Il potere logora... sempre

“8/10 anni sono un tempo lunghissimo in cui fare molte cose. Finito questo tempo è bene e salutare che si faccia altro, magari anche dando consigli e prestando la propria esperienza ad eventuali persone che prendessero il proprio posto”. Le riflessioni di Paolo Ermani sul limite massimo di due mandati per i politici, regola sostenuta da Beppe Grillo.

Il potere logora... sempre
Beppe Grillo ha individuato nella problematica dei politici in carriera uno degli aspetti centrali della sua proposta. Mettere un limite a due mandati, che sono comunque mediamente 8/10 anni è un tentativo di arginare la deriva per la quale il politico è diventato un mestiere, forse il più ambito dagli italiani, che può essere esercitato addirittura a vita se si servono gli interessi giusti, si ha la dovuta scaltrezza e un paio di materassi di pelo sullo stomaco. Facendo del politico un mestiere, oltre che a perdere qualsiasi collegamento con la realtà, si crea quella casta di cui ormai tutti conoscono e che non fa altro che approfittare, difendere i propri privilegi e cercare di durare il più a lungo possibile. Ammesso che il politico sia veramente al servizio della comunità (il che è tutto da verificare) 8/10 anni sono un tempo lunghissimo in cui fare molte cose. Finito questo tempo è bene e salutare che si faccia altro, magari anche dando consigli e prestando la propria esperienza ad eventuali persone che prendessero il proprio posto. Anche i Verdi all'inizio della loro esperienza politica pensarono qualcosa di simile, sappiamo tutti poi come è andata a finire. Sembra però che a prescindere dagli intendimenti e belle parole, il rapporto con il potere sia così morboso e devastante che poi la persona o il politico che ottiene visibilità, importanza, non possa più accettare di farsi da parte. Si sente unico e irripetibile, indispensabile e sacro, ognuno un piccolo Unto del Signore. Ogni volta che vedo queste persone attaccate al loro ridicolo potere mi viene in mente il personaggio di Gollum alle prese con l'anello quando dice "Mio tessssorooooo....". Ho sentito spesso dire che questo o quel personaggio deve necessariamente tentare la carriera politica perché è così bravo, capace, sostanzialmente migliore, che sarebbe un peccato se non lo facesse. Sindaci, assessori o persone che magari hanno fatto bene (ma quasi sempre male) nel loro comune, devono per forza salvare il paese. Ma chi lo ha detto che qualcuno è migliore di altri? Secondo quale criterio? Secondo forse l'assunto che ci si crede di essere chissà chi? Credersi chissà chi non è fare un servizio alla comunità semmai è un intralcio e crea immediatamente inimicizia, odi e rancori, alimenta un sistema di guerre palesi e intestine che non portano lontano. Sentirsi superiori, indispensabili è il primo passo verso l'arroganza che non permette progressi né da un punto di vista politico, né sociale, né umano. Ma si sa, la politica è il regno del cane mangia cane anche e soprattutto fra simili, niente di diverso di quello che avviene nella società ogni giorno, semplicemente in politica questo aspetto è amplificato a dismisura, visti anche gli enormi interessi in gioco e il potere di cui si dispone. Se il politico servisse a qualcosa e non fosse invece parte del problema, dovrebbe essere sempre della massima umiltà che non significa arrendevolezza, semplicemente significa sentirsi pari agli altri, anzi grato agli altri per avergli dato il privilegio di rappresentarli. Dovrebbe farlo per un tempo limitato e prendere uno stipendio simile a quello di un impiegato quale è in effetti. Finiti i suoi 8/10 anni dovrebbe ringraziare tutti e tornare a fare cose veramente utili alla società come per esempio coltivare la terra anche per recuperare quel rapporto con la realtà che probabilmente il suo impegno istituzionale ha allontanato. Non appena sentite qualcuno che dice che lui è un predestinato o si sente ormai così incollato alla poltrona da non poterne più fare a meno, diffidatene. Non esistono persone migliori, esistono intenzioni migliori.

