Storie Invisibili. Usciamo dalle zone di comfort!

"È giunto il tempo di modificare il nostro modo di pensare, di agire e di approcciarci alla vita alla ricerca di una nuova dimensione esistenziale. È la sfida alla modernità che deve trovare i suoi pilastri in una nuova capacità di intuire e sviscerare l’elemento esterno a noi, in un nuovo credo dell’umanità e in un suo nuovo ruolo sociale intriso fortemente di attivismo”. Storie Invisibili quest'anno lascia spazio alla visione.

Storie Invisibili. Usciamo dalle zone di comfort!
Da più di un anno dalle pagine de Il Cambiamento propongo la rubrica Storie Invisibili. Una rubrica che racconta e vuole fare emergere le storie di vita sconosciute o poco visibili di persone comuni o gruppi di persone le cui scelte esistenziali e i cui ideali hanno permesso di realizzare piccoli e grandi cose per gli altri, per il bene collettivo e per l’umanità. L’evolversi dei tempi e dei concitati mesi del 2011 mi hanno portato ad una lunga serie di riflessioni e ragionamenti quasi tutti centrati sul cosa si può fare, sul come si può agire diversamente, su cosa si può cambiare in noi, negli altri e nelle nostre vite per incamminarci verso un cambiamento migliorativo del tutto. La mia personale impressione è che da tempo l’umanità occidentale, per intenderci quella sviluppata, senza neppure essersene accorta, sia ferma al bivio: da un lato abbiamo l’autostrada che porta alla 'ragionevolezza situazionale' e dall’altro la stradina tortuosa che si inerpica e conduce verso un’apparente 'irragionevolezza da trasgressione' che forse trova la sua genesi nel non accettare di buon grado il sistema di controllo che ci viene imposto e, per conseguenza, dalla indispensabilità di un mutamento radicale. Questo secondo cammino germoglia lentamente nelle menti della gente. Così, oggi, con la concomitanza della pressione mediatica sulla famigerata crisi, con l’enfatizzazione di un malcontento generalizzato e della conseguente indignazione sociale globale, viene a galla dell’oceano del vivere quotidiano il 'ciò che non va'. L’insofferenza e la sensazione di stare per toccare il fondo del degrado in senso lato si trasmettono alla collettività e alle comunità di persone. Mi guardo dentro e rivedo i passi della mia vita e per alcuni versi mi vedo precursore degli odierni indignati. In tempi remoti covava forte in me quello stesso senso di indignazione che adesso sembra accomunare trasversalmente tante persone del pianeta. Per un verso mi solleva costatare che il magma di dissenso che ha coabitato in me in tempi lontani sia diventato uno dei traini dell’indignazione di tantissima gente; non si trattava dunque solo ed esclusivamente di una frustrazione personale e, adesso, con i tempi propri del gruppo, quella sensazione di imbarbarimento sociale è avvertita dalla moltitudine. Per altro verso, però, fa rabbia notare come tutto ciò sia un indicatore del decadimento e del deteriorarsi del mondo che ci circonda. Allora che fare? È giunto il tempo di modificare il nostro modo di pensare, di agire e di approcciarci alla vita alla ricerca di una nuova dimensione esistenziale. È la sfida alla modernità che deve trovare i suoi pilastri in una nuova capacità di intuire e sviscerare l’elemento esterno a noi, in un nuovo credo dell’umanità e in un suo nuovo ruolo sociale intriso fortemente di attivismo. Occorre agire, impegnarsi personalmente anche quando si ha la sensazione di andare contro l’intero sistema. Occorre riprendere l’abitudine a riconnettere realmente con la propria intelligenza per utilizzare le proprie potenzialità e occorre rinnovare un reale senso di responsabilizzazione per tramutarsi in artefici del proprio destino e di quello di persone, di cittadini, di esseri umani. Se vogliamo davvero cambiare il sistema nel quale siamo rimasti intrappolati occorre smettere di delegare. Dobbiamo uscire dalle zone di comfort! Dobbiamo andare oltre e rompere gli schematismi per perseguire la via dell’eudemonismo. Lo sport nazionale degli italiani è il lamento. La sua palestra di allenamento e di