Sprechi alimentari, in Italia ogni anno sono 10-20 milioni di tonnellate

Ogni anno in Italia finiscono tra i rifiuti dai 10 ai 20 milioni di tonnellate di prodotti alimentari, per un valore di circa 37 miliardi di euro. Cibo che basterebbe a sfamare, secondo la Coldiretti, circa 44 milioni di persone. L'Ue si mobilita per fare del 2014 l'anno europeo contro lo spreco alimentare, ma intanto ciascuno può fare la sua parte.

Sprechi alimentari, in Italia ogni anno sono 10-20 milioni di tonnellate
I dati sullo spreco alimentare in Italia lasciano senza parole. Da quelli di Coldiretti allo studio di Andrea Segrè e Luca Falasconi - Libro nero dello spreco in Italia, secondo cui si spreca il 25% del cibo prodotto - emerge il ritratto di un paese che sperpera risorse preziose in tutti i passaggi della catena della produzione e del consumo. Dalla terra alla tavola, passando per la distribuzione. Sono dati inaccettabili in ogni tempo e contesto, ma sconvolgono ancora di più mentre dalla Grecia ci arrivano notizie di donne e uomini costretti a frugare nei cassonetti dell'immondizia alla ricerca di cibo. Mentre l'Ufficio statistico dell'Ue rivela che il 24,5% della popolazione italiana, un italiano su 4, è a rischio povertà. Ancora di più, insomma, ora che anche l'occidente scopre sulla propria pelle i frutti di politiche che subordinano ogni forma di vita, umana e non, alla legge del profitto. Le questioni del modello di sviluppo capitalistico e dello spreco alimentare non sono scollegate: dentro la tendenza allo spreco c'è anche all'opera quella chiamata al consumo permanente e compulsivo, che ci fa comprare più del necessario, che ci rende suscettibili a promozioni e trovate pubblicitarie; c'è il tempo di vita eroso dal tempo di lavoro che non lascia spazio neanche per scegliere cosa mangiare e rende appetibili prodotti di rapida preparazione, lasciando in fondo al frigo gli alimenti che richiederebbero più tempo; c'è la merce senza storia, di cui non conosciamo la fatica, i costi ambientali, lo sfruttamento del lavoro per produrla; il chilo di carne acquistato a pochi euro, su cui non abbiamo informazioni, né siamo a conoscenza delle condizioni in cui vive un animale allevato, di come possa essere nutrito, di quali veleni ha assorbito. Ma naturalmente prima degli sprechi in tavola, c'è un'intera filiera segnata da perdite, con il 25% della frutta e della verdura gettatae prima di arrivare nelle nostre case e migliaia di tonnellate di prodotti non raccolti. Poi, gli avanzi di mense scolastiche e aziendali. E ancora, il buco nero della distribuzione, tra prodotti deperibili invenduti e merce in scadenza che tante associazioni tentano di recuperare e salvare dalla discarica per garantire un pasto a chi non può permetterselo. Tutto ciò, tenendo presente anche del fatto che il cibo che si decompone in discarica produce gas e quindi contribuisce al riscaldamento globale. Su questo fronte sta lavorando il Parlamento europeo, con la proposta di proclamare il 2014 anno europeo contro lo spreco alimentare e attraverso la risoluzione in materia dell'eurodeputato Salvatore Caronna, approvata dai parlamentari a larga maggioranza. Tra le questioni affrontate nel documento, anche quella del tempo di vita di un prodotto. Si chiede, ad esempio, di affiancare all'attuale scadenza commerciale - dopo la quale l’alimento è ancora commestibile, ma perde alcune delle sue proprietà - una scadenza per la salute e di favorire gli operatori della grande distribuzione che recuperano i prodotti prossimi alla scadenza, offrendoli ad associazioni o mettendoli in vendita a prezzi inferiori. Ma c'è anche attenzione agli imballaggi, con la richiesta di puntare su innovazioni che permettano di ridurre l'utilizzo di plastica e cartone. L'iniziativa spetta ora alla Commissione, da cui si attende una direttiva per ridurre gli sprechi del 50% entro il 2025. Nell'attesa, considerati i tempi delle istituzioni comunitarie, ciascuno di noi ha la possibilità di cominciare a costruire il traguardo. Blocchetto e penna prima di fare la spesa, per comprare solo il necessario, congelare quando il cibo è in eccesso, fantasia per recuperare gli avanzi e se è ormai troppo tardi, per chi ha un giardino, ci si può cimentare nel compostaggio domestico.

Commenti

veramente anche in Italia ci sono parecchi che rovistano nei secchioni dell'immondizia a cercare di tutto (chi dice che non cerchino anche cibo?) - Gli i-taliani (ancora decisamente benestanti in grandissima maggioranza) lo considerano uno status-simbol: il solo fatto di "poter" buttare qualcosa [sprecandolo] sembra dargli un senso di sicurezza impagabile.
Giuliano R., 17-02-2012 02:17
oltre al geniale sistema http://www.lastminutemarket.it/ ideato da Andrea Segrè - personalmente l'ho inserito recentemente per un bando sulla riduzione fra le possibilità di gestione in due comuni del Lazio - a livello personale esiste sempre la possibilità di esercitare una pratica veloce, efficace, economica, autoeducativa e di grande -anzi, direi strategica- importanza collettiva come il compostaggio: http://www.buonsenso.info/buonsenso/compostaggio.html ciao, Roberto
Rob, 17-02-2012 09:17
io odio i rifiuti! potremmo sfamare mezzo mondo,se recuperiamo tuuto quel cibo sprecato
giulio, 10-03-2014 06:10

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