Rimozioni

“Averla lì, accanto, nella stessa stanza, a pochi passi, a portata di mano, e non riuscire a prestarle sufficiente attenzione. Si divaga, si fa spazio a luoghi comuni, distrazioni che la evitano proprio mentre è più forte, invadente, in attesa che le sia data voce, ascolto, dedizione”. È quello che spesso si fa con la vita...

Rimozioni
Capita, quando si fa visita a qualcuno che ha perso una persona cara e il defunto è lì nella bara, in casa, che ci si trovi intorno al feretro tutti insieme, qualcuno arriva, qualcuno è sul punto di andarsene, e si comincia a ricordare. Si ricordano cose che accomunano i superstiti: episodi dell’infanzia, tempo passato insieme, aneddoti buffi, follie individuali, piccoli avvenimenti che fino ad allora nemmeno erano mai più tornati alla memoria. Lampi di luce, persino di allegria, riempiono gli occhi, le espressioni, le bocche dei presenti. Il morto è sempre altrove, di lui si raccontano a stento, come una cantilena imparata per la cena di Natale e un po’ controvoglia, i momenti ultimi, i giorni difficili e penosi, la forza d’animo, l’impossibilità di non sapere, di non soccombere al destino annunciato o improvviso. Ci si guarda con benevolenza, si ride e sorride con una gentilezza doverosa, necessaria. Intanto quel corpo resta nel suo contenitore, sereno, lontano, mentre gli altri diventano innaturalmente promiscui, nella loro vicinanza occasionale. Si rimuove l’argomento, si va fuori tema, viene rimandata ogni riflessione, illusoriamente a un domani più opportuno, quando la tragedia sarà meno prossima e il lutto elaborato. Quel certo giorno forse sarà il caso di riaprire discorsi, di affrontare l’evolversi del dolore quotidiano ormai intrecciato e un po’ confuso, tollerabile almeno come un peso che a forza di portarlo sembra più leggero. Capita che si faccia lo stesso con la vita. Di averla lì, accanto, nella stessa stanza, a pochi passi, a portata di mano, e non riuscire a prestarle sufficiente attenzione. Si divaga, si fa spazio a luoghi comuni, distrazioni che la evitano proprio mentre è più forte, invadente, in attesa che le sia data voce, ascolto, dedizione. Si può credere in tutta buonafede che le si stia rendendo merito e onore, di averla ospitata o presa in carico, vestita dell’abito migliore, circondata di fiori, il massimo delle nostre umane energie. Succede che la si ignori, spostando la conversazione su qualcosa che non la riguarda, proteggendoci dal fuoco del ragionamento e dell’emozione. Pure la vita, come quel defunto, resterà tra noi per poco, qualche ora, una notte o due appena. Poi se ne andrà, tra mani che si stringono nel vuoto e guance incrociate nel gelo di una cerimonia mattutina. Bisognerebbe parlarne, invece, prima che sia tardi e qualcuno, alla guida di una macchina scura, ce la porti irrevocabilmente via.

Commenti

Sicuramente non è un caso..questa mattina tardi ho dato l'utimo saluto ad una persona che conoscevo da quando ero piccola. Ormai lontana da 2 anni per malattia ma davvero ancora vivida nel mio cuore e li vicino alla sua bara eccomi li a rievocare proprio quegli aneddoti di cui sopra viene parlato! Bellissimo articolo mi fa riflettere tanto
Diana, 28-02-2013 11:28

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