formazione sono la passività, la non curanza, l’indifferenza, la tolleranza, la rassegnazione, la scarsa attenzione, il non conoscere ed il non sapere. Spesso è proprio il sistema ad anestetizzarci al sapere e alla conoscenza e sembra dunque evidente che se è quel sistema che vogliamo lottare e mutare occorre armarsi di attenzione (attenzione è amare), di consapevolezza, di conoscenza, di sapere. A ciascuno il suo. Così, per il ruolo informativo che sento di ricoprire, intendo dare il mio contributo e mettere la mia goccia nell’oceano che forse resterà tale ma che potrebbe anche rappresentare un oceano in una goccia. Non vi proporrò di fare dei voli pindarici, non vi venderò la luna né tanto meno formule magiche, non sono così idealista e utopista. Mi impegnerò a proporvi una sorta di nuovo filone della rubrica Storie Invisibili, una sua estensione, un’evoluzione al passo con le necessità emerse. La rubrica manterrà lo spirito originale e continuerà a raccontare delle storie che meritano risonanza, ma, allo stesso tempo, aprirà le porte ad un nuovo tipo di interazione intellettuale con una sezione che potremmo chiamare le “Storie Invisibili da vedere”. Sottoporrò all’attenzione e alla visione del lettore dei filmati, dei video, dei documentari ed altro materiale per mettere a fattore comune l’informazione ed il conoscere. Voglio essenzialmente portare all’attenzione della Rete (e non solo) dei fatti, delle teorie e delle ipotesi che molto spesso non commenterò neppure affinché possano arrivare al lettore per come sono stati prodotti. Non è mia intenzione trovare il consenso né il dissenso ma desidero solamente che il lettore possa rifletterci su, liberamente, e magari arrivare a trarre le proprie conclusioni. Cercherò semplicemente, senza nessun tipo di presunzione, di 'stuzzicare' le intelligenze e le curiosità. Non voglio dirigere e condurre verso l’una o l’altra valutazione o verso una maniera di agire piuttosto che un’altra. Potrà capitare che non esprimerò nessun tipo di commento o 'posizionamento' su quanto proposto. Intendo 'servirvi' una serie di informazioni conoscitive che possano, lo si spera, permettere di avere degli elementi supplementari per costruire una vostra opinione ed una visione personale su delle tematiche di attualità. Mi piacerebbe formare un humus (non chimico) nutriente di una nuova pianta perché sono convinto che la trasformazione sociale trovi alimento nel sapere e nella concretezza nell’azione individuale. A volte i contenuti riportati potranno risultare scomodi, altre volte provocatori, altre volte lasciare indifferenti i lettori-spettatori. Non ho la pretesa né l’ambizione di sentenziare o di dare verità, non cercherò neppure il contraddittorio ma sarà mia esclusiva intenzione quella di portare dell’informazione. Chissà, forse si tratterà di un’informazione poco nota o che raramente occupa gli spazi e le attenzioni dei canali mediatici. Così facendo, sono conscio del fatto che la rubrica Storie Invisibili possa essere cestinata, che possa essere scartata, criticata, ma sono convinto che sia giunto il momento del cambio di velocità, della sensibilizzazione mirante a solcare il sentiero di ciò che si può fare anziché ed esclusivamente di ciò che non è stato fatto o di ciò che si pensa non si possa fare. Sono convinto che il reale cambio passi attraverso i mutamenti dei comportamenti individuali e che tali cambiamenti possano nutrirsi di una presa di coscienza e di un’informazione diversa in grado di veicolare, di fare circolare e trasmettere una conoscenza differente. Ci credo e ci provo. Sperando con questo di fare la mia parte con tutti i limiti che potranno emergere ma, anche forte della consapevolezza di essere indotto dall’energia delle mie potenzialità e delle mie idee. Buona lettura e buona visione. Per aprire le danze, vi propongo un filmato che riassume l’opinione di David Icke, scrittore britannico, sui movimenti di protesta, ma soprattutto sulla situazione mondiale attuale. [video|david_icke_occupy_wall_street]

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