Sicilia, in pericolo le riserve naturali. Fondi ridotti del 70%

In Sicilia 73 siti naturalistici di rara bellezza rischiano di chiudere, 90 lavoratori non ricevono lo stipendio da luglio e i fondi per il mantenimento delle riserve sono stati tagliati del 70%. Oggi in piazza lavoratori, esperti ed accademici richiedono emendamenti per salvare le oasi e i posti di lavoro.

Sicilia, in pericolo le riserve naturali. Fondi ridotti del 70%
Per la quinta volta in un mese i lavoratori delle Riserve Naturali siciliane ormai in ginocchio per i grossi tagli attuati dalla Regione scendono in piazza. In due anni i fondi sono stati tagliati del 70%, novanta lavoratori delle riserve affidate alle Associazioni Ambientaliste non recepiscono lo stipendio da luglio e 73 siti naturalistici di rara bellezza rischiano di chiudere i battenti. Aree e territori fino ad ora protetti dall'abusivismo, sottratti alla malavita e ad ogni tipo di speculazione sono in grande pericolo. L'obiettivo della protesta di oggi è la richiesta di una serie di emendamenti per salvare le oasi e i posti di lavoro. Insieme ai lavoratori, esperti e accademici di discipline naturalistiche autori di un appello rivolto alle istituzioni in cui si sottolinea l'importanza rivestita dalle riserve naturali che, nonostante stiano per chiudere, hanno fornito in questi anni risultati importanti in contesti, spesso, molto difficili. Dai 5 milioni e mezzo stanziati nel 2009 per le riserve naturali la cifra si è ridotta a un milione e mezzo, “eppure, dichiara Angelo Dimarca di Legambiente, la Regione potrebbe attingere a 140 milioni di fondi europei previsti per questi scopi, ma nessuno, negli uffici competente, lavora a progetti specifici". “Le visite guidate come la sorveglianza - continua Dimarca - le iniziative di sensibilizzazione e di educazione ambientale e la valorizzazione dei territori, la conservazione degli ambienti naturali e la divulgazione naturalistica” sono ormai a minimi storici. Ma se i soldi mancano per pagare lo stipendio ai dipendenti delle oasi, non mancano per sovvenzionare la società regionale Biosphera che, ogni anno, riceve "2,5 milioni di euro per effettuare lavori nelle stesse aree protette che rischiano la chiusura. Per salvare le ventisei riserve basterebbero 1,7 milioni, meno del contributo per Biosphera" dichiara Mimmo Fontana, presidente di Legambiente Sicilia. Intanto arriva voce dalle associazioni ambientaliste Cai, Gre, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Rangers e Wwf, che i fermenti continueranno fino a quando non verrà approvato un emendamento che sia una garanzia per il personale e per la gestione e la vigilanza delle aree naturali protette.

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