Allarme scorie nucleari in Sardegna

La denuncia arriva dalla deputata dei 5 Stella Emanuela Corda: "Stanno legittimando lo stoccaggio di scorie nucleari radioattive in Sardegna dipingendole come merce e risorsa. Una vergogna".

Allarme scorie nucleari in Sardegna

«Rifiuti nucleari considerati come merce, risorsa. Ci credereste mai? Eppure è così. A cosa si è giunti pur di legittimare lo stoccaggio di oltre novantamila metri cubi di materiale radioattivo in Sardegna. La situazione sfiora il paradossale e rischia di trasformare il sottosuolo della regione in un deposito di scorie nucleari». È la denuncia della deputata del Movimento 5 Stelle, Emanuela Corda, che assieme agli altri parlamentari sardi ha presentato un'interrogazione per far luce sulla questione e chiedere un intervento del Governo. «L'incredibile vicenda nasce nei giorni successivi all'emanazione di una legge regionale che dichiara denuclearizzati alcuni siti (cave sotterranee) grazie ad un'interpretazione giuridica che classifica le scorie tossiche al pari di merce semi-lavorata o materia prima industriale per consentirne l'ingresso nel territorio - ha spiegato Corda – Gli interventi della Corte Costituzionale che ha bocciato le suddette norme ed il fortissimo fronte del No emerso dopo il referendum consultivo, senza valore giuridico, ma rappresentativo del pensiero dei cittadini, proposto da Sardigna Natzione Indipendentzia contro la costruzione di nuovi impianti nucleari, danno una chiara rappresentazione dello stato d'impasse in cui versa la questione».
«L'indicazione dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) ha individuato la Sogin come società deputata allo smaltimento dei rifiuti radioattivi nella nostra regione - ha precisato Corda . Tutto ciò va in palese contrasto anche con la Convenzione di Aarhus volta a garantire il diritto alla trasparenza e all'informazione dei cittadini in materie concernenti l'ambiente. Per questo pretendiamo che venga ascoltata la loro voce, stufi di assistere all'ennesimo stupro del proprio territorio. Sinora il popolo sardo è stato trattato come organo passivo. È ora di dire basta. Specie quando ci sono in gioco la salute dei cittadini ed il futuro della regione».

 

 

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