‘Tempi difficili’: Dickens ci aiuta ad affrontarli

I nostri sono tempi difficili e un brutale conservatorismo vorrebbe ridurli ai fatti, incoraggiando il realismo come migliore cura per tutti i mali. Diverso è l'insegnamento di Charles Dickens: le idee per superare tempi grigi e soffocanti possono venire dall’immaginazione.

‘Tempi difficili’: Dickens ci aiuta ad affrontarli
“C’erano parecchie grandi strade, tutte uguali, e un gran numero di viuzze ancora più uguali, abitate da persone anch’esse uguali che entravano e uscivano alla stessa ora, con il medesimo scalpiccio sul medesimo selciato, per recarsi a svolgere il medesimo lavoro e per le quali oggi era identico a ieri e a domani e ogni anno la replica di quello passato e di quello a venire”. Nel romanzo di Charles Dickens, Hard Times: for These Times, c’è una città in cui le persone agiscono in base al principio semplice e rassicurante dei ‘fatti’. La fantasia, il gioco, il divertimento, l’assurdo, il non-senso sono banditi: si chiama Coketown, città del carbone, o di carbone. Il fumo grigio dell’esaustiva pragmaticità è calato sulle loro vite e ne ha coperto i colori. I fatti sono la leva del benessere e del successo: garantiscono una crescita sana e una completa soddisfazione, pubblica e privata. Inutile tappezzare una stanza con cavalli da corsa sulla carta da parati: i cavalli non corrono sulle pareti. Meglio non illudersi e cominciare fin da piccoli a prendere le misure del reale. Così non si rischia di perdersi, di fare brutti incontri, che succeda qualcosa di sbagliato. Nella maggior parte dei casi, infatti, non succede proprio niente: ogni giorno è identico all’altro, e anche ogni uomo. Anche i nostri sono tempi difficili, e un brutale conservatorismo vorrebbe ridurli ai fatti - che vanno o non vanno in un certo modo - incoraggiando il realismo come cura migliore per tutti i mali. Dickens invece impianta un circo appena fuori Coketown, dove disciplinati saltimbanchi si tengono in equilibrio su una pertica, formano piramidi umane, ballano su barili in movimento, stanno in equilibrio sulle bottiglie, lanciano palle e coltelli, cavalcano qualsiasi cosa e saltano qualunque ostacolo. Nel saggio Inside the whale, George Orwell rimprovera a Dickens di essere un moralista, cioè di credere che la società cambia solo se cambiano gli uomini, uno alla volta, anche solo per uno di essi che abbia acquisito la capacità di fare un passo indietro o in avanti; lo accusa di non denunciare apertamente il sistema, farlo saltare in aria e ricostruire. Forse Dickens non voleva tenersi inchiodato ai fatti, li trasformava in caricature, li indeboliva stereotipandoli e con un’azione ‘politica’ suggeriva a quei lettori di cui voleva cambiare le vite, una ad una, che le idee per superare questi tempi grigi e soffocanti vengono dall’immaginazione: non bisogna diffidarne né vergognarsi di praticarla. Tutto il resto, lo sappiamo già, è sempre uguale.

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