Puglia: “no alle ricerche petrolifere nel mar Adriatico”

Un invito a non rilasciare parere favorevole al progetto della società Spectrum Geo Ltd di effettuare attraverso il metodo AirGun ispezioni sismiche nel mare Adriatico, in funzione delle attività di ricerca del petrolio. Questo il contenuto di un documento della Provincia di Chieti.

Puglia: “no alle ricerche petrolifere nel mar Adriatico”
Un invito a non rilasciare parere favorevole al progetto della società Spectrum Geo Ltd di effettuare attraverso il metodo AirGun ispezioni sismiche nel mare Adriatico, in funzione delle attività di ricerca del petrolio. Questo il contenuto di un documento della Provincia di Chieti indirizzato ai Ministeri dello Sviluppo Economico, dell'Ambiente e dei Beni culturali ma anche al Parlamento Europeo, al Sottosegretario Gianni Letta e al Presidente della Regione Gianni Chiodi. “Questa Amministrazione, come ha fatto sin dal suo insediamento, continuerà a perseguire la tutela del territorio e del mare. - affermano il presidente della Provincia Enrico Di Giuseppantonio e il consigliere Moroni - La pesca è uno dei fiori all'occhiello della nostra economia, assieme all'agricoltura e al turismo”. “Il nostro mare non può tollerare la presenza di ulteriori impianti estrattivi e per questo riteniamo che coloro che hanno il potere di decidere, debbano dire no a questo progetto. È anacronistico pensare di sfruttare l'Adriatico per produrre una piccola percentuale del fabbisogno nazionale di petrolio con pochissimi vantaggi per la collettività mentre bisogna investire nel turismo, nella pesca e nella difesa della costa teatina, come nelle linee programmatiche di questa di questa Amministrazione”. Il metodo usato per le ispezioni sismiche noto come AirGun consiste infatti in violenti spari di aria compressa verso i fondali marini, una tecnica invasiva che danneggerebbe flora e fauna marine. È stato infatti dimostrato che i rumori di origine antropica (come quelli provocati dall'air-gun) possono avere effetti sulla vita degli organismi marini acquatici. Le società straniere che hanno presentato al Ministero dell'Ambiente ed al Ministero dello Sviluppo Economico le istanze di permesso per la ricerca di idrocarburi (petrolio) in mare sono tre: la Petroceltic Else per la zona marina delle Isole Tremiti, la Northern Petroleum per il tratto di mare antistante le coste che vanno da Bari fino a Leuca e la Spectrum Geo per tutta la costa pugliese. Come sottolineano in un comunicato i presidenti delle associazioni di volontariato Folgore e Demetra di Trani, agli effetti degli air-gun vanno poi aggiunti quelli dovuti alla presenza, sui fondali del basso Adriatico, di 20.000 bombe chimiche, oltre al pericoloso carico di almeno tre dei quattro relitti affondati lungo le coste della Puglia: la nave "Eden V" arenatasi a Lesina (Foggia) nel 1988, dietro la quale si celano inquietanti traffici illeciti; la nave "Alessandro I", affondata nel 1991 al largo di Molfetta (Bari), trasportava 3.550 tonnellate di sostanze tossiche; la nave "Lira" affondata il 25 settembre 1997 a 500 metri dal porto di Gallipoli (Lecce), il cui carico rimane sconosciuto. Sconosciuti sono gli effetti che le onde sismiche prodotte dalle ispezioni con tecnica air-gun potrebbero scatenare sui residuati bellici, sulle bombe chimiche e sui relitti. Le associazioni ricordano inoltre le centinaia di tonnellate di sostanze tossiche che un tipico pozzo esplorativo scarica durante l'arco della sua breve vita che hanno effetti dannosi sulla sopravvivenza di alcune specie animali e subentrano nella catena alimentare. Significativa è poi la distanza dalle coste pugliesi di queste prossime installazioni petrolifere. In tutta la costa occidentale ed orientale degli Stati Uniti vi soni i limiti di estrazioni petrolifere in mare a non meno di 160 km dalla costa, mentre in Italia i limiti sono a sole 5 miglia dalla costa. Quali potrebbero essere le conseguenze in un mare qual è l'Adriatico che è molto più basso, più chiuso e di lento ricambio delle acque marine rispetto all'oceano?

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