Re:Common: «Il carbone di Tuzla, progetto devastante»

L'associazione Re:Common denuncia: «L’espansione della centrale a carbone di Tuzla, in Bosnia-Erzegovina, è uno dei progetti più devastanti e con significativi impatti sulla salute in fase di realizzazione. E con anche soldi italiani.

Re:Common: «Il carbone di Tuzla, progetto devastante»

L'associazione Re:Common prende posizione contro il progetto in Bosnia-Erzegovina e denuncia: «L’espansione della centrale a carbone di Tuzla è uno dei progetti più devastanti e con significativi impatti sulla salute in fase di realizzazione alle porte dell’Unione europea. Un’opera dal costo di oltre 700 milioni di euro, finanziata anche da soldi italiani, quelli di Intesa Sanpaolo».

Qui di seguito il video prodotto da Re:Common, con la collaborazione di Bankwatch Romania e Center for Ecology and Energy, in partnership con Enco (European Network of Corporate Observatories).
Interviste: Denis Žiško (Center for Ecology and Energy) e Re:Common Riprese: Denis Žiško (Center for Ecology and Energy). Montaggio: Elisa Cantelli. Color correction: Antonio Labbro Francia. Traduzioni: Tamara Milenković.

 

Re:Common si era occupata del progetto già nel novembre scorso, individuando le responsabilità cinesi e italiane in Bosnia-Erzegovina.

«Nell’aprile 2020, Intesa Sanpaolo ha annunciato che non avrebbe più finanziato nuovi progetti relativi al settore del carbone - dichiara Re:Common sul proprio sito - Un impegno che ha avuto la giusta eco, ma non ha impedito alla più grande banca italiana di finanziare, solo pochi mesi prima, uno dei progetti più devastanti in fase di costruzione alle porte dell’Unione europea: la centrale di Tuzla 7, in Bosnia-Erzegovina».

«Un’attività “mordi e fuggi”, giunta prima del suono della campana. Ciò pone seri dubbi sull’azione climatica della “banca di sistema” italiana, soprattutto in ottica futura, quando saranno necessari impegni ben più consistenti di quelli contenuti nella sua policy sul carbone, una delle più deboli e tardive tra le banche europee  - prosegue Re:Common - Sullo sfondo si stagliano i crescenti contrasti tra l’Unione europea e la Cina, sempre più protagonista nei Balcani, mentre l’impianto minaccia la già fragile salute dell’ambiente e delle comunità locali. Una situazione aggravata anche dalla pandemia in corso».

«Con l’abbandono da parte delle istituzioni, la storia di Tuzla 7 è quella di comunità che hanno deciso di resistere, perché stanno subendo un attacco alla propria vita».

QUI per scaricare il dossier "Tuzla tra seta e carbone"


 

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