Sul senso di appartenenza

La ricerca del senso di appartenenza in tempi in cui si fatica a tenere insieme le diversità può diventare la strada che conduce all'incomunicabilità tra identità distanti e frammentate? Se lo chiede Flavia Guidi, che ci scrive alcune riflessioni sul tema.

Sul senso di appartenenza
Sarai in grado di capirlo solo molti anni più tardi, ma nel momento in cui nasci le scelte più importanti sono già state fatte. Non saprai formulare parole né pensieri e per un po’ tutte le tue azioni saranno guidate solo dai tuoi istinti e dal tuo egoismo, ma gli altri già lo sapranno. Gli altri già sapranno il contesto familiare nel quale crescerai, con il suo carico di valori civili che ti verranno trasmessi. Conosceranno quale sarà la tua classe sociale e i valori sociali che ne assorbirai. Tutti intorno a te sapranno la lingua che parlerai e che questa ti impedirà di relazionarti direttamente con il resto del mondo; avranno chiara la mappa dei confini nazionali che rappresenteranno il limitato punto di vista dal quale guarderai il tutto, e sapranno che questi ti accomuneranno per sempre alla gente che li abita. Per il resto puoi scegliere. E comincerai presto a farlo. Scegli un dio da pregare, sarà il tuo dio, diverso da quello di gente lontana e diversa, e si adatterà alle tue esigenze e al tuo stile di vita. Scegli una causa per cui lottare, che sia portata avanti da un’associazione, un sindacato, un leader o un’ideale, e non ti preoccupare se all’inizio non ti convincerà in pieno. Non sarà difficile accettarne tutte le sue contraddizioni se potrai godere anche solo di una parte dei suoi benefici. Se sei giovane e ancora non vuoi saperne di scegliere, scegli un gruppo al quale appartenere. Ce ne sono diversi, purtroppo non ti daranno alcun ideale né valore politico, ma offrono un pacchetto decisamente conveniente: con una decisione sola saprai quali vestiti indossare, a quali modelli fare riferimento, quale musica ascoltare e quali sono le differenze tra te e gli altri. Infine scegli una squadra da tifare, un partito politico da votare, un hobby con il quale tenerti occupato, un supermercato al quale chiedere la tessera punti, una palestra, una banca, dei posti da frequentare, un genere di libri da leggere, una rivista alla quale abbonarti, una lamentela da ripetere più frequentemente delle altre. A quel punto saprai chi sei. Gli aggettivi che da queste scelte deriveranno determineranno la tua persona e formeranno la tua identità. Saprai chi sono ‘i tuoi’ e chi sono ‘gli altri’. Ma cosa succederebbe se un giorno ci svegliassimo e capissimo all’improvviso che tutte quelle categorie che per tutta la vita ci hanno divisi in realtà non esistono? Insomma, se non sentissimo più alcun senso di appartenenza... se non capissimo più cosa ci fa appartenere ad una categoria piuttosto che ad un’altra e se tutte ci apparissero forzatamente create per comodità, semplificazione o autodifesa. Forse inizialmente le cose non sarebbero facili. Perché tutto ad un tratto ci renderemmo conto che ci sono troppe bocche da sfamare e troppe ingiustizie troppo ingiuste da ignorare. Nessuno sarebbe più in grado di dirci quali morti compiangere e quali cause difendere. Realizzeremmo che, senza quelle categorie mai troppo vaste per non farci sentire persi e mai troppo piccole per non farci sentire soli, il nostro piccolo mondo coinciderebbe con il mondo intero. E tutte le cose che dalle categorizzazioni derivano perderebbero ogni significato. Le guerre si ridurrebbero a semplice violenza e l’unica violenza esistente sarebbe quella istintiva, troppo breve per prevedere organizzazione e troppo personale per trovare alleati. La fede prenderebbe il posto della religione, la morale della politica. Sulle cose create vincerebbero gli istinti umani, vincerebbe l’umanità, e non intesa come insieme di esseri umani che abita il mondo ma come comune coscienza grezza che abita ogni essere umano del mondo. E forse, solo forse, se non ci fosse il senso d’appartenenza un altro mondo sarebbe possibile... un mondo definito dall’appartenenza ad una sola razza che non conosce niente di artificiale e finito.

Commenti

Davvero molto bello questo articolo, forse perché coincide con il mio pensiero, con la visione che ho oggi del mondo intero. Infatti io mi sento un abitante del Pianeta Terra e nessuna altra appartenenza. Nè politica, né sociale, tantomeno religiosa.
maria, 29-10-2011 11:29
Mi spiace di non essere d'accordo con Flavia Guidi e il suo utopico "senso di appartenenza" allargato a tutto il genere umano. A mio avviso occorre partire da Hobbes e dal suo "homo homini lupus". Se si è d'accordo su questa asserzione (e credo che la storia dell'umanità sia lì a dimostrarla) il "senso di appartenenza" è il solo strumento che può ad esempio in parte frenare l'individualismo parossistico, in termini di ricerca di profitto, scatenato a livello mondiale dal turbocapitalismo e dalla sua globalizzazione.
Luciano Ferrario, 02-02-2012 11:02
Quanto interessante questo articolo!!!!!! ringrazio alla signora Flavia Guidi perchè in un attimo....nella ricerca ad un mio grande dubbio...ho trovato con grande concretezza ed elocuente spiegazione al concetto di appartenenza...altro che maslow!!!!! in queste frasi riflessioni sono riuscita ad identifircarmi in un un periodo di "quasi fermo" della mia vita. Mi chiamo Maylin, sono solo una persona che ha studiato per acquisire un posto di lavoro nella vita,cioè (basico); sono una OSS e mi piacerebbe sè possibile di poter intercambiare opinioni e giudizi che abbiano a che vedere con le filosofia di vita....sono appasionata di questi argumenti...sempre,ovviamente che siano dettati del buon senso!!! ciao la saluto! e grazie ancora.
maylin, 17-07-2012 02:17

Lascia un commento


Per lasciare un commento, registrati o effettua il login.