Scollocamento, un antidoto alla cultura del lavoro in crisi

Scollocarsi? Non è un discorso da salotto, è un tema politico. Lo sostengono Paolo Ermani e Simone Perotti, che nel libro Ufficio di scollocamento. Una proposta per ricominciare a vivere si rivolgono ai sindacati, alla classe dirigente, alle associazioni degli imprenditori, a chi oggi dibatte sull’articolo 18, per lanciare un messaggio forte e chiaro: "lavorare e basta, produrre e basta, crescere e basta, a qualunque costo, è distruttivo. Cambiare rotta è indispensabile e urgente".

Scollocamento, un antidoto alla cultura del lavoro in crisi
Si parla continuamente di crisi, di disoccupazione, dell’assoluta necessità di riprendere a correre e a crescere. Pensare consciamente che si possa lavorare, produrre, consumare, sprecare, distruggere così come si è fatto fino ad ora e come si sta cercando in tutti i modi di continuare a fare, non è solo folle ma anche suicida. VAI AL SITO DELL'UFFICIO DI SCOLLOCAMENTO La vera crisi (se c’è) è di valori, laddove ormai siamo in una società che ha perso senso e obiettivi, che ritiene che tutto debba essere sacrificato sull’altare del dio denaro. Dove non importa che lavoro fare, basta che sia, dove non importa cosa si produce e come, basta che l’economia giri. Vogliamo fare ripartire la crescita? E quindi continuare a produrre automobili nella nostra penisola garage e morire di smog nelle città o di incidenti sulle strade? Cementificare tutto e poi piangere i nostri morti se le piogge si portano via interi paesi? Diventare tutti produttori di moda o di auto di lusso da vendere ai nuovi ricchi cinesi? Costruire inceneritori, rigassificatori, centrali a carbone, Tav, autostrade e dotarci tutti di comode maschere antigas? Questo è il presente che abbiamo e il futuro che ci si prospetta nella società che vuole 'ripartire'. Non solo fortunatamente tutto ciò è difficile che riparta, come sperano gli apprendisti stregoni del parlamento ma di fronte alla concorrenza di paesi con miliardi di abitanti e risorse di ogni genere molto più grandi delle nostre, è impensabile competere sul piano del mercato. Ci si potranno mettere tutti i tecnici che si vogliono al governo ma i limiti delle risorse, i limiti del pianeta, la concorrenza spietata dei paesi cosiddetti "in via di sviluppo", non lasciano illusioni e scampo, volenti o nolenti si deve invertire la rotta e capire che correre dietro al denaro, ovunque ci porti, anche in fondo ad un burrone, non si può più fare. E in questo quadro la crisi può diventare una grande opportunità: si può vivere e lavorare in maniera diversa rispetto a quella che ci dicono si debba assolutamente fare. Si può dipendere molto meno dai soldi, consumare meno, non sprecare e tutto ciò fa parte del percorso di scollocamento. Si può tentare di fare un lavoro che sia più in linea con le proprie aspettative, aspirazioni e ideali etici, che poi non significa altro che dare un vero futuro a noi stessi, ai nostri figli e nipoti. Un futuro di speranza fatto di aria, terra, acqua pulita e cibo sano. Un lavoro che non sia una lotta all’ultimo sangue con il collega d’ufficio o di reparto, un lavoro che abbia un senso che non sia unicamente il giorno di paga. E se un lavoro non lo si ha, si può cercarlo, inventarlo, costruirlo magari laddove nessun media vi indica, nessun megafono vi urla. Mettersi anche assieme agli altri, aiutarsi, provare a trovare soluzioni e possibilità ritrovando il senso profondo della vita che l’economia della crescita ci ha estirpato. Il senso della comunità, della solidarietà, della condivisione sono fondamentali da ogni punto di vista economico, sociale e relazionale. Guardando la realtà da un'altra prospettiva si vedrà che ci sono molte più opportunità di quelle che ci si immagina, molte più vite da vivere di quelle segnate, lontane dalla plastica della pubblicità. Lo scollocamento è una grande opportunità, saperla cogliere è un decisivo passo per ricominciare a 'Vivere'. VAI AL SITO DELL'UFFICIO DI SCOLLOCAMENTO

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