: potevi trovarci biciclette, banchi di scuola, cianfrusaglie di ogni tipo. Ma anche in quel caos ho sempre guardato quegli oggetti con un certo pudore, allenandomi a scovare in ogni cosa una magia nascosta”. Chi oggi lavora al Teatro, garantendone l'accessibilità, mantenendo gli spazi puliti ed organizzando gli eventi (malgrado l'umidità ed il freddo), spiega che “al Rossi devono poter entrare tutte le persone che sanno vedere in un teatro un bene comune da costruire insieme, uno spazio da riempire ogni giorno”. Lungi dall'essere un atto esclusivamente simbolico, la riapertura del Teatro esprime un impegno concreto a fare cultura partendo dall'auto-recupero e dalla messa a frutto dei saperi individuali: “non si tratta di un'occupazione che, in quanto tale, una volta terminata lascerà ad altri 'più titolati' il campo delle operazioni: un bene comune ha come solo proprietario legittimo i cittadini che ne fanno uso”. Per questo motivo ogni settimana il Teatro ospita un'assemblea pubblica per tutti coloro che vogliano dare il proprio contributo. La riapertura pisana si ricollega spontaneamente alla storia del Teatro Valle di Roma, che ha espresso da subito il suo sostegno all'iniziativa toscana, ma l'evento del Rossi si colloca anche in un momento cruciale della storia di Pisa, che ha visto proprio pochi giorni fa la sospensione delle pubblicazioni di Pisanotizie. Si tratta del quotidiano online della città che già nel 2011 aveva sollevato il caso dell'abbandono del Teatro e ha poi seguito da vicino le iniziative della riapertura con approfondimenti puntuali. Un canale di informazione indipendente e pregevole, curato da giornalisti giovani ed appassionati (Raffaele Palumbo, Ciccio Auletta, Sergio Bontempelli, Chiara Martina e Danilo Soscia), chiude per mancanza di fondi proprio nel momento in cui il bisogno di riprogettare i beni comuni si fa più forte a Pisa, una città universitaria non priva di paradossi e criticità (documentate da Pisanotizie giornalmente), oggi emblema della necessità di restituire dignità ed adeguato riconoscimento a quei saperi che adesso si chiamano 'precari', in realtà soprattutto 'disinteressati', e perciò insopprimibili.

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