Privatizzazione e cementificazione: il futuro delle spiagge italiane?

La decisione del governo di concedere l'utilizzo delle spiagge italiane ai privati per quasi un secolo ha scatenato un'ondata di proteste non soltanto da parte delle associazioni ambientaliste ma anche dall'Unione europea che si è detta "molto sorpresa" per la proroga di 90 anni alle concessioni degli stabilimenti e dei servizi balneari su più 3.500 chilometri di spiagge italiane.

Privatizzazione e cementificazione: il futuro delle spiagge italiane?
Guidato dall'imperativo categorico di privatizzare, il Governo italiano ha deciso ora di svendere le coste, inestimabile tesoro del nostro Paese. La decisione del Governo di concedere l'utilizzo delle spiagge italiane ai privati per quasi un secolo ha scatenato però un'ondata di proteste non soltanto da parte delle associazioni ambientaliste ma anche dall'Unione europea che si è detta “molto sorpresa” per la proroga di 90 anni alle concessioni degli stabilimenti e dei servizi balneari su più di 3.500 chilometri di spiagge italiane prevista dal Decreto Sviluppo, varato dal Governo il 5 maggio scorso. Obiettivo dichiarato dall'esecutivo è quello di incoraggiare gli investimenti per gli stabilimenti balneari in modo da creare occupazione e promuovere il turismo. Così mentre il ministro dell'Economia Giulio Tremonti garantisce che “la spiaggia resta pubblica”, il ministro del Welfare Maurizio Sacconi assicura ai microfoni di SkyTg24 che “non ci saranno colate di cemento” e che “una più lunga concessione è un modo di valorizzare le nostre coste”. Malgrado le rassicurazioni dei ministri, non è difficile pensare che le misure approvate da Palazzo Chigi aprano di fatto le porte alla privatizzazione e alla cementificazione delle spiagge italiane, prezioso tesoro del nostro Paese. Sulla questione è intervenuta anche la Commissione Ue. “Il decreto non sarebbe conforme con le discussioni in corso sull’argomento fra Bruxelles e le autorità italiane – ha affermato Chantal Hughes, la portavoce del commissario Ue al mercato interno Michel Barnier -. Le autorità italiane non ci hanno ancora inviato il testo del provvedimento, e dopo aver visto gli articoli sulla stampa abbiamo chiesto oggi stesso di mandarci ulteriori informazioni”. “Secondo le norme Ue - ha spiegato la portavoce - le concessioni devono avere una durata appropriata e alla fine del periodo limitato deve essere garantita l’apertura alla concorrenza”. Un punto, quest'ultimo, sul quale si è espresso anche il Codacons secondo cui “è evidente che concedere il diritto di superficie per 90 anni è l'opposto di garantire la libera concorrenza oltre ad essere contrario alla normativa europea: con il 'piano spiagge' il governo è riuscito nell'impresa di consentire la cementificazione, senza nemmeno avere in contropartita la garanzia di poter migliorare l'offerta turistica”. Una colata di cemento sommergerà dunque le coste italiane? Ne è convinta Legambiente. Secondo Sebastiano Venneri, vicepresidente nazionale di Legambiente, diremo addio a “chioschetti e passeggiate in riva al mare” che saranno sostituiti da “palazzi e centri commerciali vista mare”. Le misure del Governo inoltre favoriscono secondo Venneri “gli abusivi e le mafie, che potranno legalizzare qualsiasi edificio costruito sul demanio”. “Il provvedimento infatti – ha sottolineato Venneri - non distingue tra edifici che hanno una concessione e quelli abusivi, aprendo così le porte al condono per centinaia di edifici e interi villaggi, come Triscina in Sicilia, costruiti in barba a qualsiasi legge. E per il futuro, il Dl Sviluppo apre le porte a una spaventosa devastazione del paesaggio costiero italiano”. WWF e FAI, intanto, si appellano al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, affinché valuti la costituzionalità dell’uso della decretazione d’urgenza per il provvedimento, contenuto nel cosiddetto ‘Decreto Sviluppo’, che garantisce ai privati concessioni demaniali per le spiagge per i prossimi 90 anni mettendo di fatto a rischio ambiti territoriali sottoposti a vincoli paesaggistici e, in alcuni casi, ambientali.

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