Quell'hotel alle pendici del Gran Sasso, la slavina, i ritardi, le vittime...

Undici persone salvate, sopravvissute alla montagna di neve e ghiaccio che ha coperto e travolto l'hotel Rigopiano, costruito in fondo a un canalone alle pendici del Gran Sasso, a 1200 metri di altezza. Sei i morti. Una ventina ancora i dispersi.

Quell'hotel alle pendici del Gran Sasso, la slavina, i ritardi, le vittime...

L'Hotel Rigopiano era a 1200 metri di quota, alle pendici del Gran Sasso, costruito negli anni '70 in fondo a un canalone che Francesco Peduto, presidente del Consiglio nazionale dei geologi, dice non essere una zona a rischio.

Una valanga lo ha spazzato via verso le ore 17 di mercoledì 18 gennaio, dopo le forti scosse di terremoto che quello stesso giorno hanno colpito l’Italia centrale.

Secondo un uomo, che ha dato l'allarme, i soccorsi non sono scattati subito perchè quell'allarme non è stato credito. Lo ha spiegato all'agenzia di stampa Ansa.

«Uno spazzaneve, chiesto dall'hotel Rigopiano, per far tornare a valle i clienti, visto la troppa neve e soprattutto la paura per le scosse di terremoto, sentite in modo particolare in quel versante del Gran Sasso. Uno spazzaneve che però non ha fatto in tempo ad arrivare, anche per la bufera in corso. E' quanto emerge nelle prime ricostruzioni di quanto avvenuto nelle ultime ore prima della valanga che ha travolto l'albergo» si legge sull'Ansa. «Pronta la risposta della prefettura: "Appena abbiamo saputo non con certezza, ma solo che poteva esserci una possibilità, abbiamo subito mandato una colonna mobile". Il primo a raccontare la sua versione è Quintino Marcella, ristoratore e datore di lavoro di Giampiero Parete, il superstite della valanga che proprio al ristoratore ha lanciato l'allarme: "Giampiero e tutti gli altri ospiti dell'albergo avevano pagato ed avevano raggiunto la hall, pronti per ripartire non appena arrivato lo spazzaneve. Gli avevano detto che sarebbe arrivato alle 15, ma l'arrivo è stato posticipato alle 19. Avevano preparato già le valigie, tutti i clienti volevano andare via". L'uomo poi ripercorre le fasi che hanno portato ad attivare la macchina dei soccorsi. "Ho chiamato la Polizia che mi ha passato una coordinatrice della Prefettura la quale mi ha detto 'abbiamo parlato due ore fa col direttore dell'albergo e lì non c'è nulla'. Io ho insistito affinché mandassero i soccorsi, ma mi è stato detto che non era successo nulla. Ho provato a chiamare anche gli altri e forse questo ha ostacolato i soccorsi. Ho chiamato tutti, 113, 112, 118, 117, 115, oltre a messaggi ad amici e in paese. A Giampiero dicevo che stavamo arrivando, non pensavo ci fossero tutte queste difficoltà"».

I sindaci dei Comuni più colpiti da neve, gelo e terremoto criticano soccorsi che pare non si mostrino efficienti.

«"Stiamo aspettando Godot", attacca il sindaco di Ascoli Guido Castelli in attesa di rinforzi, uomini e mezzi, per far fronte all'emergenza neve, complicata anche dalle ultime scosse di terremoto. "Abbiamo bisogno di frese - spiega -, perché i muri che ostruiscono l'accesso alle frazioni si sono consolidati vanno tagliati» ha riportato venerdì sempre l'Ansa.

«Sembra che stiano arrivando, ma stiamo ancora aspettando". Tre frazioni del comune di Caldarola (Macerata) sono senza corrente elettrica dal 17 gennaio, denuncia il sindaco Luca Maria Giuseppetti.  ''l'allerta meteo è arrivata una settimana fa, non è il terremoto, che non puoi prevedere, eppure a Caldarola siamo rimasti senza luce e riscaldamento per 48 ore, e il black-out interessa ancora stamani parte del capoluogo e le tre frazioni''. Esprimo solidarietà e rispetto per le emergenze, in particolare per la tragedia di Rigopiano, ma mi permetto di segnalare che nell'Aquilano ho contezza diretta di numerosi comuni da quattro giorni isolati per la neve, senza energia elettrica e con i viveri che ormai scarseggiano". E' lo sfogo del sindaco di Navelli, Paolo Federico, che ritiene insufficiente l'intervento delle istituzioni in merito all'emergenza neve e terremoto facendo la lista "ufficiale" dei comuni e quindi delle centinaia di cittadini in gravi difficoltà"».

E il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio ha risposto così: «Chi tocca il sistema, tocca il paese», frase che ha fatto discutere.

Intanto l'ipotesi del pm Andrea Papalia della Procura di Pescara è di omicidio colposo; ha aperto un fascicolo di indagine per fare luce sulle eventuali responsabilità. I carabinieri forestali stanno già acquisendo documenti e testimonianze. Tra i documenti già a verbale anche l'allerta valanghe emesso giorni fa dal Meteomont, cioè il servizio nazionale prevenzione neve e valanghe, che indicava livello 4, il massimo è 5, di pericolo nella zona del Gran Sasso. Spetterà alla Procura quindi valutare se il rischio emesso è stato rispettato o valutato, se c'erano le condizioni per far emettere dalla Regione, fino agli enti locali, le ordinanze di evacuazione nelle zone a rischio.

La Procura, oltre all'allarme valanghe, dovrà valutare se ci sono state negligenze o colpe in relazione alla morte degli ospiti dell'hotel alla luce delle cause del loro decesso. Nel caso di morte per assideramento, per esempio, dovrà stabilire se i ritardi nei soccorsi potevano essere o meno evitati; se era stato richiesto lo sgombero della strada da parte dei proprietari della struttura, e da qui se la tragedia è da imputare al mancato arrivo o ritardo degli spazzaneve.

L'Hotel Rigopiano nel 2008 era stato al centro di una inchiesta della procura di Pescara con l'ipotesi di alcuni abusi edilizi nel corso della sua ristrutturazione, che aveva visto amministratori locali alla sbarra assieme agli ex proprietari. L'ipotesi dell'accusa era che in cambio di favori, sette imputati avessero agevolato una sanatoria per consentire all'albergo di superare problemi con l'occupazione di suolo pubblico necessaria per ampliarsi. Il processo si è concluso un'assoluzione "perchè il fatto non sussiste", ma in ogni caso i fatti erano già andati prescritti.

 

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