In Sardegna un referendum consultivo sul nucleare

Mentre ancora si aspetta di sapere se a giugno saremo liberi di votare anche sul nucleare, in Sardegna il 15 maggio, in concomitanza con le elezioni amministrative, i cittadini potranno esprimere la loro opinione in un referendum consultivo regionale. Un'occasione per riaffermare il diritto ad esprimersi su una delle questioni più dibattute degli ultimi mesi, diritto che dovrebbe essere garantito a tutti i cittadini della penisola.

In Sardegna un referendum consultivo sul nucleare
Se la presenza del quesito sul nucleare nei referendum del 12 e 13 giugno è ancora incerta – lo si saprà, probabilmente, a fine mese – i cittadini sardi sanno con certezza che la loro opinione la potranno esprimere comunque. Il prossimo 15 maggio, infatti, assieme alle elezioni amministrative, questi saranno chiamati a votare per un referendum consultivo sul nucleare, a valenza regionale. Il referendum consultivo consiste in una sorta di parere non vincolante che viene richiesto alla popolazione su un determinato argomento. A livello regionale, è regolato dai vari Statuti; in Sardegna per essere valido deve raggiungere un quorum del 33 per cento. Il quesito è così formulato: “Sei contrario tu all’installazione in Sardegna di centrali nucleari e/o siti di stoccaggio per scorie da esse residuate o preesistenti?” Una vittoria dei sì, come detto, non avrebbe nessun valore normativo o vincolante, ma il Comitato 'Vota Sì per fermare il nucleare' ha voluto ribadire, in una nota, l'importanza anche di questo strumento, “perché è un diritto, loro [degli abitanti della Sardegna, ndr] come di tutti gli italiani, far sentire la propria voce su un tema che investe il loro futuro, quello dei loro figli, il destino energetico e anche industriale dell’Italia.” Il voto, poi, arriverà in un momento strategico: proprio alla vigilia della votazione alla Camera dell'emendamento al decreto legge Omnibus; emendamento che prevede sì la rinuncia al nucleare, ma solo in via temporanea, in attesa di una reintroduzione successiva, fra uno o due anni, come ammesso dallo stesso Berlusconi. Il referendum consultivo sardo potrebbe quindi essere l'occasione per riaffermare il proprio diritto al voto e chiedere a gran voce che questo venga preservato anche nel referendum abrogativo del 12 e 13 giugno. Il destino del quesito sul nucleare è infatti ad oggi quantomai incerto. Se da una parte il Governo tuona che l'emendamento sostituisce in tutto e per tutto il quesito referendario, e dunque lo annulla, le affermazioni di Berlusconi sulla sua futura reintroduzione hanno sollevato forti dubbi. Appare ormai fuori discussione che la manovra del Governo abbia la sola funzione di depotenziare i referendum ed impedire la libera espressione della volontà popolare. La sentenza, ad ogni modo, spetterà alla Corte di Cassazione, che valuterà se mantenere il quesito sul nucleare o considerarlo superato, ma lo farà solo dopo che l'emendamento al dl Omnibus sarà stato approvato dalla Camera. Solo allora si saprà con certezza se il 12 e 13 giugno, assieme ai quesiti sull'acqua e sul legittimo impedimento saremo liberi di esprimerci anche sul nucleare.

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