Referendum, il Governo vuole istituire un'Authority per l'acqua

Prosegue, serrata, la battaglia sui referendum, con il Governo che non perde occasione per depotenziare il valore del voto del 12 e 13 giugno prossimi. Dopo il bluff del testo sulla par condicio, risolto dall'intervento di Napolitano, all'orizzonte spunta adesso un'Authority per l'acqua, un organo che non ha niente a che vedere con i quesiti referendari ma che rinforza la strategia del caos.

Referendum, il Governo vuole istituire un'Authority per l'acqua
A poco più di un mese dai referendum i 'botta e risposta' fra le parti in causa si fanno sempre più serrati, l'ostilità da parte del Governo più aperta e palese, il clima ancor più concitato. Dopo la vittoria dei comitati promotori e l'approvazione del testo sulla par condicio in Rai, ecco l'allarme lanciato da Di Pietro su una clausola contenuta nello stesso; poi il monito di Napolitano affinché il servizio pubblico faccia il suo dovere informativo sui referendum, infine la messa in onda dei primi spot. Nel frattempo il governo corre ai ripari con l'istituzione di un'Authority sull'acqua, e i comitati insorgono. Ma procediamo con ordine. Poche ore dopo l'approvazione del regolamento sulla par condicio da parte della Commissione di vigilanza Rai, che imponeva al servizio pubblico di informare a proposito dei referendum, era Di Pietro ad accorgersi per primo che c'era una grossa falla nel testo appena varato: il comma 1, dell'articolo 5 e il comma 1 dell'articolo 6 stabilivano che la messa in onda degli spot informativi sarebbe iniziata “a partire dal quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale”. Altri 15 giorni sottratti ad una corretta informazione, da sommarsi al mese di ritardo con cui il regolamento era stato approvato. A scongiurare l'ennesimo inganno ai danni della popolazione è intervenuto Giorgio Napolitano. Il Presidente della Repubblica, in un incontro col presidente Rai Paolo Garimberti e il nuovo direttore generale Lorenza Lei, ha sollecitato una “piena e tempestiva attuazione del regolamento approvato dalla Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai e […] la necessaria informazione sulle modalità di svolgimento della consultazione referendaria”, lo si legge in una nota del Quirinale. L'intervento di Napolitano ha posto fine – almeno per ora – alla questione Rai e i primi spot elettorali sono partiti fin da subito. Ma ecco che subito si apre un altro fronte: il Governo sferra un nuovo attacco, stavolta sull'asse Tremonti-Prestigiacomo. Il ministro dell'economia ha inserito nel 'decreto sviluppo economico' una norma che istituisce l'Authority per l'acqua, un organo collegiale che dovrebbe garantire ai cittadini una sorta di controllo e garanzia sulla gestione dell'acqua. La Prestigiacomo ne ha dato notizia, chiarendo le funzioni dell'Autorità: “era necessario completare la riforma creando un organismo di controllo forte. Ci saranno più garanzie per cittadini e per l'ambiente, più poteri regolatori sulle tariffe e sanzionatori per perseguire ogni possibile abuso”. Ne ha spiegato, poi, la composizione: tre membri nominati con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. “Tutte persone – ha garantito – dotate di indiscusse moralità e indipendenza, alta e riconosciuta professionalità e competenza nel settore”. Tralasciando in questa sede un approfondimento sul concetto di moralità attualmente in vigore a Palazzo Chigi e dintorni, è palese che si tratta di un'Autorità che non ha niente a che vedere con i quesiti oggetto di referendum. Per il Comitato Referendario 2 Sì per l'Acqua Bene Comune la mossa del Governo non è che l'ennesimo “tentativo di depotenziare i referendum contro la privatizzazione dei servizi idrici del prossimo giugno”. Il popolo dell'acqua, si legge in un comunicato, è sicuro che “tanto dal punto di vista del metodo, quanto da quello del merito anche questo tentativo si rivelerà per quello che è: una farsa ideata al solo scopo di delegittimare il voto popolare”.

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