Tav: dal Tar del Lazio via libera al cantiere di Chiomonte

Il Tar del Lazio ha respinto ieri il ricorso presentato dalla Comunità montana Valle Susa e dal comune di Giaglione contro il cunicolo esplorativo della Maddalena. Da oggi intanto 150 alpini del 3° battaglione Susa affiancano carabinieri e polizia nella difesa di quello che ancora oggi non è un cantiere ma un vero e proprio fortino militare.

Tav: dal Tar del Lazio via libera al cantiere di Chiomonte
Il Tar del Lazio ha respinto ieri il ricorso presentato dalla Comunità montana Valle Susa e dal comune di Giaglione contro il cunicolo esplorativo della Maddalena, i cui lavori sono programmati in autunno, non ravvisando la necessità di bloccare i lavori per il tunnel geognostico della nuova linea ad alta velocità in attesa della discussione nel merito del ricorso presentato dai legali dei No Tav che contestano la legittimità della delibera Cipe che autorizza il cantiere di Chiomonte. Nell'ordinanza i giudici hanno osservato come il cunicolo rappresenti “un supporto esplorativo a scopo geognostico, necessariamente integrato con il progetto principale riguardante la realizzazione della tratta ferroviaria, la cui compiuta definizione di carattere progettuale non risulta, allo stato, ancora perfezionata”. Il Tar del Lazio ha inoltre deciso sull'eccezione di incompetenza territoriale formulata in udienza dall'Avvocatura dello Stato, che sosteneva la competenza del Tar Piemonte sulla vicenda: i giudici romani hanno riconosciuto la competenza del Tar del Lazio “in ragione della rilevanza di carattere nazionale dell'opera”. Da oggi intanto 150 alpini del 3° battaglione Susa affiancano carabinieri e polizia, presenti già in 1200 uomini, nella difesa di quello che ancora oggi non è un cantiere ma un vero e proprio fortino militare, come rilevato anche dall'eurodeputato Gianni Vattimo. Quest'ultimo, in visita al sito dove dovrebbe partire il cunicolo esplorativo della Torino-Lione ha infatti riferito di aver constatato che i lavori non sono neanche iniziati. “Parlare di militarizzazione allora oggi ha un senso diverso dei giorni scorsi – afferma il Movimento No Tav in una nota - perché se già lo stato aveva deciso di gestire militarmente la Torino Lione, oggi lo fa con i suoi soldati. Un’ottica di guerra dichiarata che si trasforma in una vera e propria occupazione militare di un territorio che non può essere tollerata”.

Commenti

Se non è militarizzazione cosa altro può essere? Esaminiamo i punti: 1. Si tratta di opera di interesse nazionale e quindi è competente il Tribunale della Capitale governativa. 2. Si mette a rischio un ambiente naturale locale e si impegnano soldi di tutta una nazione e quindi la protesta degli indigeni locali e dei loro sostenitori nazionali va respinta con la forza, ma non con qulla del diritto bensì con quella delle armi. Se non è militarizzazione cos'altro di più brutto e antidemocratico può essere?
Franco, 15-07-2011 05:15
La militarizzazione è stata voluta dai no tav per le prove di forza che hanno fatto. Questo non è pacifismo, ma prevaricazione. Con cordialità Luigi
Luigi Passarella, 22-07-2011 12:22
Non vorrei che si cadesse nel vecchio motto, stile "non a casa mia" (NIMBY). Ci sono opere che vanno fatte (siamo così sicuri che siano inutili?) e che però comportano sacrifici. Probabilmente il Governo, com'è suo uso da decenni, non ha chiesto nulla ai diretti interessati e questo prova solo che non sa cosa significhi rapporto reale coll'elettorato. Ma non si può andare avanti se nessuno vuol mettere da parte nulla per il beneficio di tutti (anche qui: ma un'opera così grande, perchè in mano a privati? E' uno sforzo collettivo e collettivi devono essere anche i risultati: troppo comodo prendere la terra di altri e finanziamenti statali e poi dire che i ricavi sono di Tizio e Caio, residenti a 400 Km dalla valle. Se finisse così sarebbe un furto- Beh, da un certo punto di vista tutta la proprietà privata imposta su luoghi che, di necessità, prima erano di tutti, è un furto)
Marco B., 22-07-2011 01:22
A Luigi preciso che io pongo una domanda, a cui egli mi pare dare questa risposta: è una prova di..più forza. Non voglio credere che, davanti ad una protesta articolata e documentata contro un'iniziativa ritenuta dannosa e inutile,egli ritenga giusto per una comunità democratica che lo Stato ricorra alla dissuasione militare delle armi, ora imbracciate in Val di Susa dallo stesso battaglione di Alpini rimpatriato da una missione in cui le stesse armi sono state ben che provate. Non vorrei che questo modo di pensare si estrinsecasse poi nel riternere ter roristi o talebani anche gli abitanti e i contribuenti della Val Di Susa; perchè si giustificherebbe così il passaggio dalle minaccie del presidio militare ai fatti, sperimentati con l'esito ininfluente e i danni rilevantissimi( vittime civili, spese, vittime militari,chiusura di ospedali, ripresa del traffico di oppio, immigrazione clandestina in Italia, etc.) inferti da una democrazia militare di esportazione.
Franco, 22-07-2011 02:22

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