Commenti

una causa dei problemi della politica e' la mancanza di moralita', intesa come egoismo contenuto(un po, ma poco poco, ce ne vuole!), benevolenza verso gli altri, desiderio di migliorare se' stessi, altruismo, spirito di sacrificio, ecc.. Manca a mio modesto parere un sistema formativo che educhi alla moralita'. come sistema intendo un metodo, che venga applicato simultaneamente ed in maniera organizzata da famiglia, scuola, ambiente. Una volta c'erano nella tradizione cattolica il catechismo e i dieci comandamenti. non sono cattolico e non difendo la tradizione cattolica, ma certo qualcosa di organizzato e sistematico ci vuole nel sistema sociale, altrimenti ognuno si muove a caso e le regole da sole non bastano se poi non si impara a rispettarle. a questo proposito cito P.R.Sarkar, un pensatore indiano, che aveva proposto 16 regole, che lui chiamava sedici punti, da seguire e rispettare nel contesto del sistema socio-economico PROUT. Resta in ogni caso il fatto che ci si deve muovere in questo senso, se si vuole che poi amministratori e dipendenti pubblici , ma anche privati siano all'altezza di quanto i cittadini si aspettano da loro
farnco bressanin, 01-10-2012 05:01
=== PLUTOCRAZIA e DEMOCRAZIA === Le elezioni politiche del 2013 stanno assumendo ogni giorno di più le sembianze di un referendum pro o contro la stessa Democrazia. Da una parte, ci sono tutti (ma proprio TUTTI) i resti malconci della vecchia partitocrazia: se non fosse che ci hanno ridotti come al punto in cui siamo, i loro assurdi sermoni strapperebbero quasi un sorriso. Dall'altra parte, ci sono Beppe Grillo e il suo Movimento. La mia non è propaganda, occhio: è solo una modesta, lucida e disinteressata diagnosi socio-politica. Ma pensateci! C'è un movimento d'opinione che non ha spazio sul "mainstream" se non quando c'è l'intenzione di distorcerne o ridicolizzarne i contenuti; e c'è, dall'altra parte, un concentrato di partiti, poteri forti, lobbies, organi di (dis)informazione che, SCIENTIFICAMENTE, fanno di tutto per coagularsi, come un grumo di vomito rappreso, contro questo movimento, nella nevrotico e disperato tentativo di salvaguardia degli interessi illegittimamente accumulati in decenni di malgoverno! Lo vedrebbe anche un cieco! Non è, solo questo, un elemento sufficiente per decidere da che parte stia la verità? Le prossime elezioni, al di là dei contenuti dei due schieramenti, saranno un referendum: Plutocrazia contro Democrazia. O, che è la stessa cosa, Pan-europeismo contro Comunitarismo! vedi anche: http://llht.wordpress.com/2012/09/28/paneuropeismo-o-comunitarismo/
Andrea Strozzi, 01-10-2012 07:01
Una preghiera a tutti e, in questo caso, a Paolo Ermani. Nella frase"..se si servono gli interessi giusti " avrebbe dovuto mettere i puntini tra le parole "interessi" e "utili". Non bisogna cioè, nella prosa della polemica, dimenticare che le parole si leggono (vengono lette da altri di se stessi) quando vengono scritte. Quindi, se si stà accusando o polemizzando, il lettore deve capire dallo scritto la direzione accusatoria o dichiaratoria della frase. Senza i puntini divisori uno può capire che una carica può diventare legittimamente carica a vita proprio per la capacità dell'insignito di interpretare e rappresentare degnamente gli interessi che si evolvono nel corso dei processi economici e politici della comunità. Non è detto che ciò non possa essere in qualche spirito altruista, prudente e addirittura profetico; ma non è certamente quello che si vuole dire nella polemica sulla corruzione e sulla ricerca del potere fine a se stesso. Un' altra osservazione, questa volta nel merito. Bisogna dare alle parole un unico significato. Il termine "mestiere" è evidentemente usato dall'Autore in senso negativo rispetto a quello di dovere di rappresentanza impegnata al servizio del bene comune. Ma allora perchè chiedere per il politico uno stipendio eguale a quello dell'impiegato. E' forse l'eguaglianza dello stipendio quella molla che toglie la negatività del "mestiere" e ridà smalto di servizio ad...entrambi i "mestieri"? Quando poi l'Autore auspica il ritiro del politico "finiti i suoi 8/10 anni" e dichiara come " cose veramente utili alla società" il ritorno alle occupazioni private nella "realtà" con la quale ha "perso qualsiasi collegamento" avendo fatto della politica un mestiere, non cade nella stessa contraddizione? Sono forse gli 8/10 anni la molla di tempo che garantisce la sopravvivenza,nell'individuo insignito, dei caratteri di umiltà e di umanità che invece devono essere patrimonio costante nell'esercizio di ogni legittimo mestiere? E concludo, ritornando a raccomandare l'uso corretto e chiarificatore dei "puntini". i ? Bisogna volta io po ase.
Franco, 01-10-2012 10:01
L'importanza di un politico, come anche quella più in generale di tutte le celebrità, si basa sul valore che le masse attribuiscono loro; il popolo non pensante risponde agli input imposti ed "eleva ad esseri superiori" coloro i quali occupano determinate posizioni. Questo è elementare ma già troppo complesso perché le persone non abituate ad accuparsi della propria vita lo capiscano.
Dave, 02-10-2012 09:02

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