Polveri sottili: a Nord più nocive che nel Sud della penisola

Grazie ad una ricerca chimico-fisica svolta presso gli atenei di Bari e di Lecce, sarà possibile risalire alla provenienza delle polveri sottili presenti nell’atmosfera e valutarne la nocività a prescindere dal peso. Si scopre così che le polveri nel Sud della penisola sono più pesanti ma molto meno pericolose di quelle rilevate in pianura padana.

Polveri sottili: a Nord più nocive che nel Sud della penisola
L’Italia è spaccata in due (anche) sul fronte delle polveri sottili: a Nord leggerissime ma molto pericolose, perché prodotte dal traffico, a Sud pesanti ma meno dannose, in quanto provenienti dal deserto del Sahara. A decretarlo è uno studio scientifico condotto dal Dipartimento di Chimica dell’Università di Bari e da quello di Fisica dell’Università del Salento (sita a Lecce), presentato a inizio mese nel capoluogo pugliese, in occasione della seconda edizione del Festival dell’Innovazione. La ricerca è stata finanziata dalla Regione Puglia, ma ha visto come partner due imprese: la Lenviros srl, distaccatasi dallo stesso ateneo barese (è uno spin-off), e Fai Instruments srl, azienda italiana leader nello sviluppo di strumentazione per il rilevamento e la misura dell’inquinamento atmosferico. Le polveri fini, indicate con la sigla PM10, rappresentano materiale presente nell’atmosfera sotto forma di particelle microscopiche (il cui diametro non supera i 10 millesimi di millimetro). Esse possono avere origine naturale o essere prodotto di combustioni e usura di materiali plastici e sintetici. Tale particolato è nocivo perché se respirato (o inghiottito), cosa evidentemente alquanto facile, va a depositarsi nei nostri organi interni provocandone alterazioni chimiche o di funzionamento. Trattandosi di micro-particelle di materiali diversi, le polveri hanno anche peso e nocività differente. Al momento, nel valutare le quantità di polveri fini presenti nelle nostre città e nello stabilire i limiti di tolleranza (superati i quali si subisce la sanzione da parte dell’Unione Europea) non si tiene conto di tutte queste differenze, bensì si misura solo il peso. Ne risulta che in molti paesi che si affacciano sul Mediterraneo i valori misurati siano molto elevati e pertanto salate le multe conseguenti. I ricercatori delle Università di Bari e di Lecce, attraverso uno studio durato quattro anni, hanno messo a punto delle metodologie di presa dati ed analisi che consentono di individuare l’origine delle polveri sottili sotto test. Non sono state introdotte tecnologie radicalmente differenti e nuova strumentazione, bensì si è sviluppata una procedura innovativa, frutto dell’integrazione di dispositivi e metodologie già esistenti. “Gli strumenti tradizionali misurano il particolato, ma ignorano da dove provenga”, afferma Gianluigi De Gennaro, chimico barese responsabile scientifico del progetto e coordinatore della ricerca, “noi invece abbiamo sviluppato strumenti e metodi che ci consentono di risalire all’origine delle particelle, capire se esse sono locali o se provengono dall’estero.” Si è potuto così comprendere che le polveri presenti in Puglia sono di origine sahariana; infatti il tavoliere è battuto dal vento, non ci sono montagne a far da barriera naturale ed esso è soggetto a forti scambi di calore terra-aria. Ne segue che gli eventi transfrontalieri, ossia nella fattispecie l’arrivo di polveri provenienti da altre regioni del pianeta, siano diffusi. Al contrario “a Milano le polveri sono prodotte dal traffico e restano lì”, prosegue De Gennaro, “come imprigionate in una piccola scatola”. La ricerca ha mostrato anche che il particolato presente nel tacco della penisola italiana è pesante, a differenza di quello catturato in pianura padana, che è invece molto leggero pur essendo altamente nocivo. Le valutazioni finora si sono sempre basate sul peso, quando invece ciò che determina quanto una polvere sia dannosa è la sua origine. Si è dimostrato che, al contrario di quanto assunto finora, la nocività è spesso inversamente proporzionale al peso. Naturalmente questi risultati sono molto importanti, sia perché permettono di comprendere meglio la geografia dell’inquinamento atmosferico, sia in quanto possono essere utilizzati per chiedere all’Unione Europea uno sgravio delle multe (che ammontano a 10mila euro per ogni giorno in cui i limiti imposti sono stati superati). Ciò interesserà non solo il sud d’Italia, bensì anche Spagna, Portogallo e Cipro. L’Unione Europea prevede, infatti, la possibilità di pagamento ridotto qualora si riesca a dimostrare che una parte delle polveri sottili registrate sia di provenienza estera, cosa che però finora risultava praticamente impossibile. I ricercatori pugliesi sono dunque stati i primi in Europa a raggiungere questo obiettivo. La strumentazione e i programmi utilizzati verranno presto trasferiti a Taranto, dove saranno utilizzati per misurare la provenienza del benzo(a)pirene (idrocarburo cancerogeno), la cui presenza è stata registrata nell’atmosfera. Lo studio è costato in tutto 1 milione e 168 mila euro, dei quali 800 mila provengono da finanziamenti pubblici erogati dalla Regione Puglia, nell’ambito di un progetto di investimento nella ricerca e sulla gioventù. “Siamo la Regione che in Italia ha puntato di più su un binomio vincente: ricerca e giovani”, ha dichiarato infatti Loredana Capone, Vice Presidente e Assessore allo Sviluppo Economico della Regione Puglia. “In questo progetto vediamo un team di 23 ricercatori, più due docenti, con un’età media di trent’anni e per la maggior parte donne.” “Grazie a loro”, continua Capone, “la nostra Regione si distingue ancora una volta come un caso internazionale nel mondo della ricerca”. Il progetto sviluppato prende il nome di SIMPA (Sistema Integrato per il Monitoraggio del Particolato Atmosferico). Esso promette numerose applicazioni, oltre a quelle già citate: questa tecnica potrà essere impiegata, ad esempio, per fare rilevamenti su microaree e pianificare azioni mirate, ad esempio il blocco del traffico, oppure coadiuvare le misure di alcune sostanze tossiche in aree industriali (come appunto il benzopirene).